Buon giorno Annuccia!.

di
C. Carli

tempo di lettura: 5 minuti


Trottolino era un bambino straordinario; egli aveva certe visioni strane, faceva strani sogni e cose insolite per la sua età. Forse dipendeva dal vivere solo col nonno e con un vecchio servitore in un antico castello, chiamato il Castello Meraviglioso, grande stempiato e isolato sulla cima di un monte. Quel bambinuccio di Trottolino aveva cinque anni e il suo cavallo di legno a dondolo era la sola cosa giovane, anche più giovane di lui, che ci fosse fra quelle vecchie pareti. Il cavallo era giovane davvero, perché gli era stato regalato due giorni prima, la sera appunto dell’antivigilia di Natale.

— È tanto caparbio che mi manda a gambe all’aria — brontolava il bimbo, lungo disteso sulla grande pelle d’orso di faccia al caminetto, nel quale Tommaso, il vecchio servitore gettava dei ceppi per alimentare il fuoco.

— Grullerie! — rispondeva Tommaso; — quando si è sentito mai dire che un cavallo di legno a dondolo faccia i capricci.

— Ma sì che li fa; io volevo che galoppasse, e lui fermo, impuntato; e poi ha fatto un salto e mi ha gettato per terra.

— Bisogna prima insegnargli a trottare e poi a galoppare, signor Trottolino mio — disse Tommaso andandosene; e dopo nella stanza c’era un silenzio come se fosse mezzanotte.

— Vorrei che non fosse mio; vorrei non averlo mai avuto; — brontolava Trottolino fra sé attizzando il fuoco colle molle e mandando di tanto in tanto delle guardatacce al cavallino, che aveva relegato nel cantuccio più lontano e più buio della stanza.

Bisogna convenire che Trottolino non era un ragazzo riconoscente, perché il cavallo a dondolo glielo aveva mandato da Firenze lo zio Carlo, sperando di fargli una bella sorpresa per Natale.

Quando si fu sfogato, si messe a decifrare il nuovo abbecedario, e a un tratto gli parve che la stanza doventasse più scura, e che dalla porta più distante entrasse un uomo alto che camminava zoppicando.

— Nonno, nonno! sei tu? — domandò Trottolino dalla coperta di orso.

— Non sono il nonno, sono il Cavaliere Magico.

Trottolino si alzò per vederlo.

— Perché siete venuto qui — domandò timidamente a testa bassa e colle lagrime agli occhi.

— Ah! ah! — fece l’altro agitando nella mano scarna una lunga frusta e avvicinandosi al cavallo come se lo volesse incitare.

Gli saltò in groppa, prese nell’altra mano le redini, e — pare impossibile! — il cavallo incominciò ad impennarsi di qua e di là, mentre il cavaliere cantava:

Partiam, partiam, partiam,
Presto a casa ritorniam.

Cavallo e cavaliere avevano traversato la stanza oscura, erano giunti alla porta; scesero le scale a salti e a sbalzi, e intanto Trottolino, col libro sotto il braccio, li seguiva come in sogno.

— Ti dico che è mio! — esclamava agitando le gambette per raggiungerli.

Nel cortile venne fuori Giacomo, il vecchio somaro, e si messe anche lui a correr dietro al cavallo di legno, e in groppa al somaro saltò Tommaso, il vecchio servitore, e lo abbrancò per il collo, perché non aveva né sella né briglie; e tutti a inseguire il Cavaliere Magico e il suo corsiero, compreso Trottolino, che non sapeva nemmeno lui se doveva piangere o ridere. Fecero a rotta di collo il viale di lecci, imboccarono la strada maestra, e via verso Firenze. Primo veniva, facendo un gran fracasso, il cavallo a dondolo, poi Tommaso col ciuco; Trottolino formava la retroguardia. La gente che li vedeva correre all’impazzata andava sulle porte, i ragazzi urlavano, le carrozze si scansavano, le dame allungavano gli ombrelli, pareva il finimondo.

