L’Iliade è stata tradotta integralmente in italiano fin dal 1620, sia in versi sia in prosa. Questa di Romagnoli del 1924, in esametri e che risente di quella di Monti (1810), ebbe molte ristampe fino alla metà del ‘900. Oggi ancora gode di una certa importanza storica.

Nella pagina dedicata all’opera (vedere link in basso) è disponibile la sinossi a cura di Claudio Paganelli.

Dall’incipit del libro:

Cantami l’ira, o Diva, d’Achille figliuol di Pelèo
funesta, che agli Achei fu causa di doglie infinite,
e molte alme d’eroi gagliardi travolse nell’Orco,
e i corpi abbandonò preda ai cani, banchetto agli augelli.
Ebbe così compimento di Giove Croníde il volere,
dal dí che furon prima divisi da un’aspra contesa
l’Atríde re, signore di genti, ed Achille divino.
Quale or dei Numi alla lite li spinse, alla zuffa? Di Giove
fu, di Latona il figlio. Crucciato col re, su le schiere
un morbo ei suscitò maligno, e perivan le genti,
perché l’Atríde aveva lanciato l’oltraggio su Crise,
suo sacerdote.

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