Antologia di scritti dell’anarchico Schicchi, che certamente non sono pietre miliari di elaborazione teorica, ma che mettono in luce il carattere indomito ed estremamente combattivo di questo infaticabile fondatore di giornali in mezza Europa, spesso sequestrati dopo il primo numero. La riproposizione di questi scritti è frutto della non facile ricerca di Natale Musarra: gli scritti di Schicchi sono disseminati tra archivi e biblioteche pubbliche e private.

Musarra attinge anche dal testo Il contadino e la rivoluzione sociale che è scaricabile per intero in questa stessa biblioteca Manuzio. Pur essendo molte prese di posizione di Schicchi estremamente discutibili, tuttavia resta l’interesse per questo aspetto della lotta anarchica che in ogni caso è stata presente in maniera non trascurabile in una stagione di lotte e contrapposizioni sociali all’interno delle quali le pagine, talvolta un po’ caotiche dell’autore, hanno comunque contribuito a lasciare un segno.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del primo articolo I Gnostici dell’anarchismo:

In questi giorni assistiamo ad uno spettacolo curiosissimo, che sa molto di operetta e di manicomio. Sulla maggior parte dei giornali anarchici ogni giorno e ad ogni tratto si legge:

“Date il fermo al tale o tal’altro carro o treno! Fermate il tal carico! Date il fermo alla tale barcaccia o al tal vapore! Perché si tratta di roba che deve andare in Polonia per combattere i bolscevichi
russi ecc. ecc.”.

Pare un’ossessione, un delirio di fermate e di arresti, che ad alcuni potranno sembrare serii ed anche tragici, ma che in fondo sono oltremodo ridicoli e d’origine cretina.
Io non parlo dei “pompieri” e degli arfasatti del pus e della pecorina Confederazione generale del lavoro, i quali poi sono tanto di manica larga che finiscono col dare il “lascia passare” anche a un potentissimo carico di esplosivi, da Oneglia diretto alla Maddalena, donde poi veleggerà per la Polonia del maresciallo Pilsudski e della troia Maria Rygier3.

Scarica gratis: Noi soli contro tutti! di Paolo Schicchi.