Continua con questa raccolta poetica del 1926 la collaborazione con la casa editrice “L’Eroica”; il testo poetico è il primo di Olinto Dini a essere ospitato nella Collana di Corallo.

La continuità della vena poetica dell’autore è evidente, al di là degli anni che trascorrono rimane inalterata una sensibilità fresca e appassionata che rende perpetuo l’inno alla giovinezza, anche quando si guarda al suo svanire (Te ne vai, giovinezza) come al suo prorompere (Giovinezza serena).

Dice Alfredo Galletti in Il novecento (Milano, 1939):

«Olinto Dini è un anacoreta della poesia, pago della sua modesta e insieme orgogliosa indipendenza e del tempietto votivo che ha eretto alle Dèe nella silvestre solitudine delle sue Alpi Apuane. Un poeta schietto e un nobile artista la cui opera meriterebbe di essere meglio conosciuta e più largamente discussa di quel che non sia avvenuto fin qui».

In un momento storico nel quale la poesia italiana era attenta ai fermenti innovativi e alle sollecitazioni per la ricerca di un nuovo linguaggio, Dini non snaturò se stesso imponendosi una “scelta”: nel vorticoso turbine del variare delle estetiche e delle correnti – che spesso erano poco più di semplici mode – e rimase incrollabilmente fermo nell’osservare e rappresentare quel che meglio era in armonia con il suo innato temperamento. La Parola è “carne e sangue” disse Dante, e la parola diviene, per Dini, fonte di tutto ciò che di divino si trova nell’uomo perché consente, tramite la poesia, di portare in superficie le voci recenti e gli echi remoti che riposano negli abissi dello spirito; la parola fa quindi da tramite tra poeta e natura attraverso l’essere divino che dispone della vita umana (Gioia di cielo e terra, Meriggio arcano, Alba di vita). Al di là di ogni valutazione estetica e di merito sulla poesia, quello che ci conferma questa raccolta è la sicura disciplina dei suoi mezzi poetici e, tra questi, in primissimo piano, la conoscenza della propria lingua, del suo spirito e delle sue risorse.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit della prima poesia Intus et extra:

Poi che, inquieto d’investigamento,
stancai, Natura, il pensiero lunga ora
ne’ tuoi secreti, dall’acre tormento
l’anima levo che tutta dolora.

Ma nel dolore al monito acconsento
della saggia umiltà che dolce ignora;
e torno a vagheggiar questo portento
di forme e tinte, che freme arde odora.

Scarica gratis: Natura e anima di Olinto Dini.