L’atto unico Il pievano è il primo dei testi teatrali composti da Augusto Jandolo, antiquario, poeta, drammaturgo, romanziere. Il “bozzetto drammatico in un atto”, edito nel 1903, è dedicato dall’autore al conte Gregorio Stroganoff (1829-1910), singolare figura di nobile e politico russo, uomo profondamente colto, che soggiornò per un certo periodo a Roma, nei suoi anni di maturità, in un magnifico palazzetto dove custodiva, da vero conoscitore, preziose opere d’arte ed una biblioteca di circa 30.000 volumi. Nelle sue memorie (Le memorie di un antiquario) Jandolo ne fa un cordiale e divertente ritratto, legato a certe statuine di Tanagra che erano passate di mano tra lui e il conte.

Il breve componimento, al contrario di altre opere di mano di Jandolo, non è in scritto in dialetto. Protagonisti sono un giovane pievano, che si è appena insediato nella modesta canonica, e un contadino che fu massaro del conte locale ed ora fa la vita di un ‘orso’, ritirato dal mondo con la figlia gravemente malata. La breve scena si svolge ‘ai giorni nostri’ in un imprecisato paesino della Sabina, legato all’infanzia del giovane sacerdote.

Il dramma, in brevi tratti profondi e commoventi, svolge i temi del pentimento, dell’infrangersi delle illusioni, delle relazioni tra padri e figli, della compassione e della conciliazione, senza indulgere ad alcun sentimentalismo. Jandolo sembra qui superare la sua prima prova nell’arte drammatica.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del testo teatrale:

Sacrestia severa e mistica della chiesetta di un villaggio alpestre. Tre porte laterali: quella a sinistra mette nellʼabitazione del parroco, di quelle a destra, la prima in chiesa, la seconda nella camera di Felicita. Lungo tutte le pareti un cassabanco alto di legno intagliato. In fondo, nel mezzo, una grande immagine della Vergine con mensola e vaso da fiori. In fondo, nell’angolo a destra, il cassabanco è rotto da una breve entrata che dà nell’orto. A sinistra una larga finestra con tenda turchina. Inginocchiatoio ampio sormontato da un grande crocifisso con avanti una severa lampada che scende dall’alto. A sinistra un piccolo canterano con sopra un quadro rappresentante il ritratto di un uomo anziano, coperto da una tendina. Pure a sinistra, quasi in mezzo alla scena, seggiolone a grandi bracciuoli, a fianco del quale si trova un piccolo tavolo con breviario ed altri libri liturgici: Un orologio a cassone. Uno sgabello. – È notte.
All’alzarsi della tela si udrà picchiare ripetutamente alla porta dell’orto. L’orologio suona le quattro. Dopo un po’ Felicita scende da destra.

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