Home Autori Articoli di Ugo Santamaria

Ugo Santamaria

Ugo Santamaria
591 ARTICOLI 0 Commenti
C'erano una volta cinque piselli nello stesso baccello: erano tutti verdi, il baccello era verde, e perciò credevano che tutto il mondo fosse verde. Sin qui, bisogna dirlo, avevano un po' di ragione.
L’amico Alessio mi confessa che non ama i bambini. Non perché siano seccanti, mi dice, ma perché soltanto a guardarli si capisce che vivono in un mondo che non è il nostro e vedono sentono ascoltano tutt’altro che noi. Qui sulla spiaggia ce ne sono molti; parliamo, beninteso, di quelli che hanno piú di tre anni, che vanno, che giocano per conto loro.
— Madonna mia!... I padroncini! Con le mani in tasca e il bastone sotto braccio, il pecoraio si era fermato ad aspettare al varco i quattro monelli che laggiù, in fondo alla strada, tiravano sassi a un albero di albicocco per farne cascare a terra le albicocchine immature. Le macchie di rovi, che formavano siepe da quel lato, e la fronda d'un grosso ulivo che sormontava il ciglione gl'impedivano di riconoscerli.
Quando si domandavano a Marianno particolari della sua gioventù egli ben poco ne sapeva dire. Del suo soggiorno all‘Ospizio egli poco ricordava. La mente dovette aprirglisi il giorno in cui lasciò…
L’avventura che sto per raccontarvi è la più interessante che mi sia occorsa; perchè in essa poco mancò che io rimanessi vittima d’uno scaltro delinquente… Ascoltate, miei amici. La mattina del 15 gennaio 1898 – anno che segna l’apogeo della mia celebrità – ricevetti la visita d’un signore d’aspetto distintissimo, dallo sguardo intelligente ed acuto, dal sorriso seducente. Appena entrato, egli mi disse con accento tremante…
Cinque anni or sono conobbi un ragazzetto soprannominato Coeddu, nome che si dà anche al diavolo, il quale, come sapete, vien rappresentato con una piccola coda attortigliata un po’ al di sotto della schiena.
Vivevano in un villaggio due uomini dello stesso nome; tutti e due si chiamavano Cecco; ma l'uno aveva quattro cavalli, l'altro ne aveva uno solo; e così, per distinguerli, la gente chiamava Ceccone l'uomo dei quattro cavalli, e Cecchino l'altro. Sentirete ora quel che avvenne a questi due uomini, perchè la mia è storia proprio vera genuina.
Una volta, quando veniva l’estate, andavamo in barca. La si prendeva al ponte, ci si metteva in mutandine, e si arrivava fino ai boschi. Ci stavamo tutto il pomeriggio.
Come di consueto, Cutt-Hardy si era seduto sulla sua ampia poltrona (il laboratorio delle sue indagini, come egli la chiamava), coi piedi appoggiati, sul marmo del caminetto, ed aveva incominciato ad abboccare la prima delle sue infinite sigarette che fumava durante la narrazione.