Nessuno può negare che ti abbia amato tanto, troppo. Sì, troppo, ora lo so ma, come si dice, a un certo punto il troppo scoppia, o qualcosa del genere. Comunque è andata, quel coltello che mi hai regalato perché così ti tagliavo le fettine di arrosto dello spessore giusto è stata una mano santa. Che idiota, è bastato metterti una generosa dose di quelle porcherie che prendi per dormire per fare tutto il lavoro in pace. Dio mio, ma quanto sangue hai? È un’ora che continuo a strofinare questo pavimento per il lerciume che tiri fuori, non faccio che strizzare stracci e passare varechina. Ecco, sono proprio disinfettata come dice quello lì in tv.
La tv, ora sì che posso guardarla come e quanto mi pare. Maledetto. Va beh, senti, facciamo una cosa, finisci di espellere tutto il tuo letame e poi continuo. Oddio ho la schiena a pezzi. Fammi alzare il volume di questa televisione che non sento nulla. Come, come, come? Ma che sta dicendo? Quarantena? Chiusi in casa? Non facciamo scherzi, ma quale chiusura! Ok le scuole, ok qualche negozio inutile ma ora non esageriamo, proprio ora che me la posso godere? Scordatevelo! Fammi spegnere che se no finisco domani di togliere ’sto schifo. Ma quanta robaccia esce da un morto. Hai finito? E che diamine! Sai che faccio? Prendo il tappeto che abbiamo messo via perché ti dava noia, quello che avevamo preso a Tunisi, sì, quello che non ti piaceva. Ti ci arrotolo dentro ben bene, come un bell’arrosto, appunto. Già, ma poi? Pesi un quintale. Grasso e stronzo.
L’arrosto! Ma certo! Ah, questi sono i momenti in cui ti adoro marito mio! Ti faccio a pezzi piccoli come con una bella arista e tutto diventa più semplice. Ti faccio scivolare piano sul tappeto, poi… prendo in prestito il cane di mia sorella, è grosso e stupido, basta che gli fai vedere una carota e si eccita come un coniglio e corre. Tra l’altro lei è al lavoro e abita qua accanto. Ho anche le sue chiavi per “qualsiasi emergenza” e questa la è, oh, se la è!
Oddio devo smettere di ridere o mi sento male! D’accordo, respira, da brava, prendi le chiavi, apri la porta e fai uscire quello scemo di casa. Ah, la carota! Devo averne qualcuna in frigo. Eccola, vado. Non c’è nessuno sul pianerottolo, bene, infilo la chiave e apro. Tobia? Tobia, dove sei bello? Tobia! Ma che fai dormi? E meno male che mia sorella ti ha preso per fare la guardia! Idiota… Guarda cosa ho, ah adesso li apri gli occhi… guarda qua! Caspita! In piedi sei ancora più grosso, piano, piano, ti piace la carota, eh? Bravo, bravo, adesso andiamo, vieni… e smettila di saltare, non mi slinguazzare, te ne do altre, andiamo!
Bravissimo, adesso entriamo in quest’altra casa, di qua da bravo… ecco. Fammi chiudere la porta a chiave, non si sa mai. Ora seduto! Fermo lì e aspetta! Dunque, mi serve una corda, dovrebbe essere nel ripostiglio, eccola, grande e lunga, bene. Ora guarda attentamente, Tobia, leghiamo questo omone brutto brutto come un salsicciotto e tu da bravo mi aiuti a trascinarlo in bagno. Vieni qua che te lo lego al collare, fai il bravo! Basta con questa lingua ma che schifo! Non abbaiare, ehi! Ora te la do la carota, ecco così, da bravo, aspetta che faccio un altro nodo. Perfetto! Fermo lì che vado a prenderti la carota. Fatto, eccola qua, ora vieni da bravo, vieni, segui la carotina… È pesante lo so ma dai che ce la fai … su, su che il corridoio è breve. Arrivati! Bravo, bravo!!! Te ne meriti due! Attento ora te le lancio, guarda e viaaa! Ecco, fila di là! Meglio che chiuda la porta o quello scemo di cane rientra. Ora mi serve la prolunga per attaccare alla presa il coltello elettrico, dovrebbe essere qui. Secondo cassetto, eccola! Sono perfetta, maniacalmente perfetta! Il rumore del coltello elettrico mi provoca sempre dei brividi di piacere!
Bene, ce ne è voluto e sono fradicia di sudore ma che lavoro straordinario! Ora però devo smaltirlo. Buste per la pattumiera, facile, me le carico in macchina e via, un po’ qua, un po’ là e finalmente sarò libera. Dunque fammi contare in quanti pezzi ti ho diviso… uno, due, tre… quaranta! Cavolo se sono stata brava! Va bene, ora tutti i pezzi dentro i sacchi. I sacchi, già, ma dove li ho messi? Ma certo, sotto il lavandino, vado e torno, tu non ti muovere! Devo smetterla di ridere ma non ci riesco, faccio delle battute bellissime! Eccoli qua, vediamo quanti sono… incredibile, esattamente quaranta, era destino! Caro marito mio, doveva finire così! Un pezzo alla volta e… tutto impacchettato! Finito! Bene, ora mi merito un bicchiere di buon vino davanti alla tv. Sono stanchissima… Tobia vieni qua, sediamoci sul divano, guardiamo cosa c’è di bello e poi ti riporto a casa.
Ancora questo che parla? E mamma mia che ansia… Cosa? Non si può uscire per nessun motivo, solo per urgenze! Beh, la mia è un’urgenza, eccome. C’è un numero da chiamare per sapere se le tue urgenze rientrano nelle loro urgenze. Va bene, chiamo. Pronto? Sì, scusi… volevo sapere… buttare l’immondizia rientra nelle urgenze? Perché mi risponde così? Non la sto prendendo in giro, lo so che è un momento brutto per tutti, ho fatto solo una domanda! Ho capito, ho capito, solo una volta al giorno, la sera possibilmente, va bene, grazie. Gli sbatto il telefono in faccia, che cafone.
Va bene, una sola volta, vediamo un po’… inizio da… il braccio, sì butto la busta con il braccio sinistro! Certo, il braccio, come quello che mi hai spezzato tu il mese scorso. E domani? Domani vediamo, sono quaranta, giusto il tempo della quarantena.
Intanto faccio spazio nel congelatore.

Fine.