— Corri! Corri! — si sentiva gridare da ogni parte. Quando passarono davanti alla statua equestre di Ferdinando I, il cavallo di bronzo spiccò un salto dal piedistallo, e dietro anche lui. Intanto un vecchio colla falda si messe anche lui a correre dicendo a Trottolino:

— Sbrigati via, se no perdi la cacciata; — ed ebbe misericordia delle sue gambette e se lo messe a cavalluccio.

— M’inseguono! m’inseguono! — gridava il Cavaliere Magico.

Infatti aveva dietro a sé una volpe di pietra sbucata fuori dal portone di un palazzo, il cinghiale di bronzo della fontana di Mercato Nuovo, e due mastini che ornavano il cancello del Castello Meraviglioso. A Trottolino pareva di sentirli abbaiare, ma non ne era sicuro.

— Siamo desti o addormentati? — domandò al vecchio che lo teneva a cavalluccio.

— Addormentati! Ma che ti pare! Non voglio sulle spalle un ragazzo addormentato; — e il vecchio lo buttò in terra accanto all’abbecedario.

La caccia tornava addietro.

Trottolino si vide passare davanti prima la volpe, poi il porcellino e i mastini.

— Vieni! — esclamò il Cavaliere Magico, rasentandolo alla corsa e cantando:

Buon Natale, Trottolino,
Buon Natale, Trottolino.

Il ragazzo si slanciò dietro al Cavaliere Magico con più foga che mai: avrebbe corso fino alla morte se avesse potuto. Ma ecco che si avvicinano ad un fosso. Lo salterà il cavallo a dondolo? Trottolino stava a vedere e sperava di sì. Ma uno sgabellino gli fu d’ostacolo; spesso le cose più piccine impediscono le grandi azioni. Il cavallo a dondolo inciampò, traballò, cadde nel fosso, e per quel cosuccio da nulla, come lo

chiamava Trottolino, il Cavaliere Magico rotolò anche lui nell’acqua. Povero Cavaliere Magico!

— Ora li acchiappo — urlò Trottolino dalla sponda del fosso. Ma invece di sentir l’acqua gli parve di esser sollevato, di volare sopra una nube; il cavallo a dondolo raggiungeva la riva e correva senza cavaliere, la folla faceva coro al Cavaliere Magico e cantava:

Buon Natale, Trottolino,
Buon Natale, Trottolino.

E allora gli parve che una mano amica lo riconducesse a casa e lo stendesse sulla pelle d’orso.

— Dove sono, e chi è che canta? — domandò a Tommaso che attizzava il fuoco.

— La gente che va alla messa canta, e quelle che sente sono le campane di Natale, le campane di Natale che suonano il doppio.

— Ho corso tanto — disse il bambino — e il Cavaliere Magico ha cavalcato il mio cavallo a dondolo.

— Ero io, ero io! — rispose ridendo Tommaso.

— Tu, il Cavaliere Magico?

— No, son caduto dal suo cavallino mentre lei dormiva. Veda, eccolo là.

Infatti il cavallino era disteso sul pavimento.

— Mi pareva vero — disse Trottolino soprappensiero — ma ora saprei montarlo; guarda se mi riesce, mettimi in sella, Tommaso.

— Eccolo sopra, ma prima lo faccia trottare e poi galoppare.

— Ora sono io il Cavaliere Magico — rispose il bambino, e si mise a cantare:

Buon Natale, Trottolino,
Buon Natale, Trottolino.

Fine.


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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Buon giorno Annuccia!
AUTORE: C. Carli
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

TRATTO DA: Giornale per i bambini / diretto da Ferdinando Martini ; [poi] da C. Collodi. – Roma : [Tipografia del Senato], 1881-1883.
SOGGETTO: JUV038000 FICTION PER RAGAZZI / Brevi Racconti