La Vergine ardente è un romanzo di forti passioni, sottili e pregnanti indagini psicologiche e soprattutto vibrante femminilità. È la storia di tre sorelle, Elena, Edith e Micaela, figlie di un operoso ingegnere e rimaste orfane di madre in tenera età. Legatissime nella loro età adolescenziale, saranno separate successivamente da una vita segnata per due di loro da passioni turbinose.

L’ambientazione si snoda tra Brescia, la campagna bergamasca e Milano. L’autrice nel narrare la vicenda delle tre sorelle pare sottolineare continuamente come le profondità dell’anima femminile siano raramente comprese dai maschi, la cui sensibilità appare sempre più epidermica, direttamente identificabile con il desiderio. Elena, di più spiccate tendenze intellettuali diventa scrittrice, ma tende all’amore in un sogno vertiginoso.

La sua prima passione viene delusa e si trova già sulle soglie dei trent’anni ancora senza marito. Edith percorre un sentiero di vita più convenzionale e il suo compagno, Mario Bardi, è semplicemente un galantuomo, raro da incontrarsi non solo nella realtà ma persino nei romanzi. Il loro orizzonte è una vita sostentata da attività agricola agiata e semplice coronata da una serena maternità. Edith è la donna del focolare e dell’amore domestico. Micaela, la più piccola, è meravigliosamente istintiva; al contrario della maggiore Elena, che ha per la sorellina sentimenti quasi materni, non analizza ma “sente” e nel suo istinto troviamo la bellezza delle cose, della natura, delle stagioni.

Il centro del romanzo non può quindi essere Edith – i popoli felici non hanno storia e le anime serene non attraggono l’attenzione del romanziere – la cui casa è solo il teatro della vicenda che coinvolge le altre due sorelle e, tra loro la figura di un amico di Mario Bardi, il conte Elia Serti ospite della villa contemporaneamente alla visita di Elena e Micaela. Elia Serti è personaggio complesso, mistico e sensuale, cattolicissimo e alla ricerca della bellezza nel pensiero e nella forma, tentato dalla attività politica soprattutto in funzione antisocialista; è portatore tuttavia di una nostalgia d’amore e di un bizzarro spirito filosofico. Micaela, che lo conobbe di sfuggita anni prima, è innamorata di lui e lui stesso si convince che proprio Micaela sia per lui l’anima sorella. Ma Micaela ama, ma contemporaneamente ha paura d’amare. La profondità del suo animo trema di fronte alla passione. Ma gli scontri tra Elia e Elena, che è portatrice di un pensiero libero e di forte femminilità, che non ha necessità del conforto della religione, ed è disponibile ad essere creatura di passione, si trasformano presto in reciproca attrazione e in accecante amore. Si passa quindi da questo tipo di schermaglia:

— Come mai – domandò serio e dolce – una donna può non essere religiosa?
— Come un uomo.
— Oh, no! La donna deve essere ispiratrice e consolatrice: essa non può senza religione rispondere a questi alti fini, pei quali fu dalla Somma Sapienza creata.
— Ella vuol dire che questo è il suo giudizio. Per me invece la religione è un accessorio. […]

Al progressivo ma abbastanza rapido raggiungimento di questa vertigine dei sensi:

— La mia dottrina?! È l’amore. Amare e godere. La vita è di un’ora e offre un solo attimo di felicità. Nè tutti lo colgono. È vero che voi potete comprendermi? «Se colei che tu ami è la donna d’altri» dice la mia dottrina «e perfino se è tua sorella, ebbene amala perchè l’amore non ha impedimenti….» Potete voi comprendermi fino a questo punto?

Tutto questo porta inesorabilmente al crollo delle tre vite coinvolte, anche se con esiti diversi. Parlare di un romanzo non è anticiparne l’indice, scriveva Carducci. Quindi non mi dilungo nel descrivere la trama che sarà più coinvolgente se scoperta da chi legge pagina dopo pagina. La novità, per il 1914 – anno di pubblicazione di questo testo – consiste soprattutto nella rinuncia da parte dell’autrice alla descrizione di un consueto e banale adulterio borghese, che pure avrebbe potuto essere utilmente utilizzato per proporre le sue idee sulla femminilità; vuole cogliere invece gli aspetti inebrianti e strazianti dell’amore, inteso come strumento per sottrarsi alle meschinità quotidiane e spingersi verso l’ideale, spinti da un’aspirazione verso un’esistenza più profonda e coinvolgente. Tutto questo accantonando la preoccupazione di compiacere un potenziale pubblico con concessioni che avrebbero compromesso il valore dell’opera. Il temperamento lirico e artistico della scrittrice esce quindi da questa prova con pieno successo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Elena, Edith, Micaela….
Tali i nomi delle creature palpitanti nel mio spirito e che in tutti i miei atomi cantano note armoniose.
È la vita intiera ch’esse mi rivelano con le loro linee di bellezza, le ombre di peccato e la malìa di mistero. Io seppi il palpito più recondito del loro cuore, ignoto forse a loro stesse.
Forse il destino le fece vivere intorno a me per donarmi lo spasimo incoercibile di analizzare la loro sostanza e fissare la loro imagine.
Quale sentimento, istinto, pensiero o sogno muliebre, io non colsi nei loro triplici atteggiamenti?
Ora è Elena che mi seduce con le onde tumultuose d’arte della sua psiche mutevole, ora Edith che mi culla con la sua pacata armonia, ma più sovente l’Altra batte il suo ritmo recondito e mi sussurra col suo lento alzare di ciglia: Io sono immortale.
E tutta la loro vita mi è presente, come un colle ch’io contempli dal mare al cielo.
E devo dire di questo mare, che diede loro i natali, per descrivere l’atmosfera diversa nella quale i loro spiriti si agitarono.

Scarica gratis: La vergine ardente di Rosalia Gwis Adami.