Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Lavoro intellettuale e lavoro manuale di Pëtr Alekseevič Kropotkin.

Questo articolo di Pëtr Alekseevič Kropotkin, del 1890, fu composto durante il secondo soggiorno inglese dello studioso. In questo periodo egli ebbe modo di conoscere e frequentare un certo numero di importanti socialisti di lingua inglese, tra i quali William Morris, poeta, romanziere, designer tessile e attivista socialista associato al British Arts and Crafts Movement.

Dopo una valutazione della scarsa considerazione in cui viene tenuto il lavoro manuale rispetto a quello intellettuale, Kropotkin espone con vari esempi come, nei secoli passati, i progressi delle scienze, ed in particolare della fisica, si siano realizzati proprio grazie al fatto che questa separazione netta tra manualità e sapere scientifico non esisteva: «Galileo fabbricava con le sue mani i suoi telescopî.». In particolare l’autore si sofferma su quanto contribuirono alla rivoluzione industriale tutti quei geniali artigiani i quali, trovandosi in rapporti di consuetudine con degli scienziati, ebbero la capacità di inventare macchine innovative e la possibilità di realizzarle e sfruttarle. È interessante notare come quasi con le stesse parole Daron Acemoglu e James A. Robinson nel loro testo di economia Perché le nazioni falliscono (Milano, 2013) illustrano perché la rivoluzione industriale sia partita proprio dall’Inghilterra.

Su questa base Kropotkin sviluppa una teoria educativa, ipotizzando un tipo di insegnamento che non punti alla specializzazione, che sarà il passo successivo, ma che invece fornisca di base profonde nozioni scientifiche affiancate a serie conoscenze del mestiere. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta alla didattica della matematica e in particolare della geometria. Alle studentesse e agli studenti si dovrebbe lasciare la libertà di scoprire da soli le dimostrazioni, senza soffocarne il pensiero indipendente.

Questo stretto legame tra il lavoro intellettuale e il lavoro manuale permetterà non solo uno notevole sviluppo scientifico ma anche, inevitabilmente, uno sviluppo delle capacità produttive. Questa elaborazione non è personale di Kropotkin – trova precedenti notevoli in Marx e in Proudhon – ma è originale l’elaborazione pedagogica, il rapporto inscindibile tra lavoro manuale, lavoro intellettuale ed educazione.

La scansione originale del testo è reperibile sul sito “Internet Archive” al seguente indirizzo: https://archive.org/details/2917670.0001.001.umich.edu/mode/2up

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del testo:

Una volta, gli uomini di scienza, e particolarmente quelli che maggiormente contribuirono ai progressi della fisica, non disprezzavano il lavoro manuale.
Galileo fabbricava colle sue mani i suoi telescopî. Newton, nella sua infanzia imparò a maneggiare gli arnesi da operaio. Egli esercitava il suo giovane spirito a immaginare macchine ingegnosissime, e quando iniziò le sue ricerche nel campo dell’ottica, seppe fare da sè le lenti dei suoi strumenti e costruire il celebre telescopio, che, nella sua epoca, fu una cosa ammirevole. Leibnitz si dilettava d’inventare macchine: molini a vento e carrozze senza cavalli preoccupavano il suo spirito, non meno che le speculazioni matematiche e filosofiche. Linneo divenne botanico aiutando suo padre, che era giardiniere, nel lavoro quotidiano. Insomma per quei grandi genii, il lavoro manuale non era un ostacolo alle ricerche astratte, anzi le favoriva.
D’altra parte se gli operai dei tempi passati non avevano occasione di acquistare il sapere scientifico, molti di essi erano almeno stimolati nella loro intelligenza, dalla grande varietà dei lavori che si eseguivano nelle officine, le quali allora non erano specializzate. Alcuni di quegli artigiani godettero inoltre dei vantaggi del trovarsi in rapporti familiari con degli scienziati. Il professore Robinson annoverava l’inventore della macchina a vapore moderna, Watt, e l’ingegnere Rennie, fra gli amici suoi. Brindley, il costruttore di strade, che non arrivava a guadagnare trenta soldi al giorno, frequentava uomini colti, e così potè sviluppare le sue notevoli attitudini per l’arte dell’ingegnere. Un figlio di famiglia, agiato, poteva, stando per svago nella fucina d’un carradore, prepararsi a diventare più tardi uno Smeaton o uno Stephenson.

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