Non tutta la produzione letteraria vive nel tempo o sopravvive al passare del tempo. Compito di Liber Liber è anche quello di riportare all’attenzione delle lettrici e dei lettori le suggestioni, le immagini di pagine dimenticate permettendo una rilettura, anche critica, ma sempre degna di interesse.
Il caso di Lavorare stanca è abbastanza emblematico. La ricca raccolta di poesie di Pavese, edita da Solaria nel 1936, ebbe scarsissima fortuna al momento della pubblicazione. Le recensioni furono discordi. Indubbiamente su una benevola accoglienza del testo pesava quella precedente produzione “vigorosamente sotadica”, di poeta osceno e maudit, che invece per Pavese, come scrive in una delle due postfazioni alla chiusa del volume, costituiva un’esigenza cardine per la composizione delle poesie di Lavorare stanca, insieme con gli studi letterari nordamericani e con i primi abbozzi di novelle e racconti. Dunque, se da un lato, vi si riconobbe una tempra poetica nuova, ancorché rozza, dall’altra si individuò nella sua novità una certa inefficacia.
Comunque i versi di Pavese erano indubbiamente qualcosa di non letto prima. E fu soprattutto grazie alla successiva pubblicazione di Paesi tuoi (1941), con i suoi temi forti ed intriganti, la scrittura ruvida, che venne ripreso in esame da critica e pubblico quanto già pubblicato in Lavorare stanca. Vi si scoprirono allora i temi che si ritroveranno anche in altri romanzi, in altri racconti: l’amore per le origini di campagna, il peso del lavoro, i mestieri umili, la vita vagabonda e oziosa, le prostitute… ma anche l’attenzione alla natura, lo stupore dei paesaggi collinari, la gradita e preziosa solitudine, le scoperte amorose. È indubbiamente «un esperimento di poesia non aristocratica», come la definì Gianfranco Contini in un suo articolo in “Libera Stampa” (Lugano, 30 giugno 1944)
Dopo la prima edizione del 1936, che conteneva poco più di quaranta poesie, venne pubblicata nel 1943 una seconda edizione – che qui viene presentata – con settanta poesie degli anni 1930-1940. Era ferma volontà dell’autore di ripubblicare, per i tipi di Einaudi, a sette anni dalla prima uscita, un volume in cui risaltasse una profonda modifica strutturale – da cui anche la divisione in sei sezioni: Antenati, Dopo, Città in campagna, Maternità, Legna verde, Paternità – frutto di una maggiore e più consapevole maturazione della sua poetica.
Oltre alla trentina di liriche aggiunte, vennero inserite sei poesie censurate a suo tempo dal regime fascista, ne vennero rimosse altre – ristampate poi nel 1962 nella seconda raccolta Poesie del disamore e altre poesie disperse – e vennero inserite le due appendici, Il mestiere di poeta e A proposito di certe poesie non ancora scritte, che sono di altissimo interesse per comprendere a fondo il lavoro dietro la scrittura, le letture che l’hanno influenzata, soprattutto Walt Withman, la ricerca di uno stile oggettivo, della forma del verso… Una nuova ristampa completa dell’edizione del 1943 venne fatta solo nel 1961, una decina di anni dopo la morte tragica del poeta.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit della prima poesia I mari del Sud:
Camminiamo una sera sul fianco di un colle,
in silenzio. Nell’ombra del tardo crepuscolo
mio cugino è un gigante vestito di bianco,
che si muove pacato, abbronzato nel volto,
taciturno. Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev’essere stato ben solo
– un grand’uomo tra idioti o un povero folle –
per insegnare ai suoi tanto silenzio.
Scarica gratis: Lavorare stanca di Cesare Pavese.