Il romanzo Le Mystère de la Chambre Jaune apparve per la prima volta a puntate nel periodico “L’Illustration” dal settembre al novembre del 1907; l’anno successivo fu pubblicato in volume. All’inizio del XX secolo, Leroux aveva iniziato la sua carriera di scrittore quando aveva già 36 anni – il suo primo romanzo (La Double Vie de Théophraste Longuet), fu pubblicato nel 1904. Tuttavia, scriveva racconti brevi fin dal 1887. Prima di intraprendere la carriera di romanziere, aveva lavorato come giornalista, un’esperienza che Leroux ha messo a frutto nello sviluppo del personaggio di Joseph Rouletabille, l’investigatore di questo romanzo, che è anche giornalista. Leroux ha scelto con cura il nome del personaggio: Rouletabille (roule ta bille) è espressione gergale francese per “Globetrotter”, uno che ha girato il mondo e ha visto tutto; è anche implicito nella narrazione che il giovane abbia ricevuto il suo soprannome dai suoi colleghi giornalisti, che hanno paragonato la forma della sua testa a una palla da biliardo quasi perfettamente rotonda.

Non priva però delle “protuberanze craniali” tanto care alla frenologia dell’epoca e che troviamo anche in altri personaggi letterari audaci e intelligentissimi (per esempio Van Helsing in Dracula). Rouletabille si presenta a chi legge il romanzo come un qualcuno che può riflettere su un mistero con un metodo che la polizia non può seguire, e questo la conduce a drammatici errori e a condanne di innocenti. Si tratta senza dubbio di un tropo letterario frequente nei romanzi polizieschi, ma ciò che è insolito in Rouletabille è la sua giovinezza: nella storia si rivela che ha solo diciotto anni e il suo vero nome è Joseph Josephin, un ragazzo istruito in convento. Rimarrà un eterno diciottenne, senza barba e senza baffi, anche quando andrà, in un romanzo successivo, sposo alla bellissima bulgara Ivana. Ma l’istinto materno che suscita non è ben riposto… Rouletabille è freddo e astuto, gran mangiatore nonostante la stazza smilza, rapido di gambe e di braccia.

La scelta di Leroux del soprannome per il personaggio ha quindi una forte componente ironica, volendo significare che il ragazzo ha un dono naturale per un certo tipo di ragionamento, quello che lui stesso definisce “il verso buono del mio raziocinio” che sintetizza intuizione con capacità eccezionali di osservazione e intelligenza. Resta il fatto che, almeno in Francia, Rouletabille ebbe popolarità non inferiore ad Arsenio Lupin. Ma anche altrove, probabilmente non in Italia. Agatha Christie era una grande ammiratrice dei romanzi di Rouletabille e durante la sua adolescenza disse a un’amica che le sarebbe piaciuto emulare Leroux creando un suo brillante personaggio di detective. Questo accadeva alcuni anni prima della “nascita” di Hercule Poirot, il suo detective belga; i critici hanno spesso ipotizzato una influenza diretta di Leroux nella creazione di Poirot. Certo che Poirot di questo romanzo manifestò una grande considerazione: nel capitolo 14 di Sfida a Poirot (The Clocks) Poirot stesso dice:

«— Ricordate Il mistero della camera gialla? Questo sì che è un classico! Lo approvo incondizionatamente. È così logico! Ricordo che a suo tempo l’hanno criticato, accusandolo di essere ingiusto. Non è vero, caro Colin, proprio no! Magari si avvicina un po’ all’ingiustizia, ma vi sfugge per un pelo. No, è una cosa molto vera, e la verità salta agli occhi anche se è mascherata da un attento e astuto uso delle parole. Tutto dovrebbe diventare comprensibile quando gli uomini si incontrano alla convergenza dei tre corridoi. Quello è il momento supremo. Ripeto che si tratta di un capolavoro, ma temo che ormai la gente l’abbia dimenticato.»

Il Mistero della Camera Gialla è narrato in prima persona da Sainclair, un avvocato che ha assistito agli eventi che racconta. Il mistero della camera gialla e il successivo processo è avvenuto quindici anni prima, nell’ottobre 1892, ma Sainclair rivela che il detective che ha risolto il caso, Joseph Rouletabille, non ha mai rivelato tutta la verità né alla corte né al pubblico: «Ha lasciato che ne apparisse solo quel tanto che bastava a garantire l’assoluzione di un uomo innocente».

Il giovane Rouletabille viene inviato a indagare su uno sconcertante mistero al castello di Glandier, situato sull’Ile de France, accompagnato dal suo amico Sainclair. M.lle Mathilde Stangerson, la bellissima figlia del proprietario del castello, il professor Joseph Stangerson, è stata trovata gravemente ferita nella “camera gialla” adiacente al suo laboratorio nel parco del castello, con la porta ancora chiusa dall’interno. Questa è una questione di interesse nazionale, poiché Stangerson è quello che oggi potrebbe essere considerato uno “scienziato famoso”, l’uomo le cui ricerche rivoluzionarie hanno aperto la strada a M.me Curie e alle sue scoperte sulla radioattività. I giornali riportano il delitto come un “mistero da camera chiusa”. All’inizio le autorità temono per la vita di Mathilde; la quale per fortuna però si riprende lentamente, ma non può offrire alcuna prova che potrebbe aiutare a catturare il suo aggressore. I primi indizi provengono da Stangerson e dall’affidabile vecchio servitore della famiglia, le père Jacques (e malamente tradotto in italiano con “Sor Giacomo”) come è affettuosamente chiamato, che ha sentito una colluttazione e degli spari intorno a mezzanotte dopo che Mathilde si era ritirata nella camera gialla. La finestra è ben chiusa e le sbarre di protezione intatte, quindi gli accorrenti devono abbattere la porta per poter accedere nella stanza che Mathilde aveva chiuso a chiave e barricata dall’interno. La stanza è in uno stato terribile, con Mathilde che giace prossima alla morte per le ferite alla testa e con le prove evidenti dell’aggressione da parte di un uomo.

Ma come ha fatto a entrare o uscire con la stanza così saldamente chiusa dall’interno? Peggio ancora, è stata colpita dalla stessa pistola di Jacques, il che pone il vecchio sotto sospetto. Entra Rouletabille, l’adolescente prodigio che dall’età di sedici anni è stato un giornalista investigativo di talento. Il suo amico e “complice” investigativo è Sainclair, un avvocato penalista, che nonostante la differenza di età tra loro, subito dopo averlo incontrato ha apprezzato il ragazzo e lo ha anche ammirato: “La sua intelligenza era così acuta e così originale! – e aveva una qualità di pensiero che non ho mai trovato in nessun’altra persona.” Da parte sua, Sainclair poteva consigliare Rouletabille su questioni di diritto e trasmettere notizie dalla sua stessa professione. I due investigatori intendono verificare la teoria di Rouletabille secondo cui Mathilde avrebbe agito per paura chiudendosi nella stanza e portando con sé la pistola (senza dirlo a Jacques, che le avrebbe impedito di farlo) per difendersi da un aggressore, che è davvero venuto da lei. Al castello incontrano Robert Darzac, che è amico degli Stangerson ed è innamorato di Mathilde. Il cast si completa con l’arrivo di Monsieur Marquet, il giudice istruttore, altro amico dei due investigatori. Rouletabille si mette al lavoro, studiando meticolosamente la disposizione dei locali.

Nota che la camera gialla si trova in un padiglione separato dall’edificio principale del castello e prende attentamente nota dei punti di accesso al padiglione, delle sue porte, finestre e caratteristiche. Scopre che Frederic Larsan, il detective della polizia più abile e dotato di Francia, è stato assegnato al caso: ma non si trova d’accordo sulle ipotesi di Larsan sulla possibile identità dell’aggressore. I sospetti cadono sugli abitanti del castello e sul fidanzato di Mathilde, Darzac; ma le ipotesi sembrano stentare a coagularsi in fatti certi. Nel frattempo, il pericolo aleggia sul castello e sui suoi dintorni, con la minaccia sempre presente di ulteriori violenze. Prima che Rouletabille possa risolvere il caso, ci saranno altri morti? Se lettrici e lettori amano non conoscere i dettagli e, soprattutto, in anteprima l’identità dell’assassino e la spiegazione dettagliata del mistero è preferibile che non ricorrano a Wikipedia per approfondire l’argomento…

Questo classico “mistero della camera chiusa” è il romanzo di apertura del ciclo di Rouletabille. Sull’argomento vale la pena fare una piccola digressione perché il mistero della camera chiusa apre una sfida intellettuale particolare: oltre a scoprire chi è il colpevole, si deve scoprire come ha fatto a uscire dalla stanza dopo il misfatto. Il tema ha origini antiche, forse rintracciabili perfino in Erodoto: tra le sue “Storie” abbiamo anche quella del ladro con la testa mozzata che sembra proprio anticipare quello che in tempi moderni è diventato un vero e proprio sottogenere nell’ambito del “giallo” e poliziesco. L’origine si fa risalire ai Delitti della Rue Morgue di Poe, ma Sheridan le Fanu aveva già pubblicato – anonimo sulla Dublin University Magazine – nel 1838 A Passage in the Secret History of an Irish Countess. In questa novella viene trovato un morto, solo apparentemente suicida, dentro una stanza ermeticamente chiusa a chiave dall’interno e impenetrabile. Pubblicato tre anni prima dei Delitti della Rue Morgue, tuttavia a stretto rigore “di genere” non appare un “poliziesco” ma piuttosto un horror psicologico.

Il primo romanzo sull’argomento è convenzionalmente considerato quello di Israel Zangwill nel 1891 The Big Bow Mystery. Ma lo sconosciuto, in Italia, Eugène Chavette aveva scritto La Chambre du crime, che a tutti gli effetti è un poliziesco, la cui vicenda è imperniata sull’enigma della camera chiusa. Ma anche Balzac in Splendeurs et misères des courtisanes (1847) parla di una vittima in una stanza chiusa a chiave dall’interno. Il mistero della camera gialla è comunque uno dei capostipiti di questo sottogenere, all’interno del quale possiamo collocare, come primo assoluto di autore italiano, La figlia dell’aria di Jarro, del 1884, che possiamo leggere in questa stessa biblioteca Manuzio. Anche Conan Doyle con The Speckled si cimentò con il tema enigmatico della camera chiusa. E, tra i mostri sacri della letteratura investigativa, anche Wallace con The Four Just Men affrontò se pur marginalmente questo tema che stava divenendo ormai ricorrente.

I romanzi con protagonista Rouletabille furono sette in tutto, tra il 1908 e il 1923, con ulteriori due sequel negli anni ’40 del secolo scorso autorizzati a firma di Noré Brunel. Naturalmente, gran parte del fascino consiste nel fatto che chi legge può immedesimarsi nell’indagine investigativa, come accade in ogni buona narrazione di tipo poliziesco specialmente se è pervasa dal mistero. Bisogna essere in grado di concentrare l’attenzione su ogni particolare, su ogni battuta di dialogo anche tra i numerosi investigatori che nel romanzo seguono varie piste: Rouletabille e il suo amico Sinclair apparentemente stanno lavorando fianco a fianco con magistrati, poliziotti e altri vicini alla famiglia Stangerson. Alla fine, tuttavia, Rouletabille porta in primo piano la propria personalità e le sue straordinarie capacità di osservazione; gli accenni ripetuti al romanzo successivo Le Parfum de la Dame en Noir sono anche finalizzati a tenere alta la curiosità di lettrici e lettori, che prevediamo di soddisfare nei prossimi mesi con l’edizione digitale di questo secondo romanzo del ciclo di Rouletabille.

Numerose versioni cinematografiche si sono susseguite fin dal 1913 quando apparve Le Mystère de la chambre jaune ad opera di Maurice Tourneur. Poche le trasposizioni cinematografiche che hanno avuto il doppiaggio in italiano. Forse la più nota è quella che, in italiano, porta il titolo L’artiglio nero, interpretata da Serge Reggiani e per la regia di Henri Aisner. Nel 1966 fu prodotta anche una serie televisiva.

La frase «Il presbiterio nulla ha perduto del suo fascino nè il giardino del suo fulgore» che racchiude gran parte del mistero attorno al quale ruota il romanzo è “citata” in ben due canzoni di Georges Brassens: Tempête dans un bénitier, del 1976, dove canta «Le presbytère sans le latin a perdu de son charme», e ancora più aderente in Le Progrés: «Le presbytère de son charme du vieux temps passé n’a rien perdu (…) le jardin du curé garde tout son éclat». Jacques Prévert cita testualmente le parole di Leroux in Arbres, del 1976. Ma lo stesso Leroux confessa che la frase è in verità di George Sand, che la scrisse nel 1843, in La sœur cadette.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Non senza una certa commozione comincio a raccontare le avventure straordinarie di Giuseppe Rouletabille. Fino ad oggi questi vi si era così formalmente opposto, che per un momento desistei dal proposito di pubblicare il più curioso fatto poliziesco di questi ultimi quindici anni. Credo che allora il pubblico non avrebbe mai saputo tutta la verità circa il prodigioso processo detto della «Camera gialla», il quale ha dato origine a tanti misteriosi, crudeli e commoventi drammi, e al quale il mio amico fu così intimamente commisto, se, a proposito della recente nomina dell’illustre Stangerson al grado di cavaliere della Legion d’onore, un giornale della sera, in un meschino articolo ignorante o audacemente perfido, non avesse risuscitato una tremenda avventura che Giuseppe Rouletabille avrebbe voluto, mi diceva, obliata per sempre.
La Camera gialla! Chi mai ricordava questo processo che fece scorrere tanto inchiostro, una quindicina d’anni fa? Si dimentica così presto a Parigi! Non è stato dimenticato perfino il nome del processo di Nayves e la tragica morte del piccolo Menaldo? Eppure, un tempo, l’attenzione pubblica fu così tesa allo svolgimento del processo, che perfino una crisi ministeriale passò completamente inosservata.

Scarica gratis: Il mistero della camera gialla di Gaston Leroux.