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Scrisse Rapisardi:
«Nel folle arrabattarsi di tante vanità che paiono persone, in sì ciarlatanesco sciorinamento di ciarpame rinfronzolito, Salvatore Farina rimane al sentimento e al giudizio di quanti non han perduto il gusto della pura bellezza una delle più sincere coscienze di uomo e di artista.»
Croce ne dà invece un giudizio che appare contraddittorio: pur etichettandolo come “scrittore di genere, di consumo middle-low brow”, riconosce poi la sua capacità di penetrare e rendere sulla carta i sentimenti; ne sottolinea la mancanza di originalità ma contemporaneamente ne elogia l’autenticità. Riscontra, deprecandola, in tutta l’esperienza letteraria del Farina “esilità, grigiore, inconsistenza” ma vede anche in questa esperienza il soddisfacimento della necessità di “richiamare le menti all’osservazione della vita ordinaria”.
Il Tesoro di Donnina mi pare si presti assai bene a vedere compendiate queste difformità di giudizi e di sentimenti che ho molto sommariamente ricordato. Pubblicato nel 1873, ma gratificato rapidamente di successive edizioni e traduzioni, – questo e-book è basato sulla quarta edizione del 1884 – fu il primo vero successo di pubblico e critica di quest’autore, che già si era fatto conoscere con Due amori, il primo suo romanzo “importante”.
La storia di due ragazzi, Donnina e Ognissanti, che non hanno conosciuto i genitori – ma hanno forse un eccesso di “padri putativi”… – si dipana mettendo in rilievo i caratteri di bontà di tutti i personaggi (meno tre o quattro che essendo corrotti e, sembrerebbe, “asociali”, l’autore riesce molto meno bene a tratteggiare). L’idillio ha decisamente la prevalenza sull’intreccio, sul romanzo vero e proprio: Farina decide di venire incontro alle esigenze del gusto dominante dell’epoca. Per questo rimane in questo romanzo, a distanza di un secolo e mezzo, un importante valore documentario; dove non è più il momento di ardori patriottici vuole attenersi al “reale quotidiano” contrapponendosi alla “degenerazione” naturalistico-verista – Farina vedeva nel verismo “la scuola avversaria” come spiega lui stesso in Dall’alba al meriggio – ribadendo quindi l’affermazione organica dei valori medio-borghesi.
Naturalmente questo suscitava perplessità anche fra i contemporanei. Frivolezza e smarrimento dei protagonisti si appannano e poi dissolvono quando vengono a contatto con la sofferenza e subentrano i propositi virtuosi che avviano al lieto fine. In questo Il tesoro di Donnina non si differenzia da gran parte della cospicua produzione romanzesca fariniana. Ne segna anzi la partenza in grande stile: l’egloga campestre disseminata dai pigolii dei volatili e dallo stormir dei venti si fa da parte talvolta per far posto a venature scherzose e umoristiche e ironiche. Non a caso proprio a partire da questo romanzo il Farina venne denominato il Dickens italiano.
Pare che sopportasse poco questa definizione, ammettendo di aver letto la produzione dickensiana molto più tardi rispetto alla pubblicazione dei suoi romanzi più noti. Ma pare un’autodifesa quasi a posteriori, dopo che Farina ebbe dato vita al suo forse unico romanzo davvero “atipico”, il suo contributo al genere del romanzo giudiziario, Il segreto del nevaio la cui ascendenza diretta da The mistery of Edwin Droad appare tanto evidente da consentire a taluno di bisbigliare di “plagio”. Poi il destino delle “contrapposizioni” letterarie prima o dopo si appiana: Dossi in Note azzurre accomuna Farina e Verga (insieme ad altri come De Amicis e Bersezio) sotto la bandiera dei semplici “scrittori” contrapposta agli “autori” che sono invece coloro che aggiungono qualcosa al patrimonio letterario del nostro paese.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Gran bella mattinata davvero! Chi direbbe che siamo in dicembre e quasi alle porte di gennaio, vedendo questo cielo azzurro e questo sole in gran pompa di raggi? È molto se l’aria frizzante fa pensare a novembre, e pure la neve è raccolta qua e là a monticelli nel cortile, ed i diacciuoli si appendono con civetteria alle grondaie e riflettono i colori dell’arcobaleno entro i nidi deserti delle rondini.
Gran bella mattinata davvero, perchè annunzia un giorno ancora più bello — il Natale.
Per le vie è un gran silenzio, ma un silenzio dolce, il silenzio della gioia, assai più profonda e più pura quando tace che quando schiammazza. Non uno strider di ruote, non uno scalpitar di cavalli, e nemmeno quel sordo mormorio lontano, che segnala il ridestarsi della vita cittadina. Gli è che la vita della città è oggi la vita del focolare; gli è che migliaia di uomini, i quali forse fino ad ieri non ebbero se non buone o cattive passioni, si ricordano d’essere padri, mariti, fratelli, e di aver degli affetti: gli è che la società e la famiglia — due mondi che spesso roteano in un’orbita differente — si sono incontrate.
Scarica gratis: Il tesoro di Donnina di Salvatore Farina.