Su tutta l’interessante e ricca produzione di Antoine François Prévost si eleva l’Histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut, apparsa nel 1731 come settimo volume delle Mémoires et aventures d’un homme de qualité qui s’est retiré du monde e ristampata più volte singolarmente. L’Histoire viene riedita con il titolo di Manon Lescaut già forse a Rouen nel 1733 e in forma definitiva nel 1753 ad Amsterdam, con numerose varianti dal testo originario; l’opera è la sintesi del carattere dello scrittore e della sua esperienza personale. In uno stile semplice e agile, ricco di elementi preromantici e con un gusto spiccato per lo svelamento delle passioni umane, essa ha avuto grandissima diffusione anche attraverso adattamenti e trasformazioni teatrali, melodrammatiche e cinematografiche. Ma perché, in tutta la produzione di Prévost, questa storia è sentita come un capolavoro ed ha ispirato artisti di ogni epoca? Tutte le cattive azioni dell’eroe sono motivate dall’amore, e l’amore è sempre un motivo nobile. Ma questo motivo ha ispirato anche altre opere di Prévost, come l’Histoire de M. Cleveland, fils naturel de Cromwell ou Le philosophe anglais, tuttavia questo non ha evitato che cadessero nell’oblio. In Manon Lescaut invece si nota che, a fronte di una vicenda semplice, di un racconto lineare, compaiono ben fusi insieme i toni della tragedia classica, del romanzo d’avventura, della commedia degli intrighi, che rendono l’opera unica. La misera passione è avvolta da un’aura di nobiltà e fatalità, nella quale l’uomo sensibile è avvilito e insieme innalzato, e la donna, eroina ambigua, è redenta dalla sofferenza.

La struttura di Manon Lescaut corrisponde all’organizzazione generale delle Memoires et Aventures d’un homme de qualité. Il narratore, il marchese de Renoncour, uomo maturo, volgendosi al passato, narra la storia della sua vita e a volte lascia che siano i personaggi che ha incontrato nel corso della sua esistenza a prendere la parola e a narrare in prima persona le loro avventure. Così avviene anche per il racconto dell’amore tra il cavaliere Des Grieux e Manon. Prévost/Renoncour fa rivivere questa vicenda attraverso le parole del cavaliere e della sua esperienza di pentimento e costruisce un percorso che porta lettrici e lettori ad una qualche benevolenza nei confronti dei due amanti, ammorbidendone il giudizio morale. Giudizio morale che mai peraltro emette lo stesso autore. Nell’Avvertenza egli annuncia che i lettori vedranno “nella condotta del signor di Grieux un terribile esempio della forza delle passioni” e che:

“Oltre allo svago d’una piacevole lettura, pochi avvenimenti vi si troveranno, che non possano tornar utili all’insegnamento del buon costume; e istruire il pubblico divertendolo e rendergli, a mio parere, un importantissimo servizio.”

L’opera inizia con il racconto delle circostanze nelle quali è avvenuto l’incontro tra il marchese di Renoncour e il cavaliere Des Grieux. Dopo poche pagine, il marchese lascia la parola al cavaliere, e ricomparirà solo più tardi nel testo per una sola breve interruzione:

“Il cavaliere di Grieux aveva durato a parlare per piú d’un’ora. Lo pregai di prendersi un po’ di riposo, e di restare a cena con noi. L’attenzione che gli avevamo dimostrata lo convinse dell’interesse destato in noi dal suo racconto. Cose di interesse assai maggiore, ci assicurò, avremmo trovato nel séguito. Quando finimmo di cenare, continuó nei seguenti termini.”

Sono ben note le forme di costruzione del racconto, gli espedienti narrativi, per mantenere viva l’attenzione di lettrici e lettori. È un ripetersi all’infinito, nel corso della storia della letteratura, della struttura evidente già nelle Mille ed una notte, dove la lettura è, alla fine di ogni racconto, riportata all’oggi, al quadro d’insieme in cui essa si inserisce, in più o meno ricorrenti flashback: nell’opera di Prévost la cornice è la narrazione della vita del marchese di Renoncour. Per inciso, le Mille ed una notte, di cui le prime storie contenute sono databili al VII secolo d.C., furono presentate per la prima volta in Europa alla corte di Luigi XIV, ai primi del XVIII secolo da Antoine Galland (1646-1715) orientalista, archeologo e viaggiatore francese, ed ebbero grande successo.

Il primo incontro tra Renoncour e Des Grieux avviene nel febbraio 1715, il secondo nel gennaio 1717; tutta la vicenda dell’amore tra Des Grieux e Manon inizia nel luglio 1712 e termina nel gennaio 1717. Pur svolgendosi la vicenda in un periodo prossimo alla morte di Luigi XIV (1715), tuttavia compaiono caratteri e situazioni più presenti sotto la reggenza di Filippo d’Orléans: maggiore libertinaggio, ascesa di circoli finanziari spesso corrotti, l’inizio della deportazione delle ‘ragazze’ in nord America, l’ossessiva ricerca del denaro come elemento inseparabile dalla realizzazione della felicità. Su uno sfondo decisamente più torbido, la cattiva condotta di Des Grieux e di Manon, sempre governati dal loro amore, risalta meno, è un peccato più veniale, agli occhi di chi legge.

La vicenda narrata dal cavaliere Des Grieux prende l’avvio quando i due giovanissimi protagonisti si incontrano e nasce immediata tra loro una passione travolgente. Da una parte è Manon Lescaut, bellissima, avviata al convento suo malgrado; dall’altra è il cavaliere Des Grieux, colto, pio ed avvenente, al quale si sta aprendo una vita irreprensibile piena di studi e di esercizio della virtù. Ma il loro amore, fin dall’inizio, è un continuo tormento; è continuamente minacciato e punito in un crescendo continuo, sempre più affannoso. Des Grieux rimane, senza mai recedere, fedele ad esso, ad un amore che, al di là di tutte le delusioni, difficoltà, strazi, lo porterà alla degradazione; Manon, sempre innamorata ma mutevole ed ambiziosa, arriva a disonorarsi ma sempre dichiarando, anch’ella senza mai vacillare, il suo amore per Des Grieux.

L’amore per lo scrittore non può essere che passione che travolge le sue vittime, le fa soffrire, le tortura. Nei suoi personaggi l’amore non è mai completo, perfetto, portatore di gioia e di serenità, non è mai così come è stato sognato. Mille ostacoli si frappongono alla sua realizzazione. Se anche ignorassimo la vita di Prévost, potremmo intuire che il romanzo ha tutte le caratteristiche di un’autobiografia, nella quale però l’autore sembra vedere da una prospettiva distaccata i suoi trascorsi e velarli con una cortina di poesia. Il risultato è semplice e notevole insieme.

Sarebbe interessante poter leggere una Manon Lescaut, raccontata dalla parte di Manon, come è avvenuto per il romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontë del 1847. Nel 1966 la quasi sconosciuta scrittrice britannica di origini caraibiche Jean Rhys pubblicò Il grande mare dei Sargassi, un romanzo, prequel e risposta femminista ed anticoloniale a Jane Eyre. Nel romanzo di Rhys, che ebbe un grosso successo, sono descritte le circostanze del primo sfortunato matrimonio della ricca creola Antoinette Cosway con Rochester ed i successivi eventi fino alla tragica conclusione. Ma tutto è raccontato con gli occhi di Antoinette. Il romanzo di Prévost può suscitare il desiderio di sapere come tutta la vicenda sarebbe stata raccontata da Manon e non dal cavaliere Des Grieux. Perché nell’opera di Prévost i protagonisti sono, nell’ordine, il giovane Cavaliere e l’Amore, il Fascino femminile e infine Manon. La fanciulla non è mai descritta con precisione nella storia. Des Grieux ci racconta che è straordinariamente innamorato di lei e che ella è straordinariamente bella. Ma non conosciamo il suo volto, il colore dei suoi occhi, dei suoi capelli…; non è mai descritta come persona.

Tra le ristampe moderne di Manon Lescaut, è quella con prefazione di Alexandre Dumas figlio (1875). La prima traduzione italiana delle Mémoires et aventures d’un homme de qualité qui s’est retiré du monde esce a Venezia nel 1743; nell”800 e nel ‘900 saranno invece varie le traduzioni del settimo volume con la storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut. Spesso il titolo è abbreviato in Manon Lescaut. Come avviene anche nell’edizione in vietnamita, pressoché coeva all’edizione italiana di Ada Negri, che qui presentiamo: Mai-nuơn̛g Lệ-cốt (Hà Nội, 1930 nella collana La Pensée de l’Occident.

Nella traduzione di Ada Neg ri (1931) il titolo, Storia di Manon Lescaut e del Cavaliere di Grieux, vede invertito l’ordine dei personaggi. Termina questa traduzione e questo ebook con una nota di Negri che, tra l’altro, riporta il giudizio di Saint-Beuve, critico letterario che cercava sempre di scoprire elementi della vita di uno scrittore nella sua opera e che, in questo caso, pur non riconoscendo tratti totalmente autobiografici nel testo, tuttavia sottolinea le due anime − da una parte del mistico Tiberzio, amico del cavaliere, e dall’altro di Des Grieux, col suo temperamento sensuale e irrefrenabile − come pure personificazioni delle due anime presenti in Prévost.

Naturalmente Ada Negri ricorda anche le altre spesso tragiche eroine della letteratura francese:

“Di tutte le varie Carmen, Margherita Gauthier, Coralie, Esther Gobseck, Musette, Mimí, ragazze allegre, di lusso o da soffitta, venute dopo Manon nella storia del romanzo, ella rimane il prototipo.”

Per ora qui in Liber Liber potete conoscere Musette e Mimì, indimenticabili eroine di Vita di Bohème (1849) di Henry Murger. Poi arriveranno, spero, la Carmen, della novella omonima (1845) di Prosper Mérimée, la Margherita Gauthier, di La signora delle camelie (1848) di Alexandre Dumas figlio, la Coralie, di Illusioni perdute (1837-1843) e Esther Gobseck, eroina di Splendori e miserie di cortigiane (1838-47) di Honoré de Balzac.

La storia, velata di tristezza, ma vibrante di vita reale, suscitò grandissimo favore nei contemporanei ed ha ispirato musicisti come Daniel-François-Esprit Auber (1856), Jules Massenet (1884), Giacomo Puccini (1893) e registi nei film come Manon Lescaut (del 1929, muto, diretto da Arthur Robison, con Lya De Putti, Vladimir Gajdarov ed una giovane Marlene Dietrich), When a man loves (del 1927, diretto da Alan Crosland, con John Barrymore e Dolores Costello), Manon Lescaut (del 1940 diretto da Carmine Gallone, con Vittorio De Sica e Alida Valli), Manon (1949, diretto da Henri-Georges Clouzot, con Michel Auclair e Cécile Aubry), Gli amori di Manon Lescaut (del 1954, diretto da Mario Costa, con Myriam Bru e Franco Interlenghi), Manon Lescaut (del 1976, diretto da Sandro Bolchi, con Monica Guerritore e Giovanni Crippa, la consulenza di Giovanni Macchia e le musiche dei Pink Floyd).

Buona lettura.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

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Dall’incipit del libro:

M’è necessario far risalire il lettore a quel tempo della mia vita, nel quale incontrai per la prima volta il cavaliere di Grieux. Fu circa sei mesi avanti la mia partenza per la Spagna. Quantunque io rinunziassi ben di rado alla mia solitudine, la tenerezza che nutrivo per la mia figliuola m’induceva, per compiacerla, a diversi piccoli viaggi, ch’io cercavo di rendere della minor durata possibile.
Ritornavo, un giorno, da Rouen: dove m’ero dovuto occupare, pregato da lei, d’una faccenda di successione presso il tribunale di Normandia. Si trattava di alcuni terreni, sull’eredità dei quali avevo permesso ella accampasse qualche diritto, dal lato del mio nonno materno.
Avendo ripreso il cammino per la strada di Evreux, dove passai la prima notte, l’indomani per l’ora del pranzo giunsi a Pacy, distante da Evreux cinque o sei leghe. Appena entrato in quella borgata, fui molto sorpreso di vederne la popolazione tutta in subbuglio. Uomini, donne, ragazzi si precipitavano dalle case per accorrere dinanzi alla porta d’una rustica locanda, dinanzi alla quale stavano due carriaggi coperti di tende. Dallo stato dei cavalli, ancora attaccati, e fumanti di sudore e di fatica, si capiva che i due carriaggi erano giunti allora allora.
Sostai un momento, per aver notizia della causa di quel tumulto; ma non mi riuscì d’ottenere una chiara spiegazione dall’avida curiosità della plebaglia: che non badava affatto alle mie domande, e vieppiù s’ammassava contro la porta della locanda, con gran pigia-pigia, fracasso e confusione.

Scarica gratis: Storia di Manon Lescaut e del Cavaliere di Grieux di Antoine François Prévost.