Siamo nel 1860, da oltre un mese Garibaldi e i suoi mille sono sbarcati in Sicilia, ed hanno conquistato l’isola, sconfiggendo l’esercito borbonico a Calatafimi e poi a Palermo. Victor Hugo è in esilio, da otto anni, e nell’isola inglese di Jersey pronuncia questo discorso in onore di Garibaldi. Il discorso viene prontamente pubblicato – quasi un instant book – nello stesso anno da un editore di Siena.

Repubblicano e democratico, Hugo fu un convinto sostenitore del Risorgimento italiano che appoggiò con il suo lavoro di scrittore e a cui diede sostegno morale e finanziario. Nei successi di Garibaldi vedeva una chiave per sconfiggere l’alleanza dei regimi reazionari:

«Oh si consolino dappertutto i sofferenti, si rassicurino gl’incatenati! Tutto ciò che avviene adesso non è che logico. Sì, ai quattro venti dell’orizzonte, speranza! Che il mougick, che il fellah, che il proletario, che il paria, che il negro venduto, che il bianco oppresso, che tutti sperino! Le catene sono come una rete: esse si tengono tutte, ma una rotta, la maglia si disfà. Da ciò la solidarietà dei dispotismi; il Papa è, più di quel che si creda, fratello del Sultano.»

Nel suo discorso fu buon profeta nel prevedere la caduta del Regno dei Borboni, meno buono nel prevedere a breve termine il completamento dell’unificazione d’Italia con Roma e Venezia. Nel suo entusiastico discorso descrive gli ostacoli che potrebbero impedirlo:

«Guardate a che è ridotta la resistenza in Europa: la paralisi invade l’Austria e la rassegnazione la Russia.»

Ma sarà invece proprio la Francia, che non aveva citato, la Francia del suo nemico Napoleone III, che contrasterà al nuovo Regno d’Italia la possibilità di liberare Roma dal governo pontificio. Solo alla sua caduta, dopo la guerra persa con la Germania nel 1870, Roma divenne la capitale del Regno.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Una grande riparazione si fa: gli stranieri che prima o non avevano fede o insultavano ai dolori d’Italia, ora vendicano i suoi diritti, benedicono al suo risorgimento. La stampa estera è tutta un inno d’apotèosi per il nostro fremito di vita novella, per i fatti maravigliosi del più ardito e felice Capitano del tempo moderno. Garibaldi tira a sè i pensieri e gli affetti d’Europa: e chi gli gettò in viso la nota del disonore, o tace adesso, o fa plauso; il Pirata è riuscito un Eroe.
Quale Italiano può leggere senza commuoversi le generose e bollenti parole, che Victor Hugo manda dalla terra d’esilio alla nostra carissima Patria? Forse la caricata vivezza delle tinte, la scapigliata fantasia ci faranno men bello l’affetto che le ispirò? Oh noi sentiamo il bisogno di riscaldarci alla fiamma divina di amore, e non d’insterilirci l’animo al gelo sofistico della critica! Le mosse rapide, le stupende vittorie di Garibaldi volevano uno stile di fuoco; a descrivere un’epopea occorreva un’altra epopea.

Scarica gratis: Discorso a benefizio della Sicilia di Victor Hugo.