Azione teatrale scritta in Vienna per ordine sovrano l’anno 1738, ed eseguita la prima volta con musica del Predieri nella grande anticamera dell’imperial residenza, alla presenza degli augusti regnanti, per festeggiare il giorno di nome di Sua Altezza Reale Maria Teresa arciduchessa d’Austria (poi imperatrice regina).

La trama è una continuazione del mito del Giudizio di Paride. Paride doveva decidere quale delle tre dee Afrodite (Venere), Atena (Pallade) o Era fosse la più bella. Scelse Afrodite e le diede in premio una mela d’oro.

Dall’incipit del libro:

AMO.
Madre, qual nube adombra
Il bel seren del tuo sembiante? Io miro
Che, scotendo la fronte,
Parli fra te. Più dell’usato accese
D’un vivace vermiglio
Son le tue gote; e tremulo balena
Fra l’espresse dall’ira umide stille
Il soave fulgor di tue pupille.
Che avvenne? Chi t’offese?
Spiegati, parla; io punirò l’audace.
VEN
Amor, lasciami in pace.
AMO.
In pace! E sai
Che l’alba è desta ormai; che va superbo
Del nome di Teresa il dì che nasce?
VEN.
Lo so.
AMO.
Da Giove eletta
A recar tu non fosti
De’ tesori del Fato i lieti augùri
Alla donna real?
VEN.
Si; ma pretende
Pallade ancora all’onorato peso;
E il comando di Giove è già sospeso.

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