Questo libro di memorie storiche del generale Cadorna, comandante in capo fino a Caporetto dell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale, fa seguito al ben più corposo La guerra alla fronte italiana, ed affronta argomenti oggi poco noti. Diviso in quattro parti, la prima descrive il piano di intervento a sostegno dell’esercito tedesco in Francia, preparato dallo Stato Maggiore italiano durante il periodo di neutralità, quando il possibile intervento italiano era previsto a fianco delle Potenze centrali.

La seconda parte descrive le preoccupazioni dello Stato maggiore per una possibile violazione della neutralità svizzera da parte della Germania, e la creazioni delle fortificazioni alla frontiera italo-svizzera ora note come “Linea Cadorna”. Una possibile violazione della neutralità svizzera da parte di Italia e Francia era esclusa non per ragioni morali, ma solo per ragioni pratiche, perché non avrebbe portato a vantaggi significativi.

Le ultime due parti descrivono episodi poco gloriosi (e quindi passati sotto silenzio) della guerra italiana: il disastro dell’esercito italiano in Libia, costretto ad abbandonare gran parte del territorio occupato sotto l’incalzare dei ribelli istigati dalla Turchia (che proclamò la “Guerra sacra”), e quello in Albania, dove l’esercito occupò Valona e Durazzo, anche con lo scopo di bloccare l’accesso all’Adriatico, e di dare appoggio all’esercito Serbo in fuga davanti agli austriaci. In entrambi i casi l’atteggiamento di Cadorna è quello di dimostrare, con dovizia di documenti, che la responsabilità dell’accaduto non era dell’Esercito (quindi sua), ma del governo, come in misura minore aveva già fatto con La guerra alla fronte italiana. L’opera fu pubblicata nel 1925, in pieno regime fascista, ed era facile attaccare con nomi e cognomi, Salandra, Sonnino e il generale Zuppelli, ministro della Guerra.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Il 27 luglio 1914, nel giorno cioè in cui io assumevo la carica di Capo di stato maggiore dell’esercito, la guerra era giudicata inevitabile in seguito alla nota-ultimatum del 23 luglio, dell’Austria-Ungheria alla Serbia. Difatti il 31 si ordina la mobilitazione generale in Austria-Ungheria ed in Russia. Lo stesso giorno la Germania invia l’ultimatum alla Russia perchè smobiliti e alla Francia perchè dichiari entro 18 ore se intende rimanere neutrale. Il 1° agosto la Germania, non ricevendo risposta dalla Russia, le dichiara la guerra e la Francia risponde all’ultimatum con l’ordine di mobilitazione generale.
La dichiarazione ufficiale di neutralità dell’Italia ‒ già preannunciata il 1° agosto da un comunicato dell’Agenzia Stefani ‒ ha la data del 2 agosto. Perciò, fino al 1° agosto, io avevo il dovere di considerare l’eventualità che l’Italia dovesse entrare in guerra contro la Francia a fianco delle potenze centrali, con le quali eravamo legati dal trattato della triplice alleanza.

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