Carcere minorile
di
Antonio Ferrara
tempo di lettura: 3 minuti
Ero chiuso in una bara. Chiuso là dentro non sapevo se ce la facevo, mi mancavano l’aria, il vento, il sole.
Mi ricordai quando con Paco andammo a buttare il coltello dentro al fiume, e dopo l’erba spuntava fresca e tutta nuova, e respiravo forte con la bocca aperta, con l’aria che mi voleva entrare tutta dentro.
Con Paco, per non pensare a quello che avevamo fatto, prendemmo le pietre che c’erano per terra e le buttammo lontane dentro al fiume, e sotto ogni pietra c’era un verme che si torceva in fretta e noi li schiacciavamo tutti con il piede.
Con le luci spente adesso sembrava ancora più stretto, là dentro e, a sapere che la cella non la potevo aprire, mi venne solo voglia di sbattere la testa contro il muro.
Ma no.
Mica lo feci.
Lasciai stare.
Me ne rimasi là, me ne rimasi fermo steso sulla branda a guardare fisso il buio, e ci vedevo dentro mia madre e mia sorella sedute a tavola a mangiare. Ci vedevo mio padre che prendeva le chiavi e partiva con il camion. Il buio mi teneva ferme gambe e braccia, e allora mi giravo e mi rigiravo per non farmele tenere.
Stavo là e mi agitavo per niente, ero un ragazzo di quattordici anni prigioniero, come le mosche che d’estate acchiappavo e mettevo sotto il bicchiere rovesciato finché non morivano da sole. Il carcere era così, così, come un bicchiere rovesciato, come una bara.
In Italia e nel mondo, oggi.
Fine.
Troverai tanti altri racconti da leggere nella Mediateca di Pagina Tre (clicca qui!)
Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamo realizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione integrale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, video e tanto altro: https://www.liberliber.it/.
Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri. Fai una donazione: https://www.liberliber.it/online/aiuta/.