(voce di Luca Grandelis)
Nell’ultimo anno la Apple ha venduto più che nei 28 anni precedenti, messi insieme.
Questi numeri oggettivamente impressionanti, a mio avviso, dimostrano quanto il mondo dell’informatica avesse bisogno di innovazione. La Apple adotta delle strategie che in buona parte non condivido (formati proprietari, contratti vincolanti, ossessione per i brevetti, anche i più controversi, ecc.). Ma non si può negare che – a differenza di altri produttori – dedica molte risorse e molto tempo alla qualità e alla ricerca.
La differenza qualitativa tra un Mac e un PC, nell’hardware ma soprattutto nel software, non può essere liquidata come una battuta dell’eterna guerra informatica da “nerd”. Era incredibile che un sistema operativo come Windows, così vulnerabile, instabile e lento (a parità di risorse), resistesse tanto a lungo. Qualcosa non funzionava nelle leggi del mercato.
Ora sembra che il meccanismo si sia sbloccato. E in effetti per la maggioranza degli utenti non è più così obbligatorio usare Windows. Internet ha reso realmente più semplice scambiarci i documenti. I file system di hard disk e floppy (chiusi, non interoperabili, rigorosamente proprietari) sono ormai irrilevanti. E gli effetti benefici si vedono. Anche per gli utenti Windows. Con la versione 8 la Microsoft introduce alcuni concetti che potevano (e dovevano) essere introdotti 20 anni fa. E se ora finalmente lo fa è probabilmente in risposta ai numeri di cui sopra.
Sarebbe una gran cose se fra qualche anno potremo scegliere il nostro computer in base a come funziona, e non in base a quanto soddisfa i ricatti commerciali e di brevetto di questa o quella multinazionale. Sarebbe una gran cosa se le Pubbliche Amministrazioni nel mondo (un cliente fondamentale per le software house) imponessero formati aperti e interoperabili, vietassero file system chiusi, chiedessero regole chiare e trasparenti per ecosistemi come iTunes o Google Music.
Sono certo che ci arriveremo, speriamo non tra altri 20 anni.