Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson.

Certamente il più famoso romanzo di Stevenson, che continua ad avere una meritata fortuna non solo tra i ragazzi ma anche fra gli adulti. Fu dapprima pubblicato, tra il 1881 e il 1882 su “Young Folks” e poi in volume a Londra nel 1883.

L’io narrante è un ragazzo, Jim Hawking, figlio di locandieri in un paese marittimo dell’Inghilterra nel Settecento. Alla locanda alloggia un vecchio marinaio alcolizzato che, dopo essere stato al centro di attenzioni di individui certamente bizzarri – un cieco e un pirata chiamato Can-nero – muore di infarto. Il ragazzo e la madre, nel tentativo di recuperare il credito che il vecchio aveva lasciato, trovano la mappa di un tesoro sepolto in una lontana isola dal defunto pirata Flint.

Il successivo assalto dei pirati alla locanda per impadronirsi del documento è quindi infruttuoso. Per cercare il tesoro Jim coinvolge il medico e magistrato del paese, dott. Livesey e il ricco nobile Trelawney, che è però troppo chiacchierone e ingenuo. Infatti nell’allestimento della spedizione finisce per ingaggiare diversi pirati della banda di Flint, tra i quali il temibile John Silver, privo di una gamba ma abilissimo con la sua gruccia.

Approdano all’isola, dove era stato abbandonato tre anni prima Ben Gunn che autonomamente aveva già rintracciato il favoloso tesoro. Nel frattempo i pirati si sono ammutinati e l’intreccio si sussegue serrato tra morti, tradimenti lotte e pericoli. Alla ripartenza l’equipaggio è molto ridotto, e al primo scalo John Silver taglia la corda con un paio di sacchetti di monete d’oro.

La grande forza di questo romanzo sta nel coniugare in maniera perfetta quello che è strano, inatteso e sorprendente con uno svolgimento della narrazione che appare sempre logica e naturale. La caratterizzazione tramite descrizioni particolareggiate delle persone e degli ambienti rende quanto mai viva la realtà nella quale si svolgono gli eventi.

L’isola che Stevenson elaborò con la sua formidabile fantasia ha certamente una parte di colori di quella dove sette anni dopo sarebbe approdato e nella quale visse i suoi ultimi quattro anni, forse i più felici della sua vita avventurosa.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

"L’isola del tesoro" di Robert Louis StevensonPregato dal cav. Trelawney, dal dr. Livesey e dal resto della brigata, di scrivere la storia della nostra avventura all’Isola del Tesoro, con tutti i suoi particolari, nessuno eccettuato, salvo la posizione dell’isola; e ciò perché una parte del tesoro ancora vi è nascosta, – io prendo la penna nell’anno di grazia 17… e mi rifò dal tempo quando il mio babbo teneva la locanda dell’“Ammiraglio Benbow” e il vecchio uomo di mare dal viso abbronzato e sfregiato da un colpo di sciabola prese alloggio presso di noi.
Lo ricordo come fosse ieri, quando entrò con quel suo passo pesante, seguito dalla carriuola che portava il baule. Alto, poderoso, bruno, con un codino incatramato che gli ricadeva sopra il suo bisunto abito blu: le mani rugose e ragnate di cicatrici, dall’unghie rotte e orlate di nero; e, attraverso la guancia, il taglio del colpo di sciabola d’un bianco livido e sporco. Roteò in giro un’occhiata fischiettando fra sé, e poi, con la sua vecchia stridula e tremula voce ritmata e arrochita dalle manovre dell’àrgano, intonò quell’antica canzone di mare che doveva piú tardi cosí spesso percuotere i nostri orecchi:

Quindici sopra il baule del morto,
Quindici uomini yò-hò-hò,
E una bottiglia di rum per conforto!

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