Un testo rigoroso e logicamente ineccepibile, nonostante però, molti critici lo definiscano addirittura agile e vivace, riferendosi allo stile del Croce, proporlo ai lettori italiani del XXI secolo come un libretto da leggere magari sotto l’ombrellone c’è da considerarsi dei cinici sintomatici.

La distinzione tra immagine e concetto, così ampiamente sviluppata nel testo, illumina proprio oggi sui limiti posti all’attuale sviluppo dell’intelligenza artificiale a cui è negata la possibilità di passare dall’una all’altro in modo “personale” e neppure il passaggio contrario le è concesso di praticare, nonostante sembri che le nostre richieste siano fatte con indicazioni generali le risposte scaturiscono per forza di cose dall’analisi di parole particolari, proprio come i motori di scacchi analizzano ogni posizione come unica contro cui esistono diverse risposte corrette e mai come uno stile di gioco a cui opporre uno stile antagonista.

Lo studente di filosofia invece che fosse giunto al Croce dopo le acque tempestose in cui l’han fatto navigare il Kant e l’Hegel, pur occupandosi del giudizio da dare sulle affinità e la diretta consequenzialità dei ragionamenti dei primi due che continuano pressoché ininterrotti nel nostro, apprezzeranno sicuramente lo bello stile del Croce libero dalle incrostazioni deformanti che lasciano le traduzioni sui testi in lingua straniera.

C’è anche “ante litteram” una delicata e raffinata concessione alla parità di genere. Sarà stata una scelta etica o una breccia nel marmoreo cuore dell’imperturbabile e severo professor Benedetto Croce?

Lasciamo ai lettori la libertà della ricerca.

Sinossi a cura di Luca Alzetta

Dall’incipit del libro:

Alla domanda: – Che cosa è l’arte? – si potrebbe rispondere celiando (ma non sarebbe una celia sciocca): che l’arte è ciò che tutti sanno che cosa sia. E, veramente, se in qualche modo non si sapesse che cosa essa è, non si potrebbe neppure muovere quella domanda, perché ogni domanda importa una certa notizia della cosa di cui si domanda, designata nella domanda, e perciò qualificata e conosciuta. Il che riceve una riprova di fatto nelle idee giuste e profonde, che si odono sovente manifestare intorno all’arte da coloro che non fanno professione di filosofia e di teoria, dai laici, dagli artisti non amanti del ragionare, dalle persone ingenue, perfino dalla gente del popolo: idee che talvolta sono implicite nei giudizî che si recano intorno a singole opere d’arte, ma che tal’altra prendono addirittura forma di aforismi e di definizioni. Accade di pensare che si potrebbe fare arrossire, sempre che si volesse, ogni orgoglioso filosofo, il quale stimasse di avere «scoperto» la natura dell’arte, mettendogli sotto gli occhi e facendogli risonare agli orecchi proposizioni scritte nei libri più comuni e sentenze della più ordinaria conversazione, e mostrandogli che già contengono, nel modo più chiaro, la sua vantata scoperta.

Scarica gratis: Breviario di estetica di Benedetto Croce.