Ugo Santamaria
Un mercante avea fatto buoni negozi alla fiera: tutta la mercanzia venduta, e la borsa piena d'oro e d'argento. Volendo subito mettersi in cammino per arrivare prima di notte, chiuse il danaro nella valigia, si caricò questa dietro la sella e montò a cavallo.
— Uh! Il Drago! Il Drago!
Don Paolo Drago – drago di nome e di fatto, diceva la gente – arrivato davanti a loro, si era fermato, trattenendo l'asino con una leggera tirata della cavezza.
Una mattina, e sono appunto sette anni – cominciò Cutt-Hardy – io fumavo deliziosamente nel mio salotto, in attesa di qualche bel caso ove impiegare le mie attitudini speculative.
Tutto ad un tratto, senza che nessuno l’annunziasse, entrò nel salotto il signor Cattered, il celebre miliardario che fondò il primo trust.
Quand’ero ragazzetta, avevamo in casa nostra un vecchio servo della Barbagia chiamato Moisè. Era il suo vero nome? Non credo; forse era un soprannome, perché realmente il vecchio rassomigliava al profeta Mosè…
In una vasta regione dell‘India regnava molti secoli fa il re Ramun, il quale era tanto bizzarro, prepotente e crudele che spargeva il terrore in tutto il suo popolo. Egli prediligeva gli elefanti, che manteneva con cibi prelibati e ai quali usava tante cure come se fossero principi.
Abitavano nello stesso sobborgo e ogni sera rincasavano insieme, dalle sartorie ove lavoravano, prima in tram poi a piedi. In tram era un divertimento per tutte: cicaleccio, motteggi, compiacenze d’essere osservate e d’osservare le meno belle di loro; ma nel tratto a piedi seguivano le confidenze d’amore e le espansioni sentimentali; mutava il tono. E l’Ida, la più giovane delle tre, interloquiva di rado; si sentiva a disagio per un misto di timidezza e d’orgoglio.
Sandra passò la mattinata senza allontanarsi dalla stazione. S’era messa per un viale di piante che parevano mazzi di fiori e andava guardando le vetrine, soffermandosi, girandosi a volte.
Certe descrizioni accatastate messe in disparte per un medico che le prescrisse. La leggo e rileggo e m‘è facile di completarla di mettere tutte le cose al posto dove appartenevano e che la mia imperizia non seppe trovare.
Giorgio era un buon ragazzo, ma molto vanesio; i suoi compagni di scuola lo chiamavano il filosofo, perchè raramente si degnava fare il chiasso insieme con loro. Aveva da qualche tempo in qua la fissazione d'apparire giovanotto, quantunque non oltrepassasse i quattordici anni, e s'arrabbiava dell'ostinazione del suo babbo e della sua mamma che non volevano fargli smettere la camiciola col cinto e i calzoni a mezza gamba.