Luigi Barzini, giornalista, inviato speciale e corrispondente da numerosi scenari di guerra, scrittore brillante ed ottimo osservatore, fu anche un abile narratore dei numerosi suoi viaggi intorno al mondo. Inviò reportage dall’Estremo Oriente, dal deserto di Gobi, dall’Argentina, dai Caraibi, …

In questo libro, Impressioni boreali (1921), il giornalista racconta il suo viaggio in Scandinavia (1920-1921) dove si era recato per passare poi nella regione che a breve sarebbe diventata il cuore dell’Unione Sovietica. Qualunque fosse l’intento ultimo del suo viaggio, è certo che l’autore seppe far fruttare al meglio l’occasione per dipingere un quadro del grande Nord a beneficio del suo affezionato pubblico di lettrici e lettori.

Nella narrativa di viaggio si mescolano elementi che, ben dosati e ben miscelati, permettono di ottenere opere di sicuro interesse. Tra le varie cose, certamente il viaggiatore e futuro narratore deve possedere una curiosità, che lo porterà a superare ogni difficoltà ed ogni ostacolo pur di arrivare alla meta. Egli deve inoltre possedere un grande desiderio di avventura, che lo sproni a cercare di superare ogni giorno i limiti, spingendolo sempre più su (o più giù), sempre oltre. Il paese oggetto del viaggio deve poi avere caratteristiche di originalità, di esotismo, di attrazione, tali da suscitare l’interesse di lettrici e lettori. Barzini ha certo tutto questo.

La Scandinavia sembra essere stata da sempre oggetto di grande interesse per gli italiani sia come viaggiatori, aperti poi a raccontare le loro esperienze, sia come lettrici e lettori a cacci di notizie. Nel 1432 un mercantile italiano naufragò nei pressi delle Isole Lofoten.

«Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana, partì, alla fine d’aprile del 1431, da Creta per le Fiandre […] con un carico di vino malvasia, spezie, cotone e altre preziose mercanzie di provenienza mediorientale. Al largo delle coste della Spagna settentrionale, la nave fu colta da una terribile tempesta e gli uomini furono trasportati, dopo settimane di navigazione alla deriva, fino alle isole Lofoten in Norvegia […] dove naufragarono […]. Tratti in salvo da alcuni pescatori, prima di rientrare, […] Querini e i superstiti dell’equipaggio furono ospiti di una comunità che nei diari viene descritta “pura e generosa” per un periodo che viene definito “100 giorni in paradiso”.» (Dal sito dell’Ambasciata italiana ad Oslo: https://amboslo.esteri.it/ambasciata_oslo/it/ambasciata/news/dall_ambasciata/2020/08/il-naufragio-di-pietro-querini.html)

A questa vicenda si fa risalire anche l’inizio del fiorente commercio in Italia dello stoccafisso e del baccalà, ma questa è un’altra storia. Da allora si moltiplicarono i traffici commerciali, le visite ufficiali, i viaggi di studio e di puro e semplice piacere, che generarono interessanti narrazioni. Cerchiamo di scoprire se qualcosa si trova qui in Liber Liber.

Per prima cosa segnalo il Viaggio settentrionale (pubblicato postumo nel 1700), straordinario resoconto di viaggio attraverso le attuali Svezia, Norvegia e Finlandia di Francesco Negri (1623-1698), presbitero, esploratore e scrittore.

Ė passato un secolo e in Liber Liber troviamo il Viaggio al Capo Nord fatto l’anno 1799 di Giuseppe Acerbi (1773-1846), esploratore, scrittore, archeologo, naturalista ed anche musicista. Sembra che questo sia stato il primo viaggio via terra per arrivare a Capo Nord. Tuttavia non possiamo averne la certezza.

Un interessante resoconto fu fatto da Paolo Mantegazza (1831-1910), fisiologo, patologo, antropologo, viaggiatore e romanziere. Di lui ci sono altre opere in Liber Liber ma non Un viaggio in Lapponia coll’amico Stephen Sommier (1881), viaggio che avvenne nel 1879. Segnalo che lo stesso Stefano Sommier (1848-1922), botanico, geografo e antropologo italiano, nel 1885 si recò di nuovo in Lapponia e raccolse poi le sue lettere ai nipotini in un libro dal titolo Viaggio d’inverno in Lapponia (1887). Speriamo di colmare queste lacune ed offrire a lettrici e lettori anche queste due opere.

Il viaggio di studio, di piacere, di lavoro di Barzini in Scandinavia, sempre assistito dal suo Baedeker, tocca due Paesi in particolare, la Danimarca e la Svezia. La prima cosa che colpisce il giornalista è lo stato di generale benessere che trova in questa regione, a pochi anni dalla fine della Prima Guerra mondiale. La Danimarca e la Svezia avevano scelto di essere neutrali, quindi non subirono direttamente i danni di un’invasione. Ma si trattava comunque di nazioni con una economia assai modesta. Per arrivare ad una certa prosperità, entrambe hanno puntato sull’educazione. Alla base del benessere “C’è l’istituzione di un sistema di educazione pubblica così diffuso e razionale da far della cultura un’ambizione di popolo.”. Espressione illuminante.

«Bisognava cominciare con l’educare il cuore delle masse, renderlo accessibile, dissipare le diffidenze naturali della plebe verso la cultura, aprire gli animi ai contatti con la scienza, creare il rispetto e la venerazione per il sapere, formare una ricettività all’istruzione piena di fede e di volontà.»

Sono estremamente interessanti le pagine sulla descrizione del sistema scolastico e sull’ignoranza come pericolo per la Democrazia, una volta arrivati al suffragio universale:

«Si è tutti d’accordo nel considerare la politica come una delle scienze più difficili, poichè include un po’ tutte le scienze, e non verrebbe in mente a nessuno di affidare la politica di un paese ad una persona notoriamente ignorante: tanto più pericoloso sembrerebbe affidarla a moltitudini ignoranti, l’ignoranza di mille essendo eguale all’ignoranza di uno moltiplicata per mille. È pur quello che si è fatto in paesi che non hanno provveduto alla scuola.»

Barzini scrive anche della emancipazione delle donne dalle “loro occupazioni tradizionali, così discrete, così intime, così femminili, così all’ombra” come fattore di progresso, e rivendica la nascita della rivoluzione femminista proprio in Scandinavia, grazie all’opera di Ellen Key (1849-1926).

Il giornalista è infine affascinato dalle deliberazioni dei governi, capaci sempre di grande lungimiranza e rapida capacità di azione, per migliorare le condizioni del popolo, per far avanzare le novità tecnologiche, per realizzare un reale progresso civile, pur mantenendo salde le tradizioni ed i costumi.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

DOMENICA DANESE.
Doppia festa oggi a Copenaghen: perchè è domenica e perchè c’è il sole. Cioè non esageriamo. Suppongo che si tratti piuttosto di una discreta imitazione del sole fatta per illuminare di tanto in tanto la Danimarca «a giorno». È delicata, tenue, e non disturba la sommessa armonia del paesaggio pallido che sarebbe dispersa dalla brutalità abbacinante di un sole vero.
Del resto, un Ersatz di sole produce una sufficiente illusione in questa fosca stagione nella quale io, italiano, riconosco ad occhi chiusi il Novembre, sebbene i danesi si ostinano a chiamarla Agosto per un ingenuo ossequio al calendario, o per darsi l’aria d’avere loro pure un estate completa. Questi paesi giovani imitano così coscienziosamente gli antichi nelle cose buone!
Si può dire che il mondo civile si divida oggi in due parti, la giovane e la vecchia: in una c’è l’imitazione di tutto, nell’altra c’è…. limitazione di tutto.
La comparsa del sole mette Copenaghen in letizia. Le strade si gremiscono; tutto il movimento va dal centro alla periferia; la popolazione sciama verso i giardini, verso i parchi, verso i boschi, verso il mare. Vado anch’io nella direzione di non so quale mèta periferica.
Ho la sensazione di trovarmi in un paese incantato dove, per magia, tutti (o quasi) siano giovani, rosei, freschi, ben pasciuti, con le tasche piene di corone, il cuore pieno di pace, il tutto avvolto in un esteriore di lusso. C’è una eleganza generale che sarebbe insopportabile se non fosse corretta da una delicata proporzione di cattivo gusto. Ah!… Ma sì….

Scarica gratis: Impressioni boreali di Luigi Barzini.