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(voce di Luca Grandelis)C’è chi preferisce non vedere ciò che ha davanti. Chi non accetta la realtà. Chi ama fingere che le cose non siano come sono. Chi nega l’evidenza. Chi continua ad accanirsi alla ricerca delle «cause del problema» anche quando è chiaro che certe cose non sono più – e da anni – un «problema». Non ci si illude che ciò possa cambiare: costoro ci saranno sempre. Quello che può cambiare – grazie al risultato scientifico, ai dati statistici, all’osservazione diretta, alla capacità d’ascolto e d’empatia – è il nostro pregiudizio.
In primo luogo, quello sull’omosessualità. Ci aiuta a chiarirci le idee (e a far piazza pulita di tanti stereotipi) l’ottimo libro di Antonella Montano ed Elda Andriola, Parlare di omosessualità a scuola. Riflessioni e attività per la scuola secondaria (ed. Erickson, 2011). L’omosessualità non è una malattia mentale; non va curata; non è un fattore che esponga maggiormente alla pedofilia e, soprattutto, non è una scelta. A quanto ne sappiamo oggi (sulla base degli studi clinici internazionali, dei quali il libro abbonda) l’omosessualità è il prodotto di «complesse interazioni di fattori genetici, biologici, psicologici e culturali». Qualcosa insomma che non si può ridurre al solo rapporto con i genitori, a una mera preferenza sessuale o a delle «amicizie sbagliate». Gli studi mostrano che l’evoluzione delle tendenze omosessuali nell’individuo comincia a maturare già nella prima infanzia e che è fondamentale per i soggetti l’accettazione da parte della famiglia (che quasi sempre, purtroppo, per cause culturali o emotive anche comprensibili, arriva tardi o mai).
Il libro ha un approccio teorico solido e convincente, ma si pone in primo luogo un intento pratico: «cosa vuol dire per un giovane gay o una giovane lesbica subire quotidianamente atti di violenza verbale o fisica perpetrati da eterosessuali? Com’è la loro vita? Come ci si sente a essere eslcusi e vittimizzati? L’intento del nostro libro non è rispondere a queste domande, ma contribuire a far sì che domande di questo tipo in futuro non esistano più».
In quest’ambito, subito dopo la famiglia, è la scuola ad avere un ruolo preponderante: per la quantità di tempo trascorsa fra i banchi, per la centralità e la frequenza dei rapporti con i coetanei (soprattutto nell’adolescenza). Per questo motivo la seconda metà del libro è dedicata ad «Attività e schede operative», da utilizzare in classe per parlare di omosessualità, fugare i preconcetti, fornire strumenti per fronteggiare l’ostilità degli altri.
Scritto esplicitamente per «educare alla diversità e al rispetto», il libro si rivolge – con la chiarezza e l’incisività proprie delle edizioni Erickson – ad insegnanti, alunni, genitori.
A. Montano, E. Andriola, Parlare di omosessualità a scuola. Riflessioni e attività per la scuola secondaria, ed. Erickson, 2011, pp. 130, euro 17,50.