Il testo, pubblicato nella seconda metà dell’Ottocento, ripercorre in forma di romanzo la vicenda storica di Agesilao Milano, giovane patriota e rivoluzionario, di origine italo-albanese, che nel 1856 attentò senza fortuna alla vita di Ferdinando II di Borbone: fu arrestato e condannato a morte.

Nel romanzo, si fanno risalire le motivazioni di Agesilao all’esempio del padre, che fu arrestato e torturato fino alla morte dai gendarmi borbonici. Lasciata la famiglia con la promessa che avrebbe vendicato il padre, Agesilao si dedica nella clandestinità alla causa liberale. Sarà arrestato dai gendarmi che presidiavano la sua casa, quando dopo cinque anni tornò per riabbracciare i parenti: l’indulto che lo avrebbe dovuto salvaguardare si rivelò un tranello. Dopo due anni, la madre, vendendo la casa, potè comprare la sua libertà corrompendo i giudici.

Quando il fratello viene chiamato alle armi, Agesilao chiede ed ottiene di arruolarsi al suo posto, e durante una sfilata militare ha l’occasione di mettere in pratica il suo proposito di vendetta: esce dai ranghi e si precipita sul Re, che era a cavallo, tentando di infilzarlo con la sua baionetta. Purtroppo per lui, il tentativo non riesce, ed Agesilao viene arrestato, torturato, e condannato a morte. Durante il processo smentisce il suo avvocato d’ufficio, che invocava l’infermità mentale, rivendicando il suo atto. In carcere, in attesa dell’esecuzione, rifiutò di tradire i suoi (inesistenti) complici, scegliendo di morire da martire della libertà.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Dopo circa diciannove secoli; dopo le tante fasi politiche subite da questa Sebezia terra, per quanto ubertosa e salubre, altrettanto infelice ed oppressa; i Greci vinti in seguito alla distruzione di Troia, esuli e raminghi, mendicando un asilo che li avesse ricoverati, vennero a stabilirsi nelle Calabrie, e propriamente nel Cosentino, cui dettero il nome di Magna Grecia. Ed abbenchè questi avessero sgomberate le nostre terre da epoca remotissima, purtuttavolta le tracce, se sonsi di gran lunga menomate, non sono però del tutto scomparse; e quindi di una quantità di piccoli paesi in quell’adiacenza situati, come Spezzano, San Basile, San Demetrio, Santa Sofia, Lungro, Fermo, Acquaformosa e San Benedetto Ullano, gli abitanti son detti Albanesi, perchè s’avvicinano nella favella al greco linguaggio, sebbene corrotto e ad altra lingua frammisto, e conservano sempre nel cuore quella fermezza, quell’abnegazione, quell’amor di patria, di che le pagine eterne della storia nostra decantano le gesta gloriose; come di tanti e tanti martiri fatti segno alla barbarie del dispotico potere, tra quali è debito menzionare il vescovo Serrao assassinato dal governo de Borboni nel 1799.

Scarica gratis: Agesilao Milano, o il martire di Cosenza di Pasquale Villani.