Tra le attività meno note – ma non per questo meno interessanti – di Antonio Gramsci vi fu quella di critico teatrale. Nonostante sia uno degli scrittori italiani più tradotti e letti al mondo, in Italia si tende a relegarlo al ruolo di eroe dell’antifascismo, sottovalutando di fatto il grande contributo culturale che seppe dare in vari campi. Per anni fu critico teatrale per il quotidiano “Avanti” per il quale curava anche i corsivi che andavano sotto il titolo “Sotto la mole”. Gran parte di questi scritti sono stati oggi radunati in un volume – Il Teatro lancia bombe nei cervelli – a cura di Fabio Francione per le edizioni Mimesis. Per presentare questa edizione elettronica di due commedie di Sabatino Lopez, appartenenti al periodo ancora del successo ma con già segni di appannamento, ci è sembrato opportuno riesumare appunto quello che Gramsci ne scrisse al momento della loro rappresentazione a Torino nel 1918 e 1919. Mi pare che con garbo, obiettività e precisione Gramsci abbia individuato gli elementi essenziali di queste due opere teatrali, molto legate alla tradizione e al conformismo culturale, che, ricordiamo, furono scritte in una fase nella quale il teatro italiano stava vivendo un periodo di importante rinnovamento.

«Il passerotto di Lopez. Una concezione fortemente drammatica, che dovrebbe concentrarsi in un carattere centrale, ricco di interiorità passionale. L’azione invece è in sé, sparpagliata, organizzata solo esteriormente dall’abilità tecnica, che commuove coi ripieghi e con l’insistere su motivi elementari, diluiti sazievolmente. C’era una madre (Maria Teresa) che si consuma per un figlioletto nato da un’avventura, in un’ora di noia, durante un’assenza del marito. Si consuma disperatamente, nel dramma: confessare la colpa al marito, distruggere i legami famigliari esistenti tra lei, il marito e un figlio legittimo, o fingere quotidianamente, nel tormento e nell’angoscia. Stato drammatico vecchio, ma sempre vivo, sempre fresco come l’umanità che si rinnova e rinverdisce in ogni creatura umana: che il Lopez ha concepito con una certa vivacità, ma che il Lopez non ha espresso; che è rimasto una generalità, che si intravede, ma non si effettua. Tutta l’azione, fin dall’inizio, diventa una superfluità discorsiva: l’episodio soverchia il necessario, la banale convenzionalità strozza la commozione spontanea, la parola facile che descrive e analizza l’inutile, il secondario, sostituisce la parola che crea l’atto di vita prepotente. Maria Teresa si allontana, con un sotterfugio, dalla casa maritale, e si reca sul luogo dove l’amante è morto; ma non per visitare questo luogo si muove, bensì per avere un breve colloquio con l’aviatore che accompagnava l’amante nel volo mortale, e questo signore giunge per ringraziare tre donne per averlo assistito dopo la caduta. Così descrive la disgrazia e si fanno ipotesi su un bambino abbandonato (il passerotto) e si chiacchiera, si chiacchiera e il dramma si appiattisce in una monotona successione di scene assolutamente vane. La madre appare, sente e parla, così, di riflesso, sperduta in questa bambagia soffocante di dialogo senza nerbo, e la commozione che avrebbe dovuto scaturire dall’interno, viene solleticata banalmente coll’ingresso del bambino in scena. Gli altri due atti continuano la descrizione esteriore del dramma: si giunge alla conclusione per sentito dire, in un mescolio di stizza, perché pare che ad ogni istante la legnosità del burattino incominci a vibrare e a fremere, ed era una illusione, e il legno rimane legno, sorda materia che si articola per impulso esterno. I tre atti riscossero molti applausi, anche a scena aperta, per gli squarci declamatori, e furono eseguiti con rara finezza d’intuizione dalla Melato, dal Betrone e dall’Olivieri.» (11 marzo 1919)

«Sole d’ottobre di Lopez al Carignano. Sabatino Lopez è maestro nel far le bolle di sapone; sa opportunamente impiegare il corto respiro e sgranare dalla cannuccia, con ritmo uguale, quel tanto di bollicine tenui e fatue che accontenti il facile pubblico dei nostri teatri. Bonarietà, semplicità superficiale, dialogo facile, leggero, una pizzicatina alle corde del sentimento, un cartoccino di sale casalingo: nasce la commedia borghese, la commedia “per bene”, che sa quel che si dice e quel che si fa, educata, lisciata, profumata allo spigo e al cotogno.
I tre atti Sole d’ottobre, sono del Sabatino Lopez autentico; non ci manca neppure uno zinzino di volterrianesimo, coccarda dell’indipendenza intellettuale dei borghesi capi di famiglia che ricordano i tempi eroici del liberalismo da caffè. Un marito e una moglie, un suocero e una suocera, e un nipotino che fa diventar nonni i due vecchi: il marito ha tradito la moglie e i due nonni lavorano a risolvere il groppo: nel risolverlo bonariamente decidono di sposarsi e dare il buon esempio della convivenza coniugale. Un nulla, adorno di parole drogate per palati casalinghi, che è diventato qualcosa nella recitazione di Irma Gramatica, di Ernesto Sabbatini e degli altri bravi collaboratori della compagnia.» (28 novembre 1918)

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit della prima commedia Il passerotto:

ATTO PRIMO.
Estate. Le quattro dopo mezzogiorno. Una sala al pianterreno di una villetta nel Varesotto.
La signora Albini lavora a maglia per i soldati, Anna legge, Lisa sfiora i tasti del pianoforte. Ogni tanto qualche accordo più marcato.

LA ALBINI deponendo il lavoro:
Oh! basta per ora.
Ad Anna che ha chiuso il libro:
Hai già finito il libro? Così presto?

ANNA.
No, non l’ho finito, ma non ne ho più volontà. Riprenderò più tardi. O domani.

Scarica gratis: Il passerotto ; Sole d’ottobre di Sabatino Lopez.