(voce di Luca Grandelis)
Recenti episodi di cronaca hanno evidenziato quanto le imprese possano cagionare danno alla società. La ricerca del profitto o meglio del “more and more profit” ha influenzato l’agire dell’impresa trasformandola quasi in un “mostro”. Ridurre i costi per aumentare i profitti significa optare per comportamenti scorretti nei confronti di numerose categorie di soggetti (dipendenti, clienti, stato, fornitori, etc.). Ma affermare che l’unico obiettivo delle imprese è “fare profitti” è come dire che l’unico obiettivo per le persone è mangiare. Ciò, come noto, non è corrispondente al vero.
Il profitto, cosìccome l’alimentazione, rappresenta uno strumento per il perseguimento di altri obiettivi. Ed è questa la nuova consapevolezza per le imprese! Il profitto non è un fine, ma un mezzo. Le imprese lungimiranti hanno già compreso da tempo che si sta attuando un’inversione di tendenza. Le imprese che saranno premiate dal mercato sono quelle che comprenderanno che il loro ruolo non è quello di “mostri” per competere, ma di veicolo di sviluppo socio-economico per le comunità nelle quali si trovano inserite.
Le imprese più accorte sono quelle che puntano al perseguimento di obiettivi di natura sociale, rispondendo al vincolo di economicità. Le imprese vincenti sono quelle che permettono l’ingresso di principi e valori etici al loro interno. Gli imprenditori degni di tale denominazione sono coloro che valorizzano la conoscenza e l’intelligenza delle persone, che rispettano l’ambiente in un’ottica di sviluppo sostenibile, che adempiono agli obblighi di natura fiscale, che soddisfano le obbligazioni nei confronti dei propri creditore, etc. I bravi imprenditori sono quelli che comprendono che l’impresa non è avulsa dalla realtà, ma che è inserita in un sistema costituito da persone. E in quanto tale, questo sistema va rispettato, valorizzato e promosso.
Solo così, in un futuro ormai prossimo, si potrà sperare in un miglioramento sociale spinto dall’agire imprenditoriale.