Primo incontro“Quando la morte salva dalla noia”
recensione di
Primo incontro del collettivo di scrittura Carboneria Letteraria, ed. Cento Autori, 2007

di Alessandro Cartoni

Di antologie di racconti oggi ne nascono tante, pubblicate da case grandi, medie e piccole. Per orientarsi in mezzo a tante proposte e così disparate ci vorrebbe un lanternino salvavita o almeno un rivelatore di scemenze, strumenti di cui l’attuale editoria italiana si guarda bene dal dotare il lettore consumatore.
Tra l’altro a complicare la situazione c’è il fatto che molte di queste raccolte, più che sorgere da un’idea forte o da una forte coesione di intenti, si rivelano il frutto di un frettoloso pot-pourri nato più dal caso che da un progetto autentico. Un po’ come nella leggendaria creazione della poesia dadaista dove Tristan Tzara consigliava a chiunque di mescolare le letterine dell’alfabeto in un sacchetto, farle cadere a terra e associarle quindi a caso. Come capita appunto a certi racconti, che farebbero a pugni, ma che vengono invece obbligati a convivere nelle antologie di cui parliamo. Quando invece se ne trova una che funziona, che ti sollecita a trovare un posticino dove metterti a leggere in pace, che ti seduce proprio per il tema o per la profonda leggerezza che la anima, allora ti pare di ritrovare quella boccata d’aria buona che sembra sparita dall’attuale, zuccheratissima, produzione culturale.
È il caso, ci pare, di «Primo incontro» antologia prodotta dagli autori del collettivo di scrittori Carboneria Letteraria (molti dei quali marchigiani e con alle spalle pubblicazioni prestigiose) e pubblicata nel novembre del 2007 dall’editore campano Cento Autori nella collana «Leggere veloce». Si tratta per l’appunto di un volumetto di cinquanta pagine, tutte succose e tenute insieme, oltre che dall’efficacia narrativa, dall’idea classica e potente del «primo incontro» con qualcosa di assoluto o definitivo. A dar ulteriore compattezza e solidità al progetto c’è il prologo, in cui boccaccescamente, è la Morte a scommettere coi Carbonari sulla possibilità di dilazionare o addirittura evitare l’ultimo traguardo. Cosa ovviamente impossibile, tuttavia nell’interregno creatosi, in quella specie di virtualità splendente che la morte prepara, lo spazio del «novellare» apparirà salvifico e ricchissimo di vita. Appariranno storie, personaggi, ombre, mondi, occasioni o rimpianti che altrimenti sarebbero stati, ci piace credere, dimenticati o semplicemente «perduti» a causa della fretta, della quotidianità, o dell’inevitabile oblio che l’esistenza induce. Alla fine pare davvero che la morte funzioni come un farmaco contro l’insipienza della vita.
Se dunque il «Decameron» ci aveva offerto uno spettrale e drammatico panorama della Firenze trecentesca invasa dalla «morte nera» che corrode e fa esplodere i legami sociali, che rovescia le gerarchie dei valori e introduce il caos nell’ordine operoso della città, qui in «Primo incontro», con un sapiente ed ironico scambio simbolico, è proprio la morte che contribuisce a rinsaldare i legami tra i Carbonari e in definitiva a ricordarci che senza di lei la vita appare deprivata di senso.
Dentro la cornice di un prologo in viola, perché il nero non si addice giustamente ad un gruppo attivo, ironico e goliardico come quello della Carboneria, si accende la varietà dei registri stilistici che ogni autore, individuale o collettivo che sia, decide di innescare. Si va dal drammatico, al grottesco, al sentimentale, al fantasy. Alla fine il volumetto, ci pare, funzioni come una ricca proposta enogastronomia (non a caso i Carbonari amano la buona cucina e il buon vino […]) dalle molte sfumature regionali e individuali che non rinuncia, lo ripetiamo, ad una solida struttura generale.
C’è allora una profonda intimità tra morte e racconto, quell’intimità che la letteratura grande e piccola, d’occasione e non, cerca da sempre. Pare che di fronte ad essa i Nostri trovino davvero la voglia di stare insieme, di incontrarsi e scrivere, non solo, come fanno, sul Web, dove ognuno di loro è costantemente attivo.
Questo «primo incontro» vale quindi anche come la realizzazione di un primo laboratorio di scrittura nato all’interno della mailing list della Carboneria (i Carbonari, sparsi in tutta Italia, interagiscono infatti prevalentemente via Internet) e poi approdato su carta per le edizioni Cento Autori.
A rendere il pacchetto ancor più gradito c’è poi il formato davvero «prêt à porter» del volume inserito nella collana «Leggere veloce», unito ad un prezzo davvero imbattibile. Il lettore, se non avrà tempo e modo di isolarsi e leggerselo in pace, potrà sempre portarselo dietro, in treno, in metro, al gabinetto, nelle ore buche o nei minuti vuoti, per compulsarlo rapsodicamente, studiarlo o semplicemente sfogliarlo. Il testo farà la sua parte senza deludere.

Lista dei Carbonari al gennaio 2008
Marchigiani di nascita o adozione: Paolo Agaraff, Pelagio D’Afro, Giuseppe D’Emilio, Gabriele Falcioni, Roberto Fogliardi, Biancastella Lodi, Manuela Maggi, Alessandro Papini, Piernicola Silvis; di altre regioni: Andrea Angiolino, Chiara Bertazzoni, Gaja Cenciarelli, Ramona Corrado, Arturo Fabra, Francesca Garello, Grenar, Piermaria Maraziti, Lorenzo Trenti, Bruno Zaffoni.

Questo articolo è presente nel numero 4 del 2oo7 della rivista Il falco letterario, trimestrale culturale marchigiano, pubblicato dalle edizioni Artemisia http://www.artemisiacontemporanea.it

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