Intervista alla giovane compagnia Anime Specchianti, nata all’interno di Ravenna Festival. Dalla collaborazione con il coreografo Micha Van Hoecke al progetto di teatro sociale legato al problema del gioco compulsivo

Quattro ragazze, danzatrici, attrici e con lo spettacolo Partita aperta – Il modo più sicuro di ottenere nulla da qualcosa, in scena nei teatri italiani da oltre due anni, anche autrici. Sono Martina Cicognani, Chiara Nicastro, Francesca De Lorenzi e Giorgia Massaro, le Anime Specchianti.

Il tema di Partita aperta, come si può intuire, è la dipendenza del gioco d’azzardo, che riguarda in Italia migliaia di persone ed è trasversale ad ogni classe sociale, età, livello di istruzione. In sinergia con le istituzioni, associazioni di volontariato di sostegno ai giocatori e operatori sociali, le Anime Specchianti danno voce, attraverso il teatro, al disagio sociale di chi non riesce a smettere di giocare, mettendo a rischio relazioni, denaro ed equilibrio psicologico. Pagina Tre le ha intervistate a pochi giorni dallo spettacolo andato in scena in  in provincia di Ravenna, al Teatro Socjale di Piangipane,  dopo la tournée in Veneto, che ha riscosso un grande successo.

Quando si è formata la vostra compagnia e qual’è la vostra formazione artistica e quali le vostre esperienze professionali all’interno e al di fuori di Anime Specchianti?

“La compagnia si è formata nel 2015. Ci siamo ritrovate impegnate in una produzione nella nostra città dopo essere state in varie parti dell’Italia e del mondo per studio e lavoro. Avevamo trovato una bellissima sintonia che ci ha fatto dire : “perché non provare a creare qualcosa di bello insieme?”, ed è così che sono nate le Anime Specchianti. Abbiamo tutte oltrepassato la trentina, ma questo non vuol dire niente, giusto? Abbiamo deciso che la compagnia sarebbe stata una casa che non avrebbe ostacolato o precluso i percorsi che ognuna di noi aveva ed ha.

Siamo convinte che le esperienze individuali siano una benzina per la creatività del gruppo.Oltre ai percorsi artistici individuali, Giorgia è direttrice didattica dell’Accademia del Musical di Ravenna, Martina ha lavorato come aiuto coreografa di Manolo Casalino e pochi anni fa era in Cina come performer, Chiara insegna canto e dopo un diploma in canto barocco sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo della musica antica, Francesca è ideatrice e conduttrice di un programma radiofonico. Insieme abbiamo creato vari spettacoli. 

Abbiamo cominciato con Dante per due anni di seguito in occasione della rassegna Giovani artisti per Dante promossa da Ravenna Festival. L’interessamento alle tematiche sociali è arrivato in un secondo momento e il primo esperimento in questo campo è stato proprio Partita aperta – il modo più sicuro di ottenere nulla da qualcosa che abbiamo appena portato in scena al Teatro Socjale di Piangipane, in provincia di Ravenna.

Partita aperta, lo spettacolo sul gioco d’azzardo compulsivo portato in scena dalla compagnia Anime Specchianti – photocredit Emma Graziani

Cosa ci potete raccontare della vostra collaborazione con Ravenna teatro e Ravenna festival?

“Si può dire che senza l’esperienza lavorativa all’interno dei Danzactori del Ravenna Festival non ci sarebbero le Anime Specchianti. Il nome stesso della compagnia deriva da una suggestione e da un’esperienza avuta proprio in quegli anni. La prima persona a suggerirci di pensare ad un progetto insieme fu proprio Cristina Muti. Crediamo di aver imparato una modalità di lavoro ed un gusto per il bello, per il “nulla al caso” proprio in quegli anni di “gavetta”. Dopo il nostro debutto in gruppo Micha Van Hoecke ci ha volute parte della sua creazione per Ravenna Festival dedicata ad Édith Piaf e Jean Cocteau: Chanteuse de rue.

Con Ravenna Teatro abbiamo collaborato per la prima volta nell’estate 2020 all’interno della rassegna Chikungunya –  maratona teatrale per tempi virali, portando una riduzione del monologo scritto da Jean Cocteau per Édith Piaf intitolato Le bel indifferént. Quest’estate siamo state Invitate da Ermanna Montanari e Marco Martinelli a leggere il VII canto del Paradiso nella lettura in notturna della cantica alla loggetta lombardesca, in programmazione nella stagione 2021 di Ravenna Festival. Da lì abbiamo instaurato un rapporto che ci ha portato ad essere nella loro stagione teatrale con lo spettacolo Partita aperta  – il modo più sicuro di ottenere nulla da qualcosa“.

Riguardo lo spettacolo “Partita aperta…” come è nata l’idea e il progetto di uno spettacolo su questa tematica? C’è stato un evento o  un incontro che vi ha stimolato a farlo?

“La proposta è arrivata da Francesca che aveva ricevuto la richiesta di mettere in scena uno spettacolo sul gioco d’azzardo compulsivo. Subito ha riferito alla compagnia questa notizia che ci ha inizialmente intimorite, nessuna di noi aveva dimestichezza col tema, ci sembrava lontanissimo dal nostro quotidiano. Abbiamo deciso comunque di accettare questa sfida facendoci aiutare nello studio da una bravissima psicologa specializzata sui disturbi da gioco compulsivo, Chiara Pracucci, che da quel giorno ci segue in tutte le nostre tappe. Le sue storie, i suoi libri e i tanti incontri con giocatori in recupero ed altri esperti ci hanno portate a conoscere il problema e siamo passate dal timore all’entusiasmo di trasmettere un messaggio. E così abbiamo scritto il testo. Non avevamo idea che dietro ad un problema apparentemente ‘innocuo’ si nascondesse una malattia così grande e grave”.

Come vi siete preparate a interpretare il ruolo di persone ossessionate dal gioco d’azzardo e che idea vi siete fatte su questa dipendenza? Rispetto a quando avete iniziato il progetto vi sembra che le cose siano migliorate?

“Dopo lo studio vero e proprio del problema abbiamo riportato tutto su di noi, ci siamo vestite delle storie ascoltate o lette. E così piano piano siamo entrate in questo mondo parallelo. Vorremmo precisare che abbiamo scelto di non raccontare una storia in particolare, ma abbiamo lasciato spazio all’universalità delle emozioni che tutti i giocatori vivono nel loro percorso che si tramuta da gioco sociale a gioco compulsivo. Abbiamo scoperto grazie a questo studio approfondito che il problema è davvero vicino a tutti noi, e abbiamo compreso che “tutti conosciamo almeno un giocatore”. Sicuramente da quando è nato lo spettacolo ad oggi abbiamo notato che ci sono sempre più progetti di prevenzione e informazione sul tema”.

Una scena di Partita aperta, interpretatato dalle attrici, danzatrici e autrici Anime Specchianti – photocredit Emma Graziani
Partita aperta – photocredit Emma Graziani

Avete appena concluso una lunga tournée nei teatri veneti, come è andata? 

“Mirano e Chioggia sono state le ultime due tappe di un lungo percorso che ci ha impegnate negli ultimi due anni, in cui abbiamo fatto visita a ben undici città della Regione. Siamo state molto contente di queste ultime due date perché abbiamo avuto prima la sensazione e poi la conferma della volontà di portare al pubblico questo spettacolo, pubblico che ha risposto con un grande coinvolgimento e una numerosa partecipazione”.

Il vostro spettacolo unisce recitazione e danza ed è un po’ l’imprinting del vostro lavoro. Avete in cantiere altri spettacoli strutturati in questo modo?

“Esatto, hai colto nel segno. Ci piace unire le varie discipline seguendo il nostro istinto creativo, soprattutto nel momento in cui, lasciato il copione, iniziamo a lavorare con il corpo, la musica e i suoni. Perciò nei nostri spettacoli si può vedere questo tratto che ci contraddistingue. In cantiere ci sono molte idee che stanno prendendo forma. Continuate a seguirci e le scoprirete”.

Anna Cavallo

Nella cover, da sinistra: Chiara Nicastro, Giorgia Massaro, Francesca De Lorenzi e Martina Cicognani – photocredit Anna Cavallo per Metropolitan Magazine