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Il regista premiato dall’Associazione nazionale dei critici francesi con il suo testo Aristofane dans les banlieues come miglior libro sul teatro dell’anno 2020-21
Già pubblicato in Italia nel 2016 con il titolo originale Aristofane a Scampìa, per le edizioni Ponte delle Grazie di Firenze, è stato tradotto da Laurence Van Goethem e dato alle stampe dalla Actes Sud. Su questo lavoro, che racconta l’esperienza della non scuola portata avanti a partire dagli inizi degli anni’90 dalla compagnia del Teatro delle Albe nelle scuole superiori per far conoscere loro i classici e il teatro, cogliamo l’occasione per sfogliare di nuovo quelle pagine.
La non scuola, precisa fin dall’inizio del testo Martinelli, non ha mai voluto essere il progetto di un regista, ma un camminare insieme all’altro. Un’esperienza che parte certamente da una visione condivisa insieme alla sua compagnia teatrale e che fin dall’inizio vuole scardinare tutti i cliché legati all’incontro con i testi di Aristofane, Euripide, Sofocle, fino a Moliére e Jarry. Così come il pregiudizio che far conoscere e apprezzare i classici agli adolescenti sia un’impresa impossibile, ad eccezione forse per gli studenti del liceo classico.
L’intuizione di Martinelli sta nell’aver colto il rovello e l’inquietudine che si nascondono sotto l’opera classica e le sue stesse parole. Che sono certamente belle, ma da sole il più delle volte non bastano a far affezionare un adolescente ai personaggi e alle vicende.
Per questo , racconta Martinelli, si deve far conoscere loro assolutamente il Dioniso, il dio del teatro, che, come scrive: “E’ un dio difficile da inquadrare in un programma, perché è il fuori programma. E’ l’imprevisto. E’ lo straniero. E’ il gatto che balza sul tavolo e scompiglia tutti i fogli”. Un dio così non può non piacere agli adolescenti, con la loro dirompente vitalità e con il loro essere “asini” che per il regista è in assoluto l’aspetto più affascinante.
Una volta compreso che dai ragazzi delle scuole superiori di Ravenna, dove è iniziata l’ innovativa avventura pedagogica della non scuola, quello che veniva richiesto era proprio di vivere fino in fondo la loro “sgraziata e commovente età di mezzo”, la pratica di questi laboratori a è diventata sempre più richiesta nelle scuole della provincia e anche fuori.
Tre gli autori più gettonati nei primi dieci anni: Aristofane, Shakespeare e Brecht, mai ammantati dall’alone di sacralità che di solito li circonda, ma indagati nel loro essere stati sicuramente adolescenti inquieti. E’ così che Il regista accompagna i ragazzi a scoprire emozioni e situazioni che sono sempre attuali: la rabbia per la perdita di qualcuno o per un’ingiustizia la paura della morte e del sacrificio, l’amore e la rivalità.
L’adolescente, sembra volerci dire il regista, proprio perché non ha ancora indossato la sua maschera sociale o non sa ancora quella che sceglierà, in questa sua inconsapevolezza e incompletezza, paradossalmente, è in grado di accogliere forse più facilmente dell’adulto, emozioni primitive e viscerali. Può incarnare fino in fondo il dio Dioniso ed esplorare il lati più nascosti dell’animo umano, anche quelli più sconcertanti, sempre filtrati dalla finzione scenica.
Nel 1998, quando ormai la non scuola si è affermata, avviene la svolta: mentre il Teatro delle Albe è impegnato a portare in tournée L’opera Ubu Re di Alfred Jarry vengono coinvolti per la prima volta anche alcuni studenti del laboratorio. Quattro di loro, alla fine, entrano a far parte della non scuola e diventeranno loro stessi guide nei laboratori in giro per il mondo: Alessandro Argnani, Roberto Magnani, Alessandro Renda e Luca Fagioli.
L’esperienza della non scuola a Scampìa, quella che dà il titolo al testo, inizia come risposta ad una provocazione del direttore della rivista Lo straniero Goffredo Fofi che nel 2005 si chiede se si possa portare il teatro di Martinelli nelle periferie di città come Napoli, con le problematiche legate a criminalità organizzata e degrado. Martinelli ha raccolto la sfida e nel libro racconta come partendo in modo davvero poco gratificante, alla fine il teatro sia riuscito a fare breccia anche qui.
Per scardinare le paure dei ragazzi del quartiere più malfamato della città che di loro non ne volevano sapere, questa volta sono stati utili i cori ultras delle partite di calcio. E se l’esito dello spettacolo è stato incerto fino alla fine, quando in tutto l’Auditorium stracolmo di famiglie e curiosi, regnava il caos più totale, tutto si è magicamente ricomposto e lo spettacolo ha preso vita, con grande riscontro anche questa volta di pubblico e critica.
Napoli è la terra di Totò, che Martinelli scrive di ritrovare “nei tempi e nei gesti comici dei ragazzini di Scampìa, apparentemente naturali”. Perché “certi loro gesti e discorsi, come lo scimmiottare atteggiamenti visti alla televisione, il parlare con le frasi dei reality, non erano che la superficie: sotto, in un infero antico, vivevano ancora e si manifestavano le posture e le voci di un sottoproletariato eterno”.
Ed è qui che, per non disperdere la trascinante esperienza del percorso triennale che è stato battezzato Arrevuoto, nasce Punta Corsara, formata dagli elementi più talentuosi che potranno continuare a fare teatro grazie al sostegno della Fondazione Campania dei Festival. Come a Napoli, l’esperienza si ripete in tante altre periferie, da Mazara del Vallo a Lamezia Terme, fino al villaggio di Mandiaye N’Diaye, Diol Kadd, in Senegal, passando per Mons e Chicago.
Il libro si conclude con la visione di una scritta che campeggia davanti al palco di un cinecircolo di provincia: Vietato il palco ai non autorizzati. Preso alla lettera, ovvio, significa che il pubblico non può oltrepassare la linea che lo separa dagli addetti ai lavori. In senso figurato, però, e Martinelli lo spiega, vuol dire anche altro…
Anna Cavallo
La cerimonia di premiazione (Palmarès des Prix de la critique de théâtre et de danse) – edizione numero 58 – che segnala gli spettacoli e le personalità artistiche che hanno segnato la stagione teatrale in Francia, avverrà a Parigi, lunedì 11 ottobre, al Théâtre National de la Danse di Chaillot.