Questa raccolta di ‘bozzetti campestri’, come li definisce la stessa autrice Cordelia (Virginia Tedeschi Treves), fu pubblicata nel 1892.

L’opera contiene sei racconti pensati e scritti, così ella scrive nella breve prefazione, per un pubblico di mamme che cercano buone letture per le loro figliuole e di ragazze “avide di letture”. Ispirati quasi tutti alla vita campestre, nelle dichiarate intenzioni della scrittrice avrebbero dovuto “evocare alla loro mente le scene della vita all’aria aperta e della natura in festa.”

In realtà le storie narrano di donne e uomini, umili, contadini, poveri cristi, messi alla prova nelle loro virtù di umanità e di compassione. Sono racconti nei quali Cordelia evidenzia e loda quei comportamenti volti alla comprensione e alla collaborazione reciproca e condanna gli atteggiamenti di superbia e di invidia. La generosità e i buoni sentimenti saranno premiati. La cattiveria e l’egoismo meriteranno una giusta punizione.

Così il povero cieco del primo racconto, vittima di un incidente in miniera e fino a quel momento sostegno della famiglia, viene disprezzato dai suoi parenti che lo considerano ormai solo un peso, una bocca in più da sfamare, fino ad indurlo alla morte, salvo poi accorgersi a loro danno che in realtà così inutile non era.

Forse oggi possiamo immaginare che questo tipo di messaggi debbano e possano essere rivolti proficuamente anche ad un pubblico di ragazzi e uomini. Nel libro si legge di povertà, di guerra imminente, di emigrazione, del lavoro rimediato giorno per giorno con grande fatica e dolore ma anche di sorrisi ingenui e puri delle fanciulle e dei fanciulli, dello sbocciare dei primi amori, del legame più forte della morte che unisce madri e figli, della bellezza sfolgorante delle montagne.

All’aperto, arricchito da belle incisioni degli artisti illustratori più attivi all’epoca, tra i quali Gennaro D’Amato, Arnaldo Ferraguti, un Nardi purtroppo non meglio identificato, regala decisamente una lettura piacevole, così come era nei propositi di Cordelia.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del primo racconto Il cieco di Monteaperto:

Era appena sepolto il vecchio Tonio, che già i suoi figli incominciavano a bisticciarsi per dividere le poche masserizie rimaste, perchè non volevano più vivere insieme.
A Monteaperto, dove dimoravano, gli anni correvano scarsi, ma il vecchio Tonio, quand’era stato militare, aveva guadagnato la medaglia che gli dava una piccola pensione, onde i figliuoli fino a quel giorno erano rimasti uniti, perchè negli anni cattivi avevano sempre il vantaggio della pensione, che era una rendita sicura; ma ora questa era cessata, e ognuno volea pensare ai casi propri.
I due più giovani non avevano moglie e si proponevano di andar lontano a cercare lavoro, magari in America; chè erano senza impicci e potevano disporre liberamente delle loro persone. Gigi e Checco erano ammogliati e il primo voleva andare alle basse, presso i parenti della moglie, che vivevano bene e l’avrebbero aiutato a collocarsi come massaro in qualche fattoria; di star con Checco non voleva saperne. Costui aveva sposato una donna, che era venuta in casa con la sola veste che aveva indosso, senza un monile d’oro, senza una pezza di tela, e per giunta aveva tre figliuole; mentre a lui invece erano nati tre maschi e una sola femmina, e tutti sani e robusti che lavoravano per dieci.

Scarica gratis: All’aperto di Cordelia (alias Virginia Tedeschi Treves).