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La trama della commedia si innesta sulla vicenda storica susseguente alla guerra civile scoppiata a Roma dopo la battaglia di Farsalo. La fuga di Pompeo in Egitto deve fare i conti con la complessa politica egizia, per cui quando Cesare sopraggiunge con le sue truppe trova che Pompeo è già stato ucciso, ma questo fatto causa effetto contrario a quello sperato dai maggiorenti della politica egiziana.
La commedia cerca di seguire la ricostruzione storica degli eventi, compreso il notissimo episodio dell’allontanamento di Cleopatra da Alessandria avvolta in un tappeto per comparire così, nuda o avvolta da un velo, di fronte a Cesare, che ne rimase affascinato; ma la loro relazione era iniziata certamente da prima.
L’arrivo di Mitridate permette a Cesare di domare la guerra civile egizia che si spegne definitivamente con la morte di Tolomeo, affogato nel Nilo. La commedia termina con Cesare che conferma la sua bonomia, spianando la strada a Cleopatra per la sua successiva relazione con Marcantonio, del quale aveva già subito il fascino in precedenza.
Il commento di Shaw lo troviamo questa volta in appendice sotto forma di interessantissime note, tra le quali spicca quella imperniata sul concetto di progresso, in merito al quale l’autore non rinuncia a dire la sua all’interno di un dibattito che gli sviluppi della rivoluzione industriale aveva posto al centro dei suoi interessi.
Il progredire della conoscenza, della capacità organizzativa, dei servizi appariva al tempo nel quale Shaw scrive la sua nota idea praticamente scontata e fortemente radicata nella mente di ognuno. Per questo tale nota appare argomentata in maniera provocatoria e polemica assumendo particolare interesse.
Data alle stampe nel 1901 in un volume che ha titolo “Tre commedie per i puritani” insieme a La conversione del capitano Brassbound ed Il discepolo del diavolo. Solo cinque anni dopo ebbe la prima rappresentazione teatrale integrale e completa di scenografia. Da ricordare la trasposizione cinematografica del 1945, per la quale lo stesso Shaw curò la sceneggiatura per la regia di Gabriel Pascal e con Vivien Leigh nel ruolo di Cleopatra.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Una notte d’ottobre, alla frontiera fra la Siria e l’Egitto, sulla fine della XXXIII dinastia, nell’anno 706, secondo il calendario romano, 48 avanti Cristo, secondo il computo dell’Era Cristiana. Un grande bagliore argenteo annunzia che una chiara notte lunare spunta ad oriente. Le stelle e il cielo sereno sono tal quali quelli dei nostri tempi: allora erano di ben diciannove secoli e mezzo più giovani, e non si direbbe a vederli.
Sotto quel cielo sono due grandi ostacoli alla civiltà: un palazzo e dei soldati. Il palazzo è una bassa costruzione assira, di fango intonacato, meno brutta tuttavia del Buckingham Palace. Gli ufficiali che stazionano nel cortile sono più civili degli ufficiali inglesi moderni. Per esempio, essi non dissotterrano i cadaveri dei loro nemici morti, per mutilarli, come abbiamo dissotterrato Cromwell e il Mahdì. I soldati formano due gruppi. Uno, intento alla partita che gioca il capitano Belzanor, un guerriero cinquantenne che, con un ginocchio piegato e l’asta a terra vicino al ginocchio, getta i dadi, avendo per avversario un giovane soldato persiano, dall’aspetto scaltro. L’altro gruppo è raccolto intorno a un soldato della guardia, che ha raccontato or ora una storia salace (che ancora ha credito nelle caserme inglesi), della quale i compagni ridono a crepapelle. Essi sono circa una dozzina, tutti giovani e molto aristocratici egiziani della guardia, riccamente barmati e vestiti. Nel loro contegno sono molto diversi dagli attuali soldati inglesi, in quanto non si mostrano vergognosi nè impacciati nella loro tenuta marziale. Al contrario, sono ostentatamente e arrogantemente bellicosi, come quelli che si vantano di appartenere alla casta militare.
Scarica gratis: Cesare e Cleopatra di George Bernard Shaw.