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Ugo Santamaria

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Alfonso Graldi entrò nella stanza del fratello e gli chiese: — Hai sentito che cosa han detto le Raffi: dei socialisti e di Turri? Raimondo lo guardò, e tacque. Non ricordava e ricercava nella memoria. Ma Alfonso interpretò quel silenzio e quello sguardo quali segni di apprensione per lo stesso suo dubbio e di timore per una deliberazione grave. E disse, calmo: — Sta attento.
Sbalzato per strane vicende di lavoro proprio in fondo all’Italia, mi sentivo assai solo e consideravo quello sporco paesello un po’ come un castigo, – quale attende, una volta almeno nella vita, ciascuno di noi, – un po’ come un buon ritiro dove raccogliermi e fare bizzarre esperienze.
— Delle orchidee? – mi chiese l’uomo dal viso sfregiato E incominciò a osservare attentamente i fiori che avevo deposto sul tavolo. — Sì.
Ero sfinito, affranto, stremato da quella lunga agonia, e quando finalmente mi slegarono, e mi fu permesso di sedermi, sentii che i sensi m'abbandonavano. La sentenza, – la terribile sentenza di morte, – fu l'ultima frase distintamente accentuata che venne a cadermi negli orecchi.
La seduta della Società Medica stava per essere chiusa quando il dottor Galli, un socio che per invincibile timidezza non prendeva mai la parola, si alzò e informò l'assemblea che il dottor Menghi, al suo letto di morte, l'aveva pregato di leggere alla Società una sua memoria su un nuovo siero da lui scoperto. — Mi pare si tratti di un nuovo siero! — si corresse il dottor Galli dubbioso.
C'erano una volta venticinque soldatini tutti fratelli, perchè tutti fusi fuor dallo stesso vecchio cucchiaio di stagno. Avevano il fucile in ispalla, la divisa rossa e turchina, proprio bella, e tutti guardavano diritto dinanzi a sè.
La stalla è lí, dietro la porta chiusa, subito dopo l'entrata nel cortile rustico in pendío, dall'acciottolato logoro e la cisterna in mezzo. La porta è imporrita; verde un tempo, ora ha quasi perduto il colore; come la casa, quello gialligno dell'intonaco, per cui appare la piú vecchia e misera del sobborgo.
— Mulattiere! Al vicino, che gli chiedeva del suo servizio, rispose con l’impeto d’una coscienza aperta a tutti i doveri e a tutti i pericoli della carica.
Eccomi che suono alla porta e se invece di Wanda esitante e sorpresa mi aprisse una Wanda sdegnosa chiedendo che cosa voglio e se credo che basti presentarmi per metterle addosso le mani e passare una notte respirando con lei dovrei pure chinare la testa e levarmi il cappello brontolando che mi sono sbagliato.