Qual è l’ultimo bene rifugio di cui oggi noi tutti andiamo ancora a caccia? Scoppierà presto la febbre per quest’oro?
Mi è capitato spesso, nell’arco di decenni, di sentir gridare: «Gli editori sono coloro che incrementano e diffondono la cultura di un Paese!». Ma di quale cultura stiamo parlando? In quale senso si parla di «incrementare» e «diffondere»?
Dall’avvento dell’editoria elettronica, che in parte ha offerto anche a singoli individui (Self Publishing) di esercitare questa possibilità, la voce degli editori si è alzata ancora più tuonante contro chi metteva a rischio il suo monopolio. Ma dopotutto una casa editrice è, a tutti gli effetti, un’azienda. Ha un bilancio da rispettare, un fatturato da produrre. Quindi l’attività di promozione della «cultura» ha luogo in vista di un Business. La cultura quindi diventa il corrispettivo dell’oro, ma solo nel senso di denaro non certo in quello di Valore.
Il fatto all’origine
Per uno strano coacervo di pensieri, stamani mi è tornato in mente un libro che ho molto amato. Un libro letto più di vent’anni fa, ma già «vecchio» a quel tempo. Lo avevo pescato tra gli scaffali gremiti della libreria di un’amica, che l’aveva ricevuto in regalo anni prima ma che non l’aveva mai letto. Ricordo che a colpirmi fu il titolo sul dorso. Lo presi e rimasi affascinata dalla copertina, in stile magrittiano.
Ovviamente lessi le prime righe e decisi di continuare. Era, credo di ricordare, un anno a caso nel decennio degli anni Ottanta del secolo scorso. E, dopo averlo terminato e amato, impegnai il mio libraio a cercarmene una copia. Ho sempre avuto una regola, possedere assolutamente una copia dei libri letti nella mia libreria. Perché? Per quando, intorno ai novant’anni, mi fossi svegliata una notte e, guidata dal capriccio di un sogno, avessi provato il desiderio di rileggere un libro […] Mi è sempre sembrato naturale immaginarmi arrampicata su una scala, nottetempo, impegnata a scavare tra gli scaffali in cerca di quel volume impolverato e ingiallito. L’impresa si rivelò difficile già a quel tempo. Però quel libraio, professionale e serio, ci riuscì.
Ma, come spesso accade, il diavolo fa le pentole scordando i coperchi, così a distanza di circa trent’anni, dopo quattro traslochi e un’emigrazione all’estero, oggi (seppure non ancora novantenne) mi ritrovo con il desiderio di leggere di nuovo quel romanzo che non ho più a portata di mano. Che fare?
Apro la caverna di Alì Babà (alias Internet) e comincio a cercare. In primis su Amazon, poi sul sito di IBS e infine su Mondadori Store. Vivendo all’estero, ovviamente, cerco una versione elettronica del testo, che mi permetta di averlo disponibile per la lettura in pochi secondi e senza spese di spedizione da capogiro. Il risultato? Zero.
Di questo libro, edito nel 1970, vincitore per quell’anno del prestigioso (quando ancora lo era […]) Premio Strega, non vi è traccia nell’infinito mondo dell’editoria elettronica. Perché? Quali vicissitudini ha avuto questo romanzo nel corso degli anni?
Sullo «storico» di Amazon (il migliore da questo punto di vista per una veloce consultazione online) scopro che dopo essere stato edito da Mondadori nella classica edizione rilegata (collana Scrittori italiani e stranieri), è passato in quelle paperback e poi, infine, in una ripubblicazione legata alla distribuzione tramite edicole, curata dalla De Agostini. Ed ora che fine ha fatto?
Sullo store della Mondadori, dove peraltro sono presenti altre opere dello stesso autore, di questa non ve n’è addirittura traccia! E su IBS citano una ristampa per la collana Oscar, ma che ad oggi risulta «non disponibile». E allora? Zero.
Se proprio vuoi puoi provare con qualche copia usata o presso qualche libreria antiquaria […] Il destino capitato a questo libro è identico per altre decine di migliaia di titoli. Troppo recenti perché siano decaduti i diritti della «paternità», ma troppo vecchi perché un editore abbia voglia di investire in una ristampa che avrà un ritorno grazie alle vendite troppo diluito nel tempo perché possa essere considerato «utile».
Il vincolo del copyright in Italia fa riferimento alla legge del 22 aprile 1941, n. 633, e dal Titolo IX del Libro Quinto del codice civile italiano e successive modifiche. Detta legge prevede lo sfruttamento economico a favore dello scrittore stesso o di eventuali aventi diritto (gli editori nel caso di cessione dei diritti di sfruttamento dell’opera o gli eredi) per un periodo che va fino a 70 anni dopo la morte dell’autore.
Ma che interesse possono avere gli editori, nella fattispecie (essendo il più delle volte le altre figure «aventi diritto» nel frattempo decedute), a tenere in cassaforte i testi pubblicati da dieci, venti, trent’anni o più? Testi che, peraltro, non hanno alcuna intenzione di ristampare per «x» motivi […] che nessuno di noi intende sindacare.
Quest’idea del possesso per il possesso, del lasciar cadere nell’oblio per trascuratezza o indifferenza […] mi rattrista e mi delude. Ma come, gli editori non si definiscono i numi tutelari della cultura? E questa come possiamo definirla […] Pigrizia? E allora? Che fare? Un’idea in proposito ci sarebbe […] Certo per la casa editrice non vi è altro guadagno se non quello dell’immagine, ma sappiamo bene che oggi l’immagine per un’azienda è un biglietto da visita insostituibile, e quindi […]
La nostra «idea»
Dal 28 novembre 1994 (pur operando fin dal 1993) esiste la onlus Liber Liber. L’associazione è nota per «il progetto Manuzio», una biblioteca digitale accessibile gratuitamente per chiunque disponga di una connessione al Web.
Agli editori, detentori di testi protetti da copyright ma che non sono intenzionati a ristampare, basterebbe contattare Liber Liber ed inviare questi testi. Essi comparirebbero nel catalogo del «Progetto Manuzio» con una dicitura che ne specifichi il copyright della casa editrice, che ne rimarrebbe comunque proprietaria. Detti testi, messi quindi a disposizione in forma del tutto gratuita per gli utenti, cesserebbero di condurre un’esistenza da lemuri e potrebbero tornare ad allietare molti lettori […] vi immaginate quante felici letture?
Semplice, socialmente utile, e soprattutto esemplare, questo atto dimostrerebbe le intenzioni culturali dell’editore e permetterebbe a studenti, lettori comuni, lettori con problemi di disabilità di usufruire di un immenso patrimonio letterario. Chissà poi se questa seconda possibilità data ai libri dimenticati, l’oro della cultura, non regali anche agli editori nuove opportunità?
Noi, di Leggereonline-Maze, rivendichiamo il solo ruolo di creativi di questa «idea» che ci auguriamo abbia un futuro felice nella sua realizzazione pratica.
P.S. Qual è il libro che cercavo di rileggere? «Le stelle fredde» di Guido Piovene.
Link utili
- Home di Liber Liber, www.liberliber.it/
- Come contattare Liber Liber, www.liberliber.it/online/comunicare/contatti/
- Per chi voglia collaborare al «progetto Manuzio» www.liberliber.it/online/aiuta/progetti/manuzio/…
- Qual è il libro di cui parlo? paroletrapagineingiallite.blogspot.fr/2013/…
- Chi è l’autore? www.treccani.it/enciclopedia/guido-piovene…