La contessa Maria Pasolini-Ponti, che fu un’educatrice, storica, attivista sociale e che fondò a Roma una biblioteca per le donne, alla VIa riunione della Società Bibliografica che si tenne a Firenze – ottobre 1903 – fece una proposta culturalmente e socialmente molto interessante. Dato che il loro intento era di preoccuparsi della cultura della popolazione pose in quell’assemblea una serie di domande su quali fossero le tipologie di libri che erano presenti nelle biblioteche sparse per il territorio nazionale. In base a quale scelta venivano selezionati. Quali fossero i gusti letterari degli italiani. Cosa leggevano e perché?
Tutte queste domande entusiasmarono la riunione che le trovarono un interessante quesito per la creazione una sorta di catalogo ragionato per la formazione delle biblioteche popolari, così facendo, adempivano ad uno degli scopi di ordine istitutivo.
Per svolgere ciò organizzarono un’apposita commissione composta dallo stesso Presidente della Società, Giuseppe Fumagalli, che fu bibliotecario in varie università italiane, tra cui la biblioteca Nazionale Centrale di Roma; Ettore Fabietti, professore e bibliotecario a Milano; Conte F. Tommaso Gallarati Scotti, scrittore e diplomatico italiano; Antonio Martinazzoli, professore e dottore in pedagogia; Fausto Pagliari, professore; la stessa Contessa Maria Pasolini-Ponti; Umberto Pestalozza, dottore e Alessandro Schiavini, giornalista, sociologo e redattore editoriale.
Questo sondaggio, sebbene sia stato creato in una nuova forma, non fu il primo atto a questo scopo fatto in Italia ed in Europa; in Inghilterra, nel 1887, fu pubblicato dalla Pall Mall Gazette un opuscolo intitolato The best hundred books; lo stesso fu fatto in America e, due anni dopo, in Germania, uscì il saggio Die besten Bücher aller Zeiter und Litteraturen. Anche l’Italia, nel 1892, a cura dell’editore Hoepli, si pubblicò il libro I migliori libri italiani; ma questo testo aveva un problema di fondo, non era veramente rappresentativo del gusto della popolazione italiana media poiché fu redatto in base ai giudizi ricavati tra le personalità più erudite del tempo.
In questo sondaggio si evidenziò quali erano le preferenze letterarie dell’epoca, divise per genere, età, classe sociale e impiego. Per radunare il materiale necessario si inviò inizialmente un questionario agli editori ed ai librai, ma questa iniziativa fu accolta molto tiepidamente e risposero in pochi; successivamente, essendo questo solo un riscontro parziale, non rispecchiante i gusti propri del lettore, lo stesso quesito fu inviato alle biblioteche presenti sul territorio dove, l’utente finale rappresentava propriamente la reale preferenza popolare.
Da qui emersero i primi dati reali degli orientamenti letterari del popolo, facendo emergere una certa omogeneità in base alle classi di riferimento; non solo sociali e di genere, ma anche occupazionali; così scopriamo che: mentre la classe operaia – che viene definita come composta da buoni lettori – prediligeva autori come il De-Amicis, D’Annunzio e grandi autori stranieri, i cocchieri e i camerieri erano più propensi alle letture di tipo aretinesco-pornografiche.
Notiamo anche un dato interessante e rispecchiante quali erano i pregiudizi di genere che ci siamo portati appresso ancora per gran parte del ‘900; cito testualmente:
“Le signore in genere a Milano leggono più degli uomini ma è raro il caso che leggano con uno scopo di vera coltura. Amano per lo più le letture di famiglia”.
Anche qui si evidenzia il divario sociale che coinvolge la popolazione femminile dove si pone l’accento sui gusti delle domestiche, ancora definite ‘serve’; mentre le contadine non leggono affatto, senza tener conto che esse, tra il lavoro nei campi e quello domestico, di tempo e ‘forza’ per dedicarsi alla lettura, non ne avevano.
Pure i bambini e le bambine non sfuggono a questo censimento; dove i loro gusti riflettono quello che era il loro mondo ideale e quello che si prospettava per il loro futuro, infatti, i dati evidenziano una maggior dedizione maschile alla lettura poiché, le bambine, venivano presto impiegate per svolgere le faccende domestiche.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
Dall’incipit del saggio:
Alla VI Riunione Bibliografica di Firenze nell’ottobre 1903 la Contessa Maria Pasolini-Ponti presentò una molto opportuna proposta. Poichè in tutti coloro che si preoccupano della coltura popolare si va diffondendo la persuasione che mezzo efficacissimo ad aiutare la coltura medesima sono le Biblioteche popolari, si presentano naturali le domande: ‒ Di quali libri saranno composte queste Biblioteche? ‒ Quali criteri ne dirigeranno la scelta? ‒ Abbiamo dei dati per sapere quali sono i libri più spontaneamente graditi dal popolo? e quali sono per lui i più divertenti o i più realmente istruttivi? ‒ Effettivamente, se si è parlato finora molto dei libri che possono essere adatti e accetti al popolo e in linea di massima si sono formulati dei principi sui quali tutti siamo d’accordo, questi principi sono stati fissati un poco empiricamente; ci manca un sustrato sicuro per sapere ciò che legge il popolo e ciò che al popolo è più gradito.
Scarica gratis: I libri più letti dal popolo italiano a cura della Società bibliografica italiana.