Belfonte è una raccolta di sonetti del 1903. In un’epoca nella quale le rime sembrano passare di moda soppiantate da “non rime” e da “versi liberi”, Pastonchi sceglie invece di attenersi alla tradizione armonica dei “classici”; tuttavia in questa ricerca dell’armonia tralascia e accantona la profondità.
Nei suoi versi si vede l’opera del cesello ma l’abuso di questo porta ad accantonare il pensiero. Abile come era nell’arte della “dicitura” produce una poesia che dà diletto, ma è un piacere vago e superficiale. C’è da aggiungere che la scelta della forma poetica del sonetto non è una strada facile: in uno spazio limitato dovrebbe essere esposta una rappresentazione efficace in sé e contemporaneamente la testimonianza del sentire del poeta.
La scelta del vocabolo è dietro alla bellezza di ogni singolo verso e queste condizioni dovrebbero escludere la mediocrità; ma in questa prova Pastonchi, pur dichiarandosi consapevole delle difficoltà da superare, si concentra sulla ricerca formale di una perfezione stilistica. Nella brevissima introduzione l’autore afferma infatti, rivolgendosi agli “amici” «voi conoscete insieme la terribilità di una simile forma di componimento» ma appare certo di averla superata, questa “terribilità” soprattutto scartando una quantità di sonetti tra quelli «sparsamente pubblicati».
Certamente alcuni di questi sonetti restano impressi per la loro ricerca di una tendenza panteistica (come L’ulivo e Pioppi sdegnosi) che testimonia di un sentire in qualche modo complesso e articolato. Altri sono apprezzabili per la loro accuratezza classica (Il fiorire del pesco, Il Boccale) ma nel suo complesso la raccolta lascia percepire a chi legge un vuoto di spontaneità dietro alla ricerca dell’eleganza. In sintesi, sull’ispirazione necessaria per fare buona poesia prevale la preoccupazione di non fare versi scadenti. Lui stesso sembra essere consapevole di non essere stato in grado di mantenere il pensiero che si trova sotteso in alcuni di questi sonetti in tutta la raccolta quando la definisce “anche troppo copiosa”. Forse spinto dal successo della raccolta precedente, Italiche, l’autore ha voluto affrettare questa nuova pubblicazione, spinto, come dice, dall’insistenza degli amici. Ma, scrive Laura Groppallo in una sua recensione, «[…] se gli amici applaudono ai vostri nuovi volumi, applaudono ancor meglio al vostro silenzio».
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
O poesia, di fosche ombre s’imbruna
L’orizzonte in un torbido presagio:
Se quasi è fatto contra te malvagio
Chi tutti i tuoi sorrisi ebbe alla cuna.
Innamorato della sua fortuna
Or va tra ritmi languidi randagio,
E dietro a lui, già vinta dal contagio,
Una stridula turba si raduna.
Su questi sbandeggiati da tue leggi
Splenda il Sonetto, in sua virtù natale
Ancor diffusa del toscano aroma;
E contro i nuovi barbari fronteggi
Magnifico intangibile immortale,
Come, sul fosco Medioevo, Roma!
Scarica gratis: Belfonte di Francesco Pastonchi.