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Romanzo pubblicato nel 1949, l’opera ha come protagonista Luca, un musicista che si tiene ai margini del regime, senza opporvisi apertamente, ma senza aderire a quel mare di sciocchezze inventate dal demagogo al potere. Il suo vero ideale è la montagna, dove condivide la passione per le vette con Francesco, e con alcune donne, che lo attraggono a volte, ma non suscitano in lui vero amore fisico. In queste pagine iniziali, Luca è un “tiepido”, incerto su cosa fare, e si pone in antitesi a persone come Settimo, che sta facendo carriera nel regime. Il suo pensiero sulla situazione politica è così riassunto a pag. 97 del volume originale:
«Cosa c’è da ridire se il paese non era premunito contro le male arti d’un tal demagogo? anzi, le regioni tipiche della malavita eran fatte apposta per le sue esibizioni. Inutile recriminare ora per una nazione formata da poco, più per merito di intellettuali che di masse.»
Dai discorsi degli amici, comprendiamo che sta per iniziare una guerra, dove ci troveremo al fianco dei lurchi, i nostri nemici in tante battaglie precedenti.
Con l’inizio della guerra Luca va al fronte, e ne ritorna ferito, ma presto la sua condotta seria e la denuncia di furti lo mettono in sospetto fra i più fanatici seguaci del regime. Grazie alle sue amicizie, comprende che si sta organizzando un movimento in opposizione al regime, e desidera unirvisi. Tra retate e voltafaccia, con l’armistizio, Luca per sfuggire ai nuovi padroni, i seguaci dei lurchi, si nasconde sulle montagne. Come dice a pagina 127,
«Ora, per restituire alla nazione il suo onore, occorreva ben più d’una semplice lotta militare, un plusvalore dell’eroismo dei soldati regolari.»
Le vicende di un giovane intellettuale antifascista prima e durante la seconda guerra mondiale sono qui narrate attraverso metafore assolutamente trasparenti, senza mai nominare fascismo, Mussolini e tedeschi. Una narrazione che non scade nell’agiografia: la presenza di pagine oscure e di divergenze tra i partigiani (chiamati “patrioti”) è ben chiara agli occhi di Luca e del lettore, così come le figure di opportunisti che pur appoggiando i lurchi, cercano di ricostruirsi una verginità politica con i patrioti.
Un libro sulla Resistenza, certamente, ma soprattutto una presa di coscienza della situazione politica e della necessità di schierarsi, a un certo punto della vita, che non ebbe lo stesso successo di altre opere dello stesso periodo e tematica, ma che oggi si può riscoprire con interesse.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Il fiume lì sembrava un lago, aveva l’azzurro di ogni stagione. Un fumo lo faceva diafano, lo stesso velo che offuscava ogni ulivo, ogni filare istecchito con un deposito bianchiccio. Dal piccolo cappello della vecchia signora usciva qualche ciocca bianco biondastra.
Quel giorno, sulle rocce, colazione di salame, pane bianco tagliato a metà, vino saldo di lago. Dal foro buio d’un rudere a un tratto uscì il suono d’un grammofono nascosto dal domestico fra edere e sterpi aggrovigliati; era una canzone cantata da una voce liquida e supplichevole. S’accordavano stranamente il ronzio minuto della punta del grammofono e il brulichio dorato che tremava al largo dell’acque scure a cascami, limature di luce. Dondolavano nello spazio le note dell’ingenua canzone, facevano l’aria vergine intorno spianando le rughe del volto della signora, ricollocandola nel tempo dei suoi giovani anni, gli stessi in cui la canzone era nata. Giungeva a Luca, attraverso l’affetto della vecchia amica e quella musica, un flusso partito da un moto d’onde lontane, dal largo di epoche passate.
Scarica gratis: Il silenzio ha le mani aperte di Ettore Zapparoli.