Il romanzo di Giuseppe Antonio Borgese, I vivi e i morti, è stato pubblicato nel 1923, due anni dopo il noto Rubè. A differenza di quest’ultimo libro, pervaso dall’azione, da una scrittura vivace e dai tumulti politici, sociali e interiori che il giovane Filippo Rubè vive e affronta tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, I vivi e i morti è uno scritto “sospeso”, costruito intorno a poche vicende e ambientato in luoghi ristretti, quasi soffocanti, ma pacifici e rassicuranti.

Eliseo Gaddi, il protagonista quarantenne, è un intellettuale insoddisfatto che decide di lasciare la città per tornare a vivere nella cascina di famiglia, sita nella campagna padana, insieme all’anziana madre. Nelle prime pagine, Borgese delinea un’efficace descrizione del temperamento di Gaddi:

«Per eccellere negli studi o nell’azione gli era mancato certo l’ingegno, ma anche più di questo gli era mancata la concupiscenza di gloria e di potere. Nel giornalismo e nell’insegnamento non era stato che un passante, assai distratto […]. Per godere poi gli era mancata la franca crudeltà e la pieghevolezza del dilettante. Nè era tanto vanitoso da tenersi soddisfatto di quell’autorità che presso donne ed amici gli veniva dall’inedito, e dal non fare ombra a nessuno, e dal gusto che aveva di non nuocere, fosse pure con eccesso di parole e con giudizi avventati. Spesso andavano a lui per confidenze e consigli; e sapeva che con celia affettuosa lo chiamavano l’Oracolo […]. Pigro si riconosceva a volte, col sangue – avrebbe detto – troppo addolcito e un po’ grumoso nelle vene, forse stancato da una corruttela ereditaria. Ma più spesso avvertiva fluire una forza sana, che non chiedeva se non d’essere tradotta in uno sforzo non ingrato. Sicchè sempre e poi sempre s’era sentito attratto verso la terra con tutto il suo peso.»

La vicenda che dà inizio alle peregrinazioni spirituali di Eliseo (detto Elio) è la morte del fratello Michele, sanguigno proprietario terriero, a seguito di un litigio. Interessanti sono i rimandi a La coscienza di Zeno, uscito nel medesimo anno: l’inettitudine, lo scontro con una figura virile, la perenne inadeguatezza nell’affrontare la realtà. A differenza di Zeno Cosini, Gaddi decide di intraprendere un intenso percorso interiore, e la sua goffaggine è compensata da una sincera vocazione al misticismo e da uno slancio verso l’astrazione e il cielo. Fino alla prima metà del volume, Eliseo tenta di vivere come le persone che lo circondano, sperimentando nuove colture e tecniche agricole, ristrutturando un magazzino che adibisce a studio, frequentando e corteggiando una ragazza più giovane e di famiglia altolocata, … prove di vita comune destinate però al fallimento, per inazione, coscienza della propria età avanzata e un progressivo distacco dalla mondanità.

Le speculazioni teoriche del protagonista costituiscono il leit motiv della seconda parte del romanzo. Gaddi, dopo l’ennesimo fallimento sociale, si getta a capofitto nella lettura di testi filosofici e teosofici, in cerca di risposte circa la sua curiosità verso la resurrezione, non traendone tuttavia alcun beneficio:

«Perciò Elìo s’incolleriva quando uno di quei libri «mostrava la corda», tutto impostura e arido arbitrio, niente conoscenza, o almeno, che pur giova, ingenua speranza di conoscere. Fra altri, gli capitò un volume di gran formato e costoso, col titolo in rosso L’oltretomba rivelato; ed era rivelato davvero in tutte le più particolari minuzie, con le occupazioni quotidiane degli spiriti, e le loro gerarchie e regolamenti e perfino il loro modo di nutrirsi, tanto preciso, che al lettore nulla mancava tranne le fotografie delle città ultraterrene. Se ne adontò in tal modo, che buttò il libro, dopo averne letto cento pagine, nel camino acceso.»

Il punto di svolta nella vicenda mistica di Eliseo avviene a seguito di una seduta spiritica organizzata da amici, cui partecipa anche una misteriosa donna, Arianna Nassim, con presunte doti da medium. Gaddi, l’unico dei partecipanti alla riunione in possesso di uno spirito raffinato, sensibile ed autentico, dopo aver avuto la visione di sé stesso anziano, cade in uno stato comatoso e febbrile per quaranta giorni.

In questo lasso di tempo, di cui si possono cogliere anche accenni alla simbologia numerologica biblica, Eliseo riesce a vedere il mondo dei morti, incontrando e riconciliandosi finalmente con il fratello Michele. Da questa esperienza trascendentale e metafisica, Gaddi esce completamente fiaccato nel corpo ma rinnovato nello spirito, conscio ormai del suo destino terreno, intessuto di una solitudine consapevole e dal riposo dei vivi, in preparazione al risveglio dei morti.

Sinossi a cura di Elena Paniccià

Dall’incipit del libro:

«Eliseo Gaddi. Ricordi nella solitudine.
«Coi capelli ancora neri, con le forze della giovinezza quasi intatte abbandonare le lusinghe della vita cittadina e qualunque cosa fa vago e desiderabile il futuro; ritrarsi a meno di quarant’anni in questa campagna sterminata e piana, ove non è nulla che non ricordi la perpetuità del cielo e il breve tempo d’ogni cosa terrestre…..»
Rimase con la penna fra le dita, e mormorando fra le labbra cercava altre parole.
«…. questo congedo, quest’accettazione non so dire per quanta parte io stesso li abbia voluti, e per quant’altra me li abbia comandati la necessità, nè v’ha necessità senza dolore.»
Allora si alzò e mosse verso la finestra. Le imposte erano aperte, le persiane chiuse. Attraverso le stecche guardò la gran luce di maggio.
— No no – disse a se stesso percorrendo più volte la lunghezza della stanza – È ben strano ch’io mi metta a narrare per filo e per segno il passato. Un passato senza nè filo nè segno. Ora è tempo finalmente di vivere, non di scrivere. E scrivere per chi, dopo tutto? per che scopo?

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