La Storia d’Europa del secolo decimonono è un’opera di Benedetto Croce pubblicata nel 1932, in cui il filosofo e storico italiano analizza il processo storico che ha portato alla diffusione e alla affermazione della libertà come valore etico supremo nell’Europa dell’Ottocento. Croce contrappone la “religione della libertà”, nata dal pensiero moderno e dalla rivoluzione francese, alle altre religioni politiche che si sono opposte ad essa, come il cattolicesimo, l’assolutismo monarchico, il comunismo e il nazionalismo.

Scritta in pieno regime fascista, l’opera ha naturalmente una componente sottintesa di polemica politica verso il regime, che del resto l’autore aveva espresso negli anni precedenti, ad esempio come autore del Manifesto degli intellettuali antifascisti, e verso la chiesa Cattolica, che mise l’opera nell’indice dei libri proibiti.

Croce ripercorre gli eventi principali che hanno caratterizzato lo scenario europeo dal Congresso di Vienna alla prima guerra mondiale, evidenziando il ruolo della libertà nella formazione delle nazioni, delle istituzioni, della cultura e della società. Croce conclude con un appello alla difesa della libertà contro le dittature di destra e di sinistra che minacciano l’ordine europeo e la pace mondiale.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Alla fine dell’avventura napoleonica, sparito quel geniale despota dalla scena che tutta occupava, e mentre i suoi vincitori s’intendevano o procuravano d’intendersi fra loro e di procedere d’accordo per dare all’Europa, mercé restaurazioni di vecchi regimi e opportuni rimaneggiamenti territoriali, uno stabile assetto che sostituisse quello fortemente tenuto ma sempre precario dell’Impero della nazione francese, – in tutti i popoli si accendevano speranze e si levavano richieste d’indipendenza e di libertà. E queste richieste si facevano più energiche e frementi quanto più si opponevano repulse e repressioni; e le speranze presto si ravvivavano, e i propositi si rafforzavano, attraverso le delusioni e le sconfitte.
Erano in Germania, in Italia, in Polonia, nel Belgio, in Grecia e nelle lontane colonie dell’America latina, sforzi e moti di oppresse nazioni contro dominatori e tutori stranieri; o di nazioni e di mutilate membra di nazioni costrette all’unione politica con stati che dovevano la loro origine e conformazione a conquiste, a trattati, a diritti patrimoniali di famiglie principesche; o di nazioni tenute scisse in piccoli stati, che, per siffatto sminuzzamento, si sentivano impedite, fiaccate e rese impotenti alla parte che loro spettava di esercitare nella comune vita mondiale, e mortificate nella loro dignità di fronte alle altre unite e grandi.

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