(voce di Luca Grandelis)

Ho già parlato qualche tempo fa (aprile 2010) del saggio di Maurice Bellet sulla «violenza assoluta» (Non sono venuto a portare la pace), allora appena uscito in Francia ed oggi meritevolmente pubblicato in italiano dalle Edizioni Messaggero di Padova. Quella volta parlammo della peculiarità della violenza «assoluta», del suo rapporto con la perversione (nel senso tecnico usato da Bellet a proposito dei meccanismi tipici della religione, ma non solo), di come essa non sia riconducibile né alla bestia né all’uomo ma appartenga a quel «demoniaco» (si legga: disumano) che è soppressione dell’umano nell’uomo, ferocia al di là di tutto ciò che l’animale più ferino potrebbe immaginare (chi l’abbia perso può leggerlo qui).
Qui ci soffermeremo brevemente su un altro aspetto: quello della violenza assoluta come virus che infetta gli individui e la società a partire dalla morale. Morale che nasce con il migliore degli scopi (quello di mettere ordine nei costumi onde sottrarre la vita dell’uomo all’arbitrio della brutalità omicida), ma che finisce per diventare nemica dell’uomo, sopprimendone la libertà e schiacciandolo sotto il peso di un dovere insostenibile. Virus che dunque non solo infetta quanto di migliore e di più necessario l’uomo abbia (senza morale non si può vivere: l’alternativa è il caos, dove ciascuno prende ciò che gli pare, anche se ciò che gli pare è la vita dell’altro) ma che per di più è «mutante», come sa bene chi ha provato a sconfiggerlo: quando credi di averlo tolto di mezzo eccolo che ritorna per vie traverse, in forme nuove, sotto spoglie ancora mentite ma rinnovate. Nessuna teoria acquisita, nessuna prassi consolidata possono arginarlo: la violenza assoluta richiede una vigilanza costante, scaltra, infaticabile.
Non sono venuto a portare la pace è un libro che non si esagera a definire indispensabile, nella nostra epoca attraversata da ondate continue di fatalismo e da una perniciosa e diffusa rassegnazione allo stato di emergenza permanente dove tutto sembra inevitabile, anche la crisi economica. Ma è una menzogna: il destino dell’umanità è nelle nostre mani. Bellet lo ha capito bene. Lasciamo che lo spieghi anche a noi.


M. Bellet, Non sono venuto a portare la pace. Saggio sulla violenza assoluta, ed. Messaggero di Padova, 2012, pp. 160, euro 13.

Articolo precedenteLeggere e scrivere. Due nuovi libri Erickson sulla formazione dei bambini
Articolo successivoRomanzo comunale
Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.