Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro.
Questa, pubblicata inizialmente nella “Nuova Antologia” (a partire dal 16 dicembre 1900) e poi in volume (1901), è la seconda opera della tetralogia, iniziata con Piccolo mondo antico.
Personaggio principale è Piero Maironi, figlio di Franco e Luisa, protagonisti del precedente romanzo. Piero ha sposato la marchesina Elisa, ma la giovane presto mostra una grave malattia mentale che la conduce in ospedale psichiatrico. Piero sta, per sua parte, avanzando nella sua carriera politica nel partito clericale tanto da essere eletto sindaco del paese.
La storia, immersa in un’atmosfera post risorgimentale, è fortemente intrisa del dissidio tra senso del dovere e spirito di ribellione a quella morale borghese dominante soprattutto nella piccola provincia.
L’opera è estremamente moderna nel mostrare, con un’attenta analisi psicologica, la personalità soprattutto di Piero, diviso tra profondi e sentiti ideali di etica e di fede e una travolgente passione piena sensualità nei confronti di una ricca signora divorziata. Fa da vivissimo sfondo alla vicenda la provincia con i suoi personaggi minori, comparse animate da meschinità, piccoli intrighi politici, invidie.
Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti
Dall’incipit del libro:
La vecchia marchesa Nene Scremin stava spolverando ella stessa, in abito di ricevimento e con un viso arcigno, il suo salotto. Strofinava col fazzoletto le spalliere delle sedie appoggiate alle pareti, gl’intagli del canapè e delle poltrone, i piani delle cantoniere, la campana della pendola. Alzava uno a uno i candelieri dorati dalla caminiera di marmo nero, alzava dal tavolo di marmo bianco, uno a uno, i porta-fiori, i porta-ritratti, le bomboniere, i ninnoli accumulati da una serie favolosa di natalizi e di anniversari, strofinava il marmo, cancellava le piccole nuvolette di polvere, brontolando contro quel benedetto Federico che pretendeva di avere spolverato. Il povero Federico, mezzo storpio, mezzo sdentato, mezzo calvo, capitò in quel punto, nella sua blusa di fatica, a dirle che c’era il giardiniere vecchio, quello licenziato da due mesi, e che desiderava di parlarle.
«Ch’el speta!» disse la marchesa. «E vu, benedeto, cossa feu che no ve vestí? No savì che xe marti? Che spolverar feu, vu? No vedì che stala che xe qua?»
«Che stala?» fece Federico, intontito. «Che stala? Cape, mi so che son sta qua do ore stamatina.»
«Ben, gavarì dormìo. Gài portà l’ovo a la Tonina?»
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