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(voce di SopraPensiero)
Il vino in Italia è amato da molti ed è una bevanda legata strettamente alla cultura del paese ed alla sua antichissima storia. Di questo“nettare degli dei”, come lo chiamavano gli antichi romani, gli italiani ne hanno fatto una bandiera che li ha resi noti al mondo sia come grandi produttori che come veri intenditori e sofisticati ed esigenti consumatori. Andare al ristorante e non bere del vino è inusuale e quindi comprarene una bottiglia diventa obbligatorio. La si sceglie dalla lista e la si abbina al cibo, magari facendosi aiutare dal sommelier.
Ma non tutti sanno che il vino lo si potrebbe portare anche da casa. Esistono infatti da tempo nel mondo i locali “Byob” che stanno sempre più prendendo piede anche in Italia.
In Italia sarebbe il “diritto di tappo” e nei paesi anglosassoni il “Corkage Fee”. Si tratta della possibilità che i gestori dei locali danno ai loro clienti di consumare vino portato da fuori, applicando una tariffa per il servizio, la stappatura, il lavaggio dei bicchieri ed eventualmente il decanter. Questa tariffa varia dai 15 ai 25 dollari negli USA e dai 5 ai 7 euro in Italia.Le eventuali perdite di guadagno possono così essere compensate. Per evitare però che tariffe troppo alte rischino di annullare ogni vantaggio per il cliente, la quantificazione di tale diritto è legata strettamente alla politica di prezzi del singolo locale e ogni ristoratore può decidere dunque se applicarla e in quale misura.
Byob è l’acronimo inglese di “Bring Your Own Bottle”, letteralmente, “porta la tua bottiglia” e negli Stati Uniti è anche un insegna su molti ristoranti, oltre che una moda che va diffondendosi a macchia d’olio.
il Byob negli USA risponde in molti casi alla doppia esigenza dei clienti di sperimentare vini pregiati senza dover spendere una fortuna, e dei ristoratori di ridurre le carte dei vini ed i costi di gestione del servizio. Quindi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è un modo per risparmiare, ma una strategia per superare la limitatezza di alcune carte dei vini non particolarmente nutrite o ricercate e bere comunque dell’ottimo vino.
Sembrerebbe dunque vantaggioso per tutti portare il vino da casa, tuttavia in Italia questa usanza non è diffusa, anzi è spesso osteggiata dagli stessi proprietari dei locali ed è sconosciuta agli avventori, mentre negli Stati Uniti sta diventando è una vera e propria moda
Il dizionario dello slang americano “Harper-Collins”, fa risalire agli anni 50 la comparsa della parola byob nel linguaggio comune americano, essa veniva all’inizio utilizzata nell’ambito di feste private, laddove le bevande alcoliche non erano fornite dal padrone di casa, ma dovevano essere portate dagli ospiti. Poi l’uso si estese anche ad indicare luoghi pubblici dove per varie ragioni veniva incoraggiata questa pratica.
Negli anni 70 il Byob si diffuse largamente, oltre che negli USA, ed in particolare in California, anche in alcune regioni Canadesi, in Australia e Nuova Zelanda. Oggi esistono guide accurate ai locali BYOB di Chicago, Boston e New York.
La celebre rivista “ Wine Spectator ” ha condotto un sondaggio on-line tra i propri lettori ed è risultato che il 36% di loro, una volta o due, beve al ristorante il vino portato da casa.
In America l’usanza è talmente diffusa che alcuni ristoranti mettono on line il menù in modo che il cliente possa scegliere il vino adatto da abbinare ai piatti e circolano in rete consigli bon ton per gli appassionati di Byob. La guida Zagat per esempio consiglia di scegliere un vino che si abbini con tutto se non si sa cosa si mangerà e di non portare vino scadente in ristoranti che hanno una buona lista, sarebbe scorretto ma soprattutto costoso. Consiglia inoltre di condividere l’assaggio col ristoratore e col sommelier e di accettare i loro consigli ed i loro pareri , suggerisce inoltre di non dimenticare di ordinare un cocktail o un aperitivo dalla lista. Viene suggerito di non portare il vino in banali buste di plastica, ciò sarebbe inopportuno: il vino deve essere trasportato in borse termiche perché mantenga la temperatura ideale e magari deve essere bevuto in bicchieri appositi.
Il bisogno di attrezzarsi con contenitori adatti, ha portato varie ditte nel mondo a produrre borse e valigette eleganti e griffate per contenere le bottiglie, e persino calici adatti per berlo.In Italia una ditta in provincia di Vicenza, ha creato la linea di borse “Byob” che è particolarmente lussuosa: le borse sono rivestite di vera pelliccia o sono fatte di pelle pregiata. A Verona la prestigiosa fiera vinicola Vinitaly ha dato risalto al Byob attraverso l’associazione “Le donne del vino” che ha presentato alcuni anni fa una borsa molto originale adatta al trasporto delle bottiglie sulla quale campeggiava la scritta “ Ho sete di vini che ad ogni sorso siano sempre come il primo bacio”.
Pare dunque che neanche l’Italia non resterà a lungo immune da questa tendenza americana di portarsi il vino da casa , tendenza che va diventando sempre più di moda . A Roma c’è Brilla una nota enoteca dello storico ed elegante quartiere Trieste, fornitissima di vini pregiati e molto frequentata, dove la proprietaria Marta è una strenue sostenitrice del BYOB. Lei, che è anche una Sommelier e figlia di produttori di vino, incoraggia i suoi avventori affezionati a condividere le bottiglie portate da casa nella sala centrale del curassimo e originale locale, mentre a New York la famosa pop star Madonna è stata vista estrarre bottiglia e bicchieri dalla borsa mentre era a cena col suo giovane compagno all’italianissima osteria Colla.