Accanto al Risorgimento raccontato con lo sguardo critico e disincantato dello storico si affianca il Risorgimento della tradizione poetica. Si tratta di un Risorgimento trasfigurato ed idealizzato che, al pari del mito, supera i contrasti della storia per celebrare ciò che un tempo rappresentò la ragione di vita di numerosi italiani: l’unità nazionale.

Giosuè Carducci è considerato il simbolo, “il vate” dell’Italia riunificata. Fu spettatore di tale avvenimento con spirito misto di entusiasmo e delusione dovuto al contrasto in lui latente di diverse tendenze politiche e culturali: l’apologeta delle imprese di Vittorio Emanuele si intrecciò intimamente sin dalle origini con il repubblicano giacobino cultore della tradizione democratica e rivoluzionaria di derivazione francese, e tale dualismo culminò nel 1870 in una crisi che portò il poeta ad una graduale conversione artistica e politica. Le idee repubblicane che avevano animato gli anni giovanili del Carducci mutarono in un lento riconoscimento dell’istituzione monarchica quale summa e unica realizzazione possibile degli ideali risorgimentali.

L’unità geografica di un paese non implica necessariamente che anche il suo popolo sia unito, questo al Carducci fu chiaro sin da subito; lo Stato era uno ma non si poteva affermare che fosse uno lo spirito che lo animava. Ecco perché il poeta, repubblicano all’antica, si avvicinò alla monarchia. Quale difensore dell’unità, egli scorse nel superstite repubblicanesimo un’insidia di dissidenza regionalistica. Volendo utilizzare le parole di Giovanni Spadolini, possiamo affermare che questo vate della ribellione si scopre per quello che è realmente: ossia “un conservatore intransigente dello Stato”. Una volta riunificato la penisola, l’azione del Risorgimento si sarebbe dovuta rivolgere alla creazione di un’identità nazionale e avrebbe dovuto fare degli italiani un popolo e dello Stato una struttura sociale, civile e militare paragonabile a quella delle grandi potenze europee. Carducci affida idealmente questo compito alla monarchia, conscio del fatto che gli ideali mazziniani sarebbero rimasti per un lungo periodo di tempo appannaggio di ristrette élites nell’ambito della società civile e dello Stato.

Le Letture del Risorgimento Italiano, di cui si pubblica l’introduzione, videro la luce alla fine del 1895.

Esse rappresentano il più grande tributo che il poeta potesse fare alla storia dell’unità nazionale; storia raccontata attraverso le voci e le testimonianze degli stessi protagonisti, attraverso un’antologia strutturata in due volume comprendenti un totale di centotrentacinque testi in prosa proposti al pubblico come monumento di una memoria condivisa quale elemento indispensabile per cementare l’unità della Nazione.

L’opera costituisce inoltre una rivoluzione nel campo degli studi risorgimentali poiché stabilisce nuovi canoni metodologici di ricerca. Carducci fu tra i primi a rompere lo schema ormai codificato che vedeva compiersi nell’arco temporale dal 1815 al 1870 il nostro riscatto nazionale. Egli infatti anticipò le origini del moto unitario al 1748, anno del trattato di Aquisgrana, con il quale si inaugurava un periodo storico denso di trasformazioni intellettuali, quel Settecento illuminista e riformatore in cui il poeta vide il germe del nascente Risorgimento. Il Carducci trattò l’unità con sguardo nuovo, non solo come un fatto politico – territoriale, bensì come un moto di coscienze di cui riteneva indispensabile individuare le radici morali ed intellettuali prima ancora di quelle diplomatiche.

Come si evince dall’introduzione, il poeta affrontò il periodo in questione ripartendolo in tre cicli ciascuno della durata di quarant’anni. Il primo, dal 1748 al 1789, “di pace, di riforme, di preparazione”; il secondo, dal 1789 al 1830, “di contrasto, di confusione, di aspettazione”; il terzo, dal 1830 al 1870, “di ravvivamento, di svolgimento, di risolvimento”. L’opera infatti non vuole fare la storia dell’Italia, bensì “la storia delle idee e della letteratura” che ispirarono gli ideali risorgimentali e che instaurarono lo spirito moderno “nelle produzioni della fantasia e del sentimento”. Il fine precipuo delle Letture è pedagogico, e Carducci si rivolge agli italiani per rinsaldare quei valori che, anni addietro, avevano spinto il popolo ad insorgere. Il fatto che l’opera venisse adottata nelle scuole come libro di testo fu fonte di immenso orgoglio per il poeta, poichè, attraverso la lettura di quelle pagine, i giovani italiani avrebbero affrontato lo studio dell’unità da una diversa angolatura, imparando ad apprezzare, prima ancora che le battaglie e gli eroi, le idee che di quegli eroi avevano mosso le imprese. Le Letture sono un inno ai valori insiti nella vicenda unitaria perché “né mai unità di nazione fu fatta per aspirazioni di più grandi e pure intelligenze”.

Sinossi a cura della Biblioteca del Senato della Repubblica “G. Spadolini”

Si ringrazia vivamente la Biblioteca del Senato della Repubblica “G. Spadolini” per aver fornito il testo in formato immagine.
Tale testo è disponibile su Internet Archive nella Collezione delle monografie della Biblioteca del Senato della Repubblica (https://archive.org/details/monografie-biblioteca-senato).

Dall’incipit del libro:

La storia delle idee e della letteratura del Risorgimento è la ricerca e l’esposizione dei contrasti e degli accordi fra le iniziative innovatrici e le tradizioni conservatrici nell’intento di restaurare o d’instaurare lo spirito moderno e l’impronta nazionale nelle produzioni della fantasia e del sentimento: storia contemporanea e consentanea all’altra d’una stessa restaurazione o instaurazione nelle dottrine filosofiche e morali e negl’instituti e ordini politici: comincia co ‘l 1749 e va fino al 1870. L’Italia non ebbe su ‘l finire del medio evo chi la riducesse a forte unità: nazione federale, non potè resistere all’urto delle unità monarchiche le quali d’ogni parte la circondavano e avean bisogno di espandersi nella conquista per far dimenticare la libertà: quindi per un corso di anni [1494-1559] contrastato il dominio tra Francia e Spagna, poi [1559-1700] il predominio spagnolo. L’età che corse tra il 1700 e 1748 rassomiglia a quella tra il 1494 e 1559. S’apre co ‘l 1700 la guerra per la successione di Spagna che finisce ai trattati di Utrecht e Rastadt [1713-1714], con escludere li spagnoli dalla penisola, con dare a casa d’Austria Napoli Sardegna Milano, con diminuire i piccoli stati e crescere il dominio e il titolo di casa Savoia.

Scarica gratis: Letture del Risorgimento italiano di Giosuè Carducci.