Dove il vento soffia, la vela si orienta: il percorso di Meloni tra due nemici giurati riflette contraddizioni e dilemmi della politica contemporanea.
Premessa: il teatro internazionale
A) Marzo 2024: Giorgia Meloni, ricevuta alla Casa Bianca, viene salutata da Joe Biden con un gesto simbolico quanto paternalistico, un bacio sulla testa, immortalato dalle telecamere e dalle ironie social.
B) Dicembre 2024: a Parigi, Meloni cena con Donald Trump, il presidente eletto, che la descrive come una “fonte di energia”, lodandone il carisma.
C) Contestualmente, un think tank americano celebra il rapporto Meloni-Trump come la più importante connessione transatlantica per i prossimi anni.
Rapporto dialettico: il bacio di Biden e la cena con Trump
Le due scene non potrebbero essere più diverse, pur essendo separate da pochi mesi. Da una parte, Biden accoglie Meloni con un gesto che, al netto delle intenzioni, trasuda condiscendenza. Dall’altra, Trump la eleva a leader energica e strategica, evidenziando la sua centralità in un’ipotetica alleanza conservatrice globale. Eppure, Biden e Trump sono nemici giurati. Come si colloca Meloni tra questi due poli opposti?
Dove il vento la vela?
La cronologia evidenzia un problema cruciale: l’apparente malleabilità della politica estera italiana sotto Meloni. Il detto “Dove il vento la vela” si presta bene a descrivere una strategia che appare più reattiva che proattiva. Meloni sembra adattarsi al contesto senza una chiara visione di lungo termine, passando da un abbraccio “paterno” con Biden a una stretta “ideologica” con Trump.
Meloni: confusa, opportunista o fragile?
Il comportamento di Meloni solleva interrogativi sulla sua natura politica:
- Confusa: Il repentino spostamento di narrative suggerisce un’incertezza strategica.
- Opportunista: La premier sembra sfruttare ogni occasione, puntando a ottenere vantaggi immediati.
- Una banderuola: Meloni appare oscillare tra leader antagonisti, adattandosi senza coerenza ideologica.
- Fragile e intenerita da vecchi signori? La dinamica con Biden lascia spazio a questa interpretazione, ma l’approccio con Trump suggerisce una consapevolezza più calcolata.
La lente di Trump sull’Italia: la questione del think tank
Il ritratto dipinto dalla Heritage Foundation eleva Meloni a “sussurratrice” di Trump, quasi un ponte tra America ed Europa conservatrice. Tuttavia, ciò non chiarisce se questo ruolo sia un riconoscimento o una delega interessata: l’Italia rischia di essere percepita come un’appendice degli Stati Uniti, anziché un attore autonomo.
C’è una logica o una moralità?
La strategia di Meloni può essere interpretata come un esempio di realpolitik: adattarsi al contesto per massimizzare i benefici nazionali. Tuttavia, questa veste di “vestale della realpolitik” si scontra con l’assenza di una narrativa coerente. Se il vento smette di soffiare, una vela senza direzione rischia di fermarsi del tutto.
Conclusione:
L’Italia di Meloni cammina su un crinale sottile tra pragmatismo e incoerenza. È questa la nuova normalità della politica internazionale o il riflesso di una leadership ancora in cerca di sé stessa?