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Il presente volume raccoglie, in cinque capitoli (Dante nella storia del pensiero italiano; Pensiero e poesia nella Divina Commedia; La profezia di Dante; La filosofia di Dante; Il canto di Sordello) i testi filosofici che Giovanni Gentile scrisse su Dante Alighieri e le sue opere.
Per comprendere pienamente la vastità del pensiero filosofico di Giovanni Gentile è importante capire le analisi che egli fece su Dante Alighieri; le quali sono incentrate sul pensiero che ebbe relativamente alla conoscenza che porta alla comprensione e che conduce a Dio attraverso la filosofia.
Lo spessore filosofico e poetico di Dante si rispecchia in Virgilio, ‘Maestro’, ‘Padre’ e ‘Guida’, che non a caso è annoverato tra gli Spiriti Magni, i più grandi filosofi del passato, nel castello del Limbo (Commedia – Inf. IV); a cui seguono: Matelda, Beatrice e S. Bernardo. Poiché sebbene si susseguano Inferno, Purgatorio e Paradiso, il fine ultimo della Commedia è sempre lo stesso: l’Amore Divino “quell’amor che move il sole e l’altre stelle”.
La scelta dantesca di avvalersi di queste guide, che l’aiutano a districarsi tra fede e religione, scienza e filosofia, è dovuta dal fatto che secondo lui l’uomo ha bisogno di essere guidato, poiché, se lasciato solo, in balia delle sue inclinazioni, esso è prigioniero di sé stesso e delle sue passioni.
Dante non ha scritto le sue opere solamente per la gente dotta, ma anche e soprattutto per il volgo e qui il Volgare, da lui ripulito, ha rivestito un ruolo di primaria importanza, diventando così una lingua connotata di due valenze: in primo luogo con una forte caratteristica idealistica e unificatrice del popolo italiano, che sebbene diviso politicamente era territorialmente e linguisticamente legato; in secondo luogo, come mezzo della nuova conoscenza scientifica e non solo.
Dante scrisse il De Monarchia per questo motivo; vedeva nell’Impero la nuova forza unificatrice poiché l’imperatore non vuole nulla dato che possiede già tutto, e un’Italia unificata nel nuovo impero, come lo fu in quello romano, poteva diventare finalmente una nazione senza più lotte di potere, sia secolare che temporale.
Secondo Gentile, Dante si slega dal concetto medievale dell’uomo e si affaccia ad una nuova consapevolezza dove esso è messo in raffronto con la sua stessa natura. Poiché la natura umana è duplice anche il suo motivo finale lo è; per S. Tommaso è identificato nella beatitudine; mentre per Dante tale fine è duplice: una è la finalità naturale individuata nella filosofia; mentre l’altra è quella spirituale indicata dalla teologia.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
Dall’incipit del libro:
Il doppio movimento aristotelico-tomistico e francescano mette capo a Dante.
La Divina Commedia è opera filosofica oltre che poetica, allo stesso titolo di tutti i poemi filosofici antichi della Grecia e di Roma. Giacché in essa il concetto generale dell’universo non è un presupposto della visione poetica nell’anima del poeta, ma è l’essenza stessa della trama generale dell’opera. In Dante la filosofia non è il particolare e l’accessorio; ma il generale, l’insieme, il principale. La poesia piuttosto è nei particolari. E questa è la differenza tra lui e i puri poeti; ciascuno dei quali ha di solito una filosofia, ma come antecedente dell’opera sua, latente, ispiratrice inconsapevole. Il critico potrà scoprirvela; ma il poeta l’ha obliata.
Scarica gratis: Studi su Dante di Giovanni Gentile.