L’idea di Veneziani è stata quella di riportare in scena i personaggi del romanzo di Henri Murger, La Bohème scene dalla scapigliatura parigina, immortalati poi dall’opera di Puccini su libretto di Giacosa e Illica. Ma la vicenda è completamente rinnovata da Veneziani portando al ruolo di protagonista Colline, la cui filosofia, c’è da dire, è piuttosto superficiale e scontata e non può che dare origine a una storia altrettanto banale. Non manca naturalmente la vena ironica che talvolta diverte ribaltando i valori drammatici della storia di Mimì, Marcello, Musetta, Schaunard.

Ma si tratta di un’ironia che tradisce le palpitazioni di gioia che Murger infonde al suo romanzo e che ritroviamo pure nell’opera pucciniana. Allo stesso modo la nota malinconica viene trasformata da Veneziani in scialbo sentimentalismo. Colline avrebbe trovato l’amore ma sbadatamente lo perde e sposa l’affittacamere che l’ospita nella soffitta e che si rivela assai poco fedele. Ne nascono tre bimbi e incontrando nuovamente la “vagabonda” che di lui si era innamorata, a Colline non resta altro che tenersi il suo ventaglio per ricordo.

Rappresentata al teatro Carignano di Torino a ottobre 1920 non riscosse plausi dalla critica. Piuttosto taglienti i giudizi di Gramsci su l’”Avanti” e di Marco Praga su “Cronache teatrali”.

Chiude il volume l’atto unico Il ritratto di Musetta, dove ancora i personaggi della Bohème Marcello e Musetta si incontrano dopo anni, ma il ritrovarsi dura pochissimo, entrambi preferendo l’occasione di vita agiata piuttosto che l’amore da bohemien.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del primo testo teatrale Colline filosofo:

Eravamo sul limite di quell’immensa via d’oro d’astri di nuvole chiamata Fantasia. Balzò d’un tratto il pallido Henry Murger, l’autore de La vie de Bohême, che cantò lo squallore delle soffitte gelide, che diede tanta parte di giovinezza e d’anima alla miseria, e all’arte diede un capolavoro… Balzò, dunque, gridando

— Chi si permette usar di controbando
il mio gaio filosofo antellenico
e riportarlo a fior di palcoscenico?

— Un modesto scrittore, un italiano
– io gli risposi – il quale
con gran rispetto e col cappello in mano
s’è accostato a Colline… Ha fatto male?
Non dico no, ma gli ha voluto bene
e, proprio, non l’ha messo su le scene
per rifar tutto quel ch’è stato fatto
meravigliosamente dai maestri.
No, lo scrittor, non è poi tanto matto!

Scarica gratis: Colline, filosofo e Il ritratto di Musetta di Carlo Veneziani.