La sonata per pianoforte n. 26, Op. 81a, nacque poco dopo le coeve Op. 78 (Per Teresa) e Op. 79 (Sonata facile) e, al pari di esse, non fu commissionata al maestro come solitamente avveniva all’epoca. In particolare, la ventiseiesima sonata trova ispirazione nel periodo di allontanamento forzato dall’arciduca Rodolfo, amico, allievo e protettore di Beethoven; al suo ritorno a Vienna — il 30 gennaio 1811 — dedicò l’opera composta nei mesi precedenti.

Beethoven diede un titolo ad ognuno dei tre movimenti che compongono l’opera (e da cui derivano le varie denominazioni che essa ha assunto).

  1. L’Addio. Adagio – Allegro
  2. L’Assenza. Andante espressivo (in Do minore) – attacca:
  3. Il Ritorno. Vivacissimamente

Ognuno di essi esprime i sentimenti causati dall’assenza di una persona cara. I tre bicordi iniziali richiamano proprio le sillabe del termine “Lebewohl” (addio, vivi bene in tedesco) danno in seguito origine a elementi musicali chiaramente malinconici, gementi. Inoltre essi tornano nel secondo movimento, Andante espressivo, interamente pervaso da sensazioni di solitudine, una sorta di «monologo di uno che è rimasto solo» per dirla con le parole di Walter Riezler.

La sonata si conclude con un Vivacissimamente dal sapore opposto, brioso e pieno di gioia per il ritorno della persona cara.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Sonata_per_pianoforte_n._26_(Beethoven)

Ascolta gratis: Sonata n° 26 in Mi bemolle maggiore Op. 81a «Les Adieux» di Ludwig van Beethoven.