Questo volume raccoglie la seconda serie di “Lettere Parigine”, che Angeli scrisse per il “Giornale d’Italia” tra gennaio e luglio del 1915, ed è la naturale continuazione di La Francia in guerra, che raccoglieva le lettere da settembre a dicembre 1914.
Non mutano, rispetto al primo volume, gli argomenti ed il tono delle Lettere, che riguardano le sue impressioni sui mutamenti che la città ha subito durante il conflitto, e la sua aperta propaganda per l’ingresso in guerra dell’Italia. Costante è anche la satira nei confronti degli imboscati e delle loro consorti crocerossine.
Amico di D’Annunzio, racconta che quando il ‘vate’ ritornò in Italia dal suo volontario esilio per iniziare la campagna a favore dell’intervento, gli lasciò copia del discorso che avrebbe pronunciato a Quarto dei mille, perché lo traducesse per i giornali francesi.
Mi ha colpito in particolare un brano, retorico e paradossale che riporta alla mente la feroce polemica di Frescura (Diario di un imboscato, presente qui in Liber Liber), verso le corrispondenze dei giornalisti italiani che descrivevano la guerra in Trentino e sul Carso:
«E fra una fucilata e l’altra trovano il tempo di mandare un saluto supremo a quelli che sono rimasti e un augurio di trionfo alla Francia. Interrogate i soldati negli ospedali, essi hanno un solo timore: quello di non poter tornare al fuoco quando si giuocherà la partita suprema. Leggete le lettere che i soldati scrivono ai loro cari, e vi troverete un’unica intonazione: il desiderio di compiere il loro dovere fino in fondo.»
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Marsiglia, gennaio 1915.
In Italia, al momento di ripartire per Parigi dopo una assenza di un mese, i soliti amici ben informati mi avevano avvertito che avrei trovato la capitale francese in uno stato deplorevolissimo. Oramai nessuno voleva sentir parlare più della guerra, il popolo cominciava a brontolare per le vie, la miseria era al colmo e di quella tanto vantata unità di spirito e di pensiero che avevamo ammirato nei primi giorni di lotta, non rimaneva più nè meno l’apparenza. I miei amici ben informati non si erano mai mossi da Roma, o da Firenze: ma è evidente che il campo trincerato di Aragno, o le terribili fortificazioni di Doney — intorno ai cui tavolini di marmo si costruiscono tanti imperi e si demoliscono tante reputazioni — dovevano avere un qualche inviato speciale sul fronte della guerra, per essere così particolarmente documentati sui destini dei popoli e delle nazioni. Fu dunque con una specie di apprensione che varcai la frontiera, a Modane. La guerra continua da cinque mesi e i popoli latini sono così sventati che non si sa veramente mai quello che possa accadere.
Scarica gratis: A Parigi durante la guerra di Diego Angeli.