(voce di SopraPensiero)

Questo articolo è un redazionale promosso da Fisso Variabile

Le banche italiane sono in ripresa, almeno per quanto riguarda la qualità dei crediti che pesano sui loro bilanci. È quello che emerge dalla lettura dei dati sull’outlook delle nuove sofferenze elaborato da Abi e Cerved, che per la prima volta dall’inizio della crisi segna in riduzione tutti i tassi in ingresso per le imprese.

Secondo Abi e Cerved, il sistema delle banche italiane è in ripresa, soprattutto sul versante della qualità dei crediti che gravano sui loro bilanci. È questa la sintesi che deriva dalla lettura del quarto outlook sulle nuove sofferenze delle imprese elaborato appunto dai due enti, che registra il tasso di ingresso in sofferenza per le imprese italiane, segnalando come nel corso del 2016 questi indici, per la prima volta dall’inizio della crisi, siano in contrazione.

Il trend del tasso di ingresso. Il cosiddetto tasso di ingresso è un indice messo a punto proprio da Abi e Cerved per misurare il rapporto tra nuove sofferenze e lo stock esistente: nell’ultimo report, la stima per le società non finanziarie si attesta a giugno 2016 al 3,9%, contro il 4,4% dell’anno precedente, e al 3,6% a fine anno (era 3,9% a fine 2015). Notizia ancora più positiva è che le previsioni per il 2017 e 2018 segnalano un trend di decrescita che è destinato a proseguire, conoscendo addirittura una ulteriore accelerazione.

Come andrà il tasso. Per la precisione, i modelli Abi Cerved, sulla base di uno scenario che prevede una crescita del Pil in Italia pari allo 0,9% nel 2017 e dell’1,2% nell’anno successivo, «indicano che il tasso di ingresso in sofferenza per le società non finanziarie dovrebbe ridursi dal 3,6% di fine 2016 al 3% a fine 2017 per poi diminuire ulteriormente al, 2,5% nel 2018», come riportato anche in un recente articolo del Sole 24 Ore.

Situazione complessa. Eppure, approfondendo la tematica si scopre che non tutto è «rose e fiori». Innanzitutto, il miglioramento registrato nel 2016 non ha riguardato le società meridionali, che sono rimaste sui livelli dell’anno precedente; anzi, il Mezzogiorno resta «l’area più rischiosa, con un tasso di sofferenza nel 2016 previsto al 5,2 per cento», si legge nel documento Abi Cerved. Inoltre, anche in alcuni comparti la ripresa appare più lenta: è il caso delle costruzioni, dove il tasso di sofferenza in ingresso è passato dal 5,9% del 2014, al 5,8% del 2015 e a un valore stimato al 5,7% a fine 2016, restando su valori più che tripli rispetto ai livelli pre-crisi (1,8%).

L’analisi di Bankitalia. E anche la Banca d’Italia descrive un quadro ancora grigio: nell’ultimo report sulle sofferenze bancarie lorde, infatti, si stima che il dato di novembre 2016 sia in salita rispetto a quello del mese precedente, così come pure in aumento è il totale sui dodici mesi, che a novembre è stato dell’11,8%. Nel periodo preso in esame, poi, si registra anche la crescita dei prestiti bancari al settore privato, che su base annua salgono dello 0,5%, mentre i prestiti alle famiglie sono incrementati dell’1,8% sui dodici mesi. Più positivo il dato sul tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato, che è aumentato al 4,4%, mentre la raccolta obbligazionaria è diminuita del 9,3% su base annua.

Uno scenario positivo. Un commento al focus arriva dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, che ha dichiarato che «la riduzione in corso dei flussi di deterioramento del credito al settore privato ha basi solide e si può prevedere che, con il consolidarsi della ripresa economica in atto, nei prossimi anni il processo miglioramento della qualità del credito continuerà su ritmi superiori a quelli attuali». Secondo Sabatini, inoltre, «la riduzione del rischio è strettamente connessa con la ripresa del credito all’economia. In questa fase, i tre elementi, crescita dell’economia, riduzione del rischio e ripresa del credito, sembrano tutti presentare un’evoluzione positiva», conclude il dg dell’Abi.

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