Pubblichiamo tre poesie di Valeria Bellagamba, tratte dall’antologia curata da Fabio M. Serpilli Giovani poeti leggono… Carlo Antognini, Pequod, 2007.
Ringraziamo l’Autrice e la casa editrice (www.pequodedizioni.it) per aver concesso la pubblicazione.
VERSO UN’ALTRA STAGIONE
Il vento passa,
liscio
accarezza la fine
dell’estate,
sulla pelle un brivido.
Scivola via
la luce dei giorni,
le ombre
hanno messo i trampoli.
Leggere coperte
sui freschi ricordi.
Ripongono gli affetti
le partenze.
Sulle labbra
una nuova stagione
attende il vino nuovo.
GUIDA NOTTURNA
L’auto si tuffa nell’oscurità
scivola veloce sull’asfalto,
inghiottita dalla strada.
Scorrono cartelli stradali,
alberi, case, lampioni.
Il ronzare regolare del motore
rassicura della sua presenza.
Si galleggia sospesi
nella corsa solitaria.
Le luci fisse sul cruscotto
a segnare tempo e spazio.
Può risuonare la musica
come eco che giunge lontana
o come fragore opprimente
che fa vibrare la carrozzeria.
Ma è un solido silenzio
quello che prevale,
stringe ogni cosa
con il suo peso nero.
Si guarda più in profondità,
dritto verso il punto di fuga.
L’UOMO DEL FIUME
Hanno visto l’uomo del fiume
ormeggiare la sua barca
presso il vecchio pontile.
Era carica di storie lucenti,
s’agitavano come pesci,
azzurri, viola e argentei.
Gocciolavano acque gelate
di antiche sorgenti segrete,
recavano in sé il ricordo
di vite smarrite nel buio.
L’uomo raccoglieva le storie
per condurle ai confini del mondo,
procurava cibo prezioso
a povere menti in esilio.
Camminava insieme ai suoi canti
intessendo melodie suadenti,
diffondeva la gioia dolente
sulla lunga via per il blu.
Presentazione del curatore Franco M. Serpilli
Una poesia di segno positivo quella di Valeria Bellagamba, residente in Senigallia, apparsa alla poesia quasi per caso ed ora impegnata in grado maggiore di consapevolezza.
Nel panorama odierno è una rarità una poesia come quella di Valeria, intenta a scoprire esiti di speranza e umanità dove la maggior parte degli scrittori scorge solo contraddizioni e insanabili rotture in un universo di catastrofi più o meno annunciate.
La Bellagamba scorge nel mondo, e persino nell’uomo, un filo, magari esile, che lega l’essere e le esistenze. E la sua penna cuce sicure trame nel “textus” di vita e parole. E il dolore, il male? Sono forse essi che mettono a repentaglio questa profonda unità? In ogni caso la risposta è ancora una volta positiva poiché spinge alla compassione, non sconforto e disperazione.
Come le parole così le mani: “Le mani sicure/ si muovono veloci,/ riordinando i giorni/uno dopo l’altro”.