Il deputato socialista Agostino Berenini presentò nel 1901 insieme ad Alberto Borciani, una proposta di legge sul divorzio, proseguendo così un’attività che era iniziata in Parlamento con le iniziative di Salvatore Morelli (vedi in questa stessa biblioteca Manuzio). I tempi erano ristretti perchè, nonostante l’approvazione negli uffici della Camera, la proposta di legge non poté essere presentata in discussione in aula.

Il seguente Progetto per l’ordinamento della famiglia presentato il 20 febbraio 1902 dal governo Zanardelli – che prevedeva il divorzio in casi più circoscritti rispetto al progetto Berenini-Borciani – fu comunque bocciato alla Camera anche se appoggiato dal Berenini stesso. Il progetto fu bocciato il 16 dicembre 1902 osteggiato da una relazione di Salandra tutta incentrata sul concetto di coscienza storica dalla quale scaturiva l’istituto del matrimonio indissolubile così come organizzato nel codice civile italiano: «l’indissolubilità assoluta non fu un’invenzione del legislatore; fu un ideale trasmessogli dalla coscienza del paese per una lunga tradizione di secoli.» Inoltre veniva manifestato il timore di una spaccatura del paese tra il nord, dove l’idea del divorzio riscuoteva consensi più ampi e il sud decisamente contrario. A tal proposito Mark Seymour, autore nel 2006 dell’interessantissimo studio Debating Divorce in Italy. Marriage anf the Making of Modern Italians, non manca di sottolineare che il numero di mogli ammazzate a Palermo e a Napoli stava a dimostrare come il problema del divorzio fosse risolto sbrigativamente in quelle zone facendo a meno dei cavilli legislativi.

Berenini convinto che i tempi fossero maturi si era dato molto da fare anche con comizi su tutto il territorio nazionale per smuovere l’opinione pubblica e aveva pensato che il romanzo biografico di Anna Franchi avrebbe potuto sbloccare molte indecisioni nella direzione da lui voluta. Ne conseguì che il romanzo fu scritto in maniera affrettata e la scrittura ne risente di certo. Berenini stesso ne scrisse la prefazione. Federico De Roberto scrisse, in una recensione dell’agosto 1903 pubblicata sul periodico “La giostra”: «Tutta presa dalla tesi, l’autrice bada invece non tanto a produrre un’impressione estetica quanto a dimostrare l’urgenza di un provvedimento sociale». Per quanto detto sopra è chiaro che l’intendimento dell’autrice è principalmente di tipo ideologico-propagandistico e la tesi è quella dell’impossibilità della lotta da parte di una donna verso le istituzioni. Tuttavia più di un brano del romanzo risulta, a mio avviso, efficacissimo anche dal punto di vista letterario; ad esempio il dialogo tra Anna e l’avvocato che dovrebbe difenderla nella causa di separazione adoperando una tecnica che potremmo definire teatrale, trasmette con grande forza le emozioni della donna di fronte all’ottusità della legge e lo fa con uno strumento che è squisitamente letterario. Ad ogni obiezione di Anna, che al termine di anni costellati da comportamenti irresponsabili e disgustosi da parte del marito, trova invece l’amore “disonesto” in un uomo sincero, leale e affettuoso, l’avvocato ripete in maniera ossessiva «non importa, il fatto esiste». Anna può fare e dire quello che vuole ma la colpa resta la sua. Il maschio qualunque cosa faccia, sia sotto l’aspetto dell’attività sessuale, sia per ridurre in miseria la famiglia e dissipare il patrimonio della moglie, si trova costantemente protetto dalla legge, mentre la moglie deve sempre e comunque essere fedele. La vita matrimoniale della coppia Anna-Ettore è fin dalle sue prime battute costellata dalla violenza sul piano sessuale mettendo in luce la completa indifferenza del maschio per la sensibilità e la fisicità della propria compagna. La natura autobiografica del romanzo è minimamente mimetizzata solo cambiando i cognomi dei protagonisti (i nomi restano quelli reali).

Il romanzo parte da un quadro dell’infanzia di Anna dal quale già traspare la sua voglia di vita e di sincerità, la sua lealtà con gli amici ma anche verso i genitori. Conosciamo quindi il suo piccolo amico Icilio la cui amicizia le verrà sottratta anni dopo da una delle tante imposizioni egoistiche del marito. Appena sedicenne Anna sposa il suo maestro di musica Ettore Streno e inizia quindi un calvario fatto di approcci sessuali arroganti e aggressivi, malattie veneree susseguenti a continui tradimenti, false accuse e aggressioni verbali fino al sottrarle i figli ai quali tuttavia deve continuare a provvedere lei dal punto di vista economico, vista la propensione scialacquatoria di Ettore e i suoi vizi di ogni genere. L’illusione d’amore crolla subito, fin dalla prima notte di nozze, vissuta come uno stupro:

«La prese brutalmente, violando quella purezza che gli si abbandonava quasi con incoscienza, la prese spudoratamente, nulla attenuando con gentilezza amorevole, senza risparmiarla, mentre la poverina, angosciata, accettava quel maschio che nella rovina del corpo verginale le rovinava l’anima non ancora schiusa alle forti, alle vere sensazioni d’amore, a quelle sensazioni che nell’amplesso danno il completamento, danno l’oblio dell’essere che quasi si annienta per confondersi in un solo spasimo dolce con la creatura desiderata.

«Passata dalla completa verginità dei sensi e dell’anima a quella violenza di desiderio brutale, mal sapendo di amore, tolta d’un tratto dall’idealità vaga che le aveva cullato la mente giovane in sogni così enormemente diversi, quella cruda realtà la spaventò, la disgustò, le diede lo schifo invincibile che proviene dalle cose luride.»

Il racconto si svolge quindi attraverso questa sofferenza fisica e morale, tra le contraddizioni che da un lato spingerebbero Anna alla cura dei figli (che vengono affidati alla nonna materna finché il padre non ne reclamerà due su tre supportato dalla legge e rifiutando il terzo con il pretesto di una ennesima falsa accusa) e dall’altro cercando di partecipare attivamente alla vita artistica del marito, continuando a seguirlo pur sentendosi emotivamente e sentimentalmente sempre più lontana. Nasce però una nuova consapevolezza che si concretizza in un risveglio intellettuale e artistico; anche questo porta però lo scontro, inaspettato per l’ingenuità di Anna, col mondo prevaricatore del maschio. Il successo della sua prima rappresentazione teatrale si trasforma quindi in un nuovo trauma emotivo causato da un impresario più interessato in modo malsano a lei che al frutto del suo ingegno. La conquista di spazi in un mondo e in una vita più ricca di elementi artistici e intellettuali smuovono anche la vita del sentimento con l’incontro del musicista Giorgio Minardi che diventa una sorta di antitesi rispetto alla depravazione di Ettore. Ed è qui che Anna si scontra con il mondo della legge e dell’ipocrisia. Il suo nuovo nucleo familiare è felice ma illegale. L’ipocrisia e le malefatte del marito sono legali oltreché rispettate, mentre l’onestà è condannata sia dalla legge che dall’opinione pubblica. La punizione per Anna giunge a causa del fatto che è stata sincera e onesta e per aver voluto sottrarsi a un’esistenza degradante. L’aspetto ideologico del romanzo si manifesta appieno a questo punto attraverso il dramma dell’impossibilità per una donna di far valere le proprie evidenti ragioni di fronte alle istituzioni.

«Una madre colpevole, che vive con un uomo al quale né un prete né la legge l’hanno unita, non può essere una madre degna di preparare la vita ai propri figli.»

Non può che rassegnarsi, quindi; e il romanzo si chiude appunto con la rassegnazione di Anna di fronte al fatto della partenza per l’America di Ettore con i due figli più grandi.

Come già detto, la scrittura risente di una certa urgenza a dare il libro alle stampe. Il romanzo fu portato a termine dall’autrice in sole sei settimane. Abbiamo quindi scelto di conservare, oltre le accentazioni dell’epoca (come di solito nelle edizioni digitali Manuzio), anche concordanze sbagliate (tranne quando sono apparse come evidenti errori del tipografo),toscanismi, errata riproposizione di nomi di personaggi realmente esistiti, variazioni di forme equivalenti (es. vizî, vizi, vizii; deficiente, deficente etc.) proprio perché questa “incuria” resti a testimoniare l’importanza e l’urgenza che era stata attribuita al romanzo in vista della discussione alla Camera della proposta di legge sul divorzio. L’editore Sandron, dopo l’edizione del 1902, ha riproposto il romanzo di Anna Franchi dopo oltre cento anni nel 2016 corredato da importante apparato critico a cura di Elisabetta De Troja.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Non per aggredire colla lode brutale nel santuario della sua concezione artistica la gentile scrittrice, ma per corrispondere alla cortesia del suo invito, traccio poche linee di prefazione al romanzo. La critica serena, (è sempre serena la critica, anche quando romba per l’aria il nembo dei conflitti aspri e rinfocolati dai pregiudizi e dalla malafede!) giudicherà il libro e chi lo scrisse, cui auguro l’ammirazione devota degli spiriti liberi, come alla donna, che richiama l’attenzione distratta del pubblico sopra un caso doloroso che ne ha migliaia di simili, colla suggestione dell’arte fatta di lacrime versate e di pene ineffabili.
Oh, i filosofi! i giuristi, i canonisti, i saccenti!
Chiudano il libro della loro altissima scienza che è distillazione sopraffina di egoismi feroci e s’accostino, senza imbellettati e aristocratici pudori, alla vita che si vive!
Che delusioni e che débacle dei grandi, immortali, assoluti principii!
Qua la fragranza soave del perenne idillio: là il lezzo della tabe fetida: qua la gioia di due cuori avvinti nel nodo indissolubile dell’amore: là lo spettacolo repugnante e pietoso di due cuori lacerati dall’odio, costretti, nella cerchia di ferro della legale indissolubilità: ove l’eroismo di lotte diuturne combattute nella sacra alleanza di due anime pel divino ideale della famiglia; ove l’abbietta insidia d’ogni ora e la rissa volgare.

Scarica gratis: Avanti il divorzio di Anna Franchi